Le "Propositiones" approvate dal Sinodo dei Vescovi |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions L’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa ha approvato le seguenti propositiones che saranno presentate al papa Benedetto XVI per la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale. Proposizione 1 - Documenti che si presentano al Sommo Pontefice Si vuole presentare alla considerazione del Sommo Pontefice – oltre ai documenti su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa relativi a questo sinodo, ovverosia i Lineamenta, l’Instrumentum laboris, le Relazioni ante e post disceptationem e i testi degli interventi, sia quelli presentati in aula sia quelli in scriptis, le Relazioni dei Circoli Minori e le loro discussioni – soprattutto alcune proposte specifiche, che i Padri hanno ritenuto di particolare rilievo. I Padri sinodali chiedono umilmente al Santo Padre che valuti l’opportunità di offrire un documento sul mistero della Parola di Dio ... ... nella vita e nella missione della Chiesa, anche alla luce dell’Anno dedicato a San Paolo, Apostolo delle genti, nel bimillenario della sua nascita. Proposizione 2 - Dalla Costituzione Dogmatica Dei Verbum al Sinodo sulla Parola di Dio I Padri sinodali, a oltre quarant’anni dalla promulgazione della Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione Dei Verbum ad opera del Concilio Ecumenico Vaticano II, riconoscono con animo grato i grandi benefici apportati da questo documento alla vita della Chiesa, a livello esegetico, teologico, spirituale, pastorale ed ecumenico. Lungo il solco della storia dell’intellectus fidei e della dottrina cristiana, questa costituzione ha messo in luce l’orizzonte trinitario e storico salvifico della rivelazione. In questi anni è indubbiamente cresciuta la consapevolezza ecclesiale che Gesù Cristo, Parola di Dio incarnata, “col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l'invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna” (DV 4). Tutto questo ha permesso di approfondire il valore infinito della Parola di Dio che si dona a noi nella Sacra Scrittura, quale testimonianza ispirata della rivelazione, che con la vita Tradizione della Chiesa costituisce la regola suprema della fede (cf. DV 21). È questa stessa Parola che viene conservata ed interpretata fedelmente dal Magistero (cf. DV 10), che è celebrata nella sacra Liturgia e che si dona a noi nell’Eucaristia come pane di vita eterna (cf. Gv 6). Facendo tesoro di quanto emerso in questi anni, la Chiesa sente oggi il bisogno di approfondire ulteriormente il mistero della Parola di Dio nelle sue diverse articolazioni e implicazioni pastorali. Pertanto, questa Assemblea Sinodale formula l’auspicio che tutti i fedeli crescano nella consapevolezza del mistero di Cristo, unico salvatore e mediatore tra Dio e gli uomini (cf. 1 Tim 2, 5; Eb 9, 15), e la Chiesa rinnovata dall’ascolto religioso della Parola di Dio possa intraprendere una nuova stagione missionaria, annunciando la Buona Notizia a tutti gli uomini. Prima parte La Parola di Dio nella fede della Chiesa Proposizione 3 - Analogia Verbi Dei L’espressione Parola di Dio è analogica. Si riferisce innanzitutto alla Parola di Dio in Persona che è il Figlio Unigenito di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Verbo del Padre fatto carne (cf. Gv 1, 14). La Parola divina, già presente nella creazione dell’universo e in modo particolare dell’uomo, si è rivelata lungo la storia della salvezza ed è attestata per iscritto nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Questa Parola di Dio trascende la Sacra Scrittura, anche se essa la contiene in modo del tutto singolare. Sotto la guida dello Spirito (cf. Gv 14, 26; 16, 12-15) la Chiesa la custodisce e la conserva nella sua Tradizione viva (cf. DV 10) e la offre all’umanità attraverso la predicazione, i sacramenti e la testimonianza di vita. I Pastori, perciò, devono educare il Popolo di Dio a cogliere i diversi significati dell’espressione Parola di Dio. Il dialogo quando è riferito alla Rivelazione comporta il primato della Parola di Dio rivolta all’uomo. Nel suo grande amore, infatti, Dio ha voluto venire incontro all’umanità e ha preso l’iniziativa di parlare agli uomini chiamandoli a condividere la sua stessa vita. La specificità del cristianesimo si manifesta nell’evento Gesù Cristo, culmine della Rivelazione, compimento delle promesse di Dio e mediatore dell’incontro tra l’uomo e Dio. Egli “che ci ha rivelato Dio” (Gv 1, 18) è la Parola unica e definitiva consegnata all’umanità. Per accogliere la Rivelazione, l’uomo deve aprire la mente e il cuore all’azione dello Spirito Santo che gli fa capire la Parola di Dio presente nelle Sacre Scritture. A Dio l’uomo risponde in piena libertà con l’obbedienza della fede (cf. Rm 1, 5; 2 Cor 10, 5-6; DV 5). Maria, Madre di Gesù, personifica questa obbedienza della fede in maniera esemplare, lei è anche l’archetipo della fede della Chiesa che ascolta e accoglie la Parola di Dio. Proposizione 5 - Spirito Santo e Parola di Dio Le Sacre Scritture, essendo dono consegnato dallo Spirito Santo alla Chiesa Sposa di Cristo, hanno nella Chiesa il loro luogo ermeneutico proprio. Lo stesso Spirito, che è Autore delle Sacre Scritture, è anche guida della loro retta interpretazione nella formazione attraverso i tempi della fides Ecclesiae. Il Sinodo raccomanda ai pastori di ricordare a tutti i battezzati il ruolo dello Spirito Santo nell’ispirazione (cf. DV 11), nell’interpretazione e nella comprensione delle Sacre Scritture (cf. DV 12). Di conseguenza tutti noi discepoli siamo invitati ad invocare con frequenza lo Spirito Santo, affinché Egli ci conduca alla conoscenza sempre più profonda della Parola di Dio e alla testimonianza della nostra fede (cf. Gv 15, 26-27). Ricordino i fedeli che le Sacre Scritture si chiudono evocando il grido comune dello Spirito e della Sposa: “Vieni Signore Gesù” (cf. Ap 22, 17.20). Proposizione 6 - Lettura patristica della Scrittura Per l’interpretazione del testo biblico, non si deve tralasciare la lettura patristica della Scrittura, che distingue due sensi: letterale e spirituale. Il senso letterale è quello significato dalle parole della Scrittura e trovato tramite gli strumenti scientifici dell’esegesi critica. Il senso spirituale concerne anche la realtà degli eventi di cui la Scrittura parla, tenendo conto della Tradizione vivente di tutta la Chiesa e dell’analogia della fede, che comporta la connessione intrinseca delle verità della fede tra loro e nella totalità del disegno della Rivelazione divina. Proposizione 7 - Unità tra Parola di Dio ed Eucaristia È importante considerare la profonda unità tra la Parola di Dio e l’Eucaristia (cf. DV 21), come viene espressa da alcuni testi particolari quali Gv 6, 35-58; Lc 24, 13-35, in modo tale da superare la dicotomia tra le due realtà, che spesso è presente nella riflessione teologica e nella pastorale. In questo modo diventerà più evidente il legame con il Sinodo precedente sull’Eucaristia. La Parola di Dio si fa carne sacramentale nell’evento eucaristico e porta al suo compimento la Sacra Scrittura. L’Eucaristia è un principio ermeneutico della sacra Scrittura, così come la sacra Scrittura illumina e spiega il mistero eucaristico. In questo senso i Padri sinodali si augurano che possa essere promossa una riflessione teologica sulla sacramentalità della Parola di Dio. Senza il riconoscimento della presenza reale del Signore nell’Eucaristia, l’intelligenza della Scrittura rimane incompiuta. Proposizione 8 - Parola di riconciliazione e conversione La Parola di Dio è Parola di riconciliazione perché in essa Dio riconcilia a sé tutte le cose (cf. 2 Cor 5, 18-20; Ef 1, 10). Il misericordioso perdono di Dio, incarnato in Gesù, rialza il peccatore. L’importanza della Parola di Dio nei sacramenti di guarigione (penitenza e unzione) deve essere sottolineata. La Chiesa deve essere la comunità che, riconciliata da quella Parola che è Gesù Cristo (cf. Ef 2, 14-18; Col 1, 22), offre a tutti uno spazio di riconciliazione, di misericordia e di perdono. La forza sanante della Parola di Dio è un appello vivo ad una costante conversione personale nell’ascoltatore stesso e un incentivo ad un annuncio coraggioso della riconciliazione offerta dal Padre in Cristo (cf. 2 Cor 5, 20-21). In questi giorni di conflitti di ogni genere e di tensioni interreligiose, in fedeltà all’opera di riconciliazione compiuta da Dio in Gesù, i Cattolici siano impegnati a dare esempi di riconciliazione, cercando di condividere gli stessi valori umani, etici e religiosi nel loro rapporto con Dio e con gli altri. Così cerchino di costruire una società giusta e pacifica. Proposizione 9 - Incontro con la Parola nella lettura della Sacra Scrittura Questo Sinodo ripropone con forza a tutti i fedeli l’incontro con Gesù, Parola di Dio fatta carne, come evento di grazia che riaccade nella lettura e nell’ascolto delle sacre Scritture. Ricorda San Cipriano, raccogliendo un pensiero condiviso dai Padri: “Attendi con assiduità alla preghiera e alla Lectio divina. Quando preghi parli con Dio, quando leggi è Dio che parla con te” (Ad Donatum, 15). Pertanto auspichiamo vivamente che da questa assemblea scaturisca una nuova stagione di più grande amore per la Sacra Scrittura da parte di tutti i membri del Popolo di Dio, cosicché dalla loro lettura orante e fedele nel tempo si approfondisca il rapporto con la persona stessa di Gesù. In questa prospettiva, si auspica – per quanto possibile – che ogni fedele possieda personalmente la Bibbia (cf. Dt 17, 18-20) e goda dei benefici della speciale indulgenza legata alla lettura delle Scritture (cf. Indulgentiarum Doctrina, 30). Gesù ha pregato i Salmi e ha letto la Legge e i Profeti, citandoli nella sua predicazione e presentando sé stesso come il compimento delle Scritture (cf. Mt 5, 17; Lc 4, 21; 24, 27; Gv 5, 46). Il Nuovo Testamento ha costantemente attinto dall’Antico Testamento le parole e le espressioni che gli permettono di raccontare e di spiegare la vita, la morte e la resurrezione di Gesù (cf. Mt 1-2 e Esodo passim; Mc 6, 3; Lc 24, 25-31). Al tempo stesso, del resto, la sua morte e resurrezione “diedero a questi stessi testi una pienezza di significato prima inconcepibile” (Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, III A 2). Di conseguenza la fede apostolica in Gesù è proclamata “secondo le Scritture” (cf. 1 Cor 15), e presenta Gesù Cristo come il “sì” di Dio a tutte le promesse (cf. 2 Cor 1, 20). Per queste ragioni, la conoscenza dell’Antico Testamento è indispensabile a chi crede nel Vangelo di Gesù Cristo, poiché – secondo la parola di Sant’Agostino – il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico e l’Antico è manifesto nel Nuovo (cf. Quaestiones in Heptateucum, 2, 73). Pertanto, auspichiamo che nella predicazione e nella catechesi si tengano in debito conto le pagine dell’Antico Testamento, spiegandole adeguatamente nel contesto della storia della salvezza e si aiuti il Popolo di Dio ad apprezzarle alla luce della fede in Gesù Signore. Proposizione 11 - Parola di Dio e carità verso i poveri Uno dei tratti caratteristici della Sacra Scrittura è la rivelazione della predilezione di Dio per i poveri (cf. Mt 25, 31-46). Gesù di Nazareth, Parola di Dio incarnata, è passato in questo mondo facendo il bene (cf. At 10, 35). La Parola di Dio, accolta con disponibilità, genera abbondantemente nella Chiesa la carità e la giustizia verso tutti, e soprattutto verso i poveri. Come insegna l’Enciclica Deus Caritas est, i primi ad aver diritto all’annuncio del Vangelo sono proprio i poveri, bisognosi non solo di pane ma anche di parole di vita. Tuttavia, i poveri non sono soltanto i destinatari della carità, ma anche agenti di evangelizzazione, in quanto sono aperti a Dio e generosi nel condividere con gli altri. I pastori sono chiamati ad ascoltarli, ad imparare da essi, a guidarli nella loro fede e a motivarli ad essere artefici della propria storia. I diaconi incaricati del servizio della carità hanno una responsabilità particolare in questo ambito. Il Sinodo li incoraggia nel loro ministero. Il sinodo propone che la Congregazione per la Dottrina della Fede chiarifichi i concetti di ispirazione e di verità della Bibbia, così come il loro rapporto reciproco in modo da far capire meglio l’insegnamento della Dei Verbum 11. In particolare, bisogna mettere in rilievo l’originalità dell’ermeneutica biblica cattolica in questo campo. Proposizione 13 - Parola di Dio e Legge naturale I Padri sinodali sono ben coscienti delle grandi sfide presenti nell’attuale momento storico. Una di queste tocca l’enorme sviluppo che la scienza ha realizzato nei confronti della conoscenza della natura. Paradossalmente, più cresce questa conoscenza meno si riesce a vedere il messaggio etico che proviene da essa. Nella storia del pensiero già gli antichi filosofi erano soliti chiamare con lex naturalis o legge morale naturale questo principio. Come ha ricordato Papa Benedetto XVI, questa espressione sembra diventata oggi incomprensibile “a causa di un concetto di natura non più metafisico, ma solamente empirico. Il fatto che la natura, l’essere stesso non sia più trasparente per un messaggio morale, crea un senso di disorientamento che rende precarie ed incerte le scelte della vita di ogni giorno” (12 febbraio 2007). Alla luce dell’insegnamento della Sacra Scrittura, come è ricordato soprattutto dall’Apostolo Paolo nella Lettera ai Romani (cf. Rm 2, 14-15), è bene ribadire che questa legge è scritta nel profondo del cuore di ogni persona e ognuno può averne accesso. Essa possiede come suo principio basilare che si deve “fare il bene ed evitare il male”; una verità che si impone con evidenza a tutti e da cui scaturiscono altri principi che regolano il giudizio etico sui diritti e sui doveri di ciascuno. È bene ricordare che anche nutrendosi della Parola di Dio la conoscenza della legge naturale aumenta e permette il progresso della coscienza morale. Il Sinodo, pertanto, raccomanda a tutti i Pastori di avere una particolare sollecitudine perché i ministri della Parola siano sensibili alla riscoperta della legge naturale e alla sua funzione nella formazione delle coscienze. Seconda parte La Parola di Dio nella vita della Chiesa. Proposizione 14 - Parola di Dio e Liturgia L’assemblea convocata e riunita dallo Spirito per ascoltare la proclamazione della Parola di Dio, risulta trasformata dalla medesima azione dello Spirito che si manifesta nella celebrazione. Infatti, dove c’è la Chiesa, là c’è lo Spirito del Signore; e dove sta lo Spirito di Signore, là c’è anche la Chiesa (cf. Sant’Ireneo, Adversus Haereses, III, 24, 1). I Padri sinodali ribadiscono che la liturgia costituisce il luogo privilegiato in cui la Parola di Dio si esprime pienamente, sia nella celebrazione dei sacramenti, sia soprattutto nell’Eucaristia, nella Liturgia delle Ore e nell’Anno Liturgico. Il mistero della salvezza narrato nella Sacra Scrittura trova nella liturgia il proprio luogo di annuncio, di ascolto e di attuazione. Per questo motivo si richiede, per esempio, che: - Il libro della Sacra Scrittura, anche fuori dell’azione liturgica, abbia un posto visibile e di onore all’interno della chiesa. - Dovrebbe essere incoraggiato l’uso del silenzio dopo la prima e la seconda lettura, e terminata l’omelia, come suggerito dall’Ordinamento Generale del Messale Romano (cf. n. 56). - Si possono prevedere anche celebrazioni della Parola di Dio incentrate sulle letture domenicali. - Le letture della Sacra Scrittura siano proclamate da libri liturgici degni, ossia i Lezionari e l’Evangelario, che saranno trattati con il più profondo rispetto per la Parola di Dio che contengono. - Sia valorizzato l’Evangelario con una processione precedente la proclamazione, soprattutto nelle solennità. - Sia evidenziato il ruolo dei servitori della proclamazione: lettori e cantori. - Siano formati adeguatamente i lettori e lettrici in modo che possano proclamare la Parola di Dio in maniera chiara e comprensibile. Gli stessi siano invitati a studiare e testimoniare con la vita i contenuti della Parola che leggono. - Si proclami la Parola di Dio in modo chiaro, avendo dimestichezza con la dinamica della comunicazione. - Non siano dimenticate, in particolare nella Liturgia eucaristica, le persone per le quali è difficile la recezione della Parola di Dio comunicata nei modi usuali, come i non vedenti e non udenti. - Si faccia un uso competente ed efficace degli strumenti acustici. Inoltre, i Padri sinodali sentono il dovere di richiamare alla grave responsabilità che hanno quanti presiedono la santa Eucaristia perché non sostituiscano mai i testi della Sacra Scrittura con altri testi. Nessun testo di spiritualità o di letteratura può raggiungere il valore e la ricchezza contenuta nella sacra Scrittura che è Parola di Dio. Proposizione 15 - Attualizzazione omiletica e “Direttorio sull’omelia” L’omelia fa che la Parola proclamata si attualizzi: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4,21). Essa conduce al mistero che si celebra, invita alla missione e condivide le gioie e i dolori, le speranze e le paure dei fedeli – disponendo così l’assemblea sia alla professione di fede (Credo), sia alla preghiera universale della messa. Ci dovrebbe essere una omelia durante tutte le messe “cum populo”, anche durante la settimana. Bisogna che i predicatori (vescovi, sacerdoti, diaconi) si preparino nella preghiera, affinché predichino con convinzione e passione. Devono porsi tre domande: - Che cosa dicono le letture proclamate? - Che cosa dicono a me personalmente?- Che cosa devo dire alla comunità, tenendo conto della sua situazione concreta? Il predicatore deve innanzitutto lasciarsi interpellare per primo dalla Parola di Dio che annuncia. L’omelia deve essere nutrita di dottrina e trasmettere l’insegnamento della Chiesa per fortificare la fede, chiamare alla conversione nel quadro della celebrazione e preparare alla attuazione del mistero pasquale eucaristico. Per aiutare il predicatore nel ministero della Parola, ed in continuità con l’insegnamento dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum caritatis (n. 46), i Padri sinodali auspicano che si elabori un “Direttorio sull’omelia”, che dovrebbe esporre, insieme ai principi dell’omiletica e dell’arte della comunicazione, il contenuto dei temi biblici che ricorrono nei lezionari in uso nella liturgia. Proposizione 16 - Lezionario Si raccomanda che si dia avvio ad un esame del Lezionario romano per vedere se l’attuale selezione e ordinamento delle letture è veramente adeguato alla missione della Chiesa in questo momento storico. In particolare, il legame della lettura dell’Antico Testamento con la pericope evangelica dovrebbe essere riconsiderato, in modo che non implichi una lettura troppo restrittiva dell’Antico Testamento o un’esclusione di alcuni brani importanti. La revisione di un Lezionario potrebbe essere fatta in dialogo con quei partners ecumenici che utilizzano questo Lezionario comune. Si auspica che venga preso autorevolmente in esame il problema del Lezionario nelle liturgie delle Chiese Cattoliche Orientali. Proposizione 17 - Ministero della Parola e donne I Padri sinodali riconoscono e incoraggiano il servizio dei laici nella trasmissione della fede. Le donne, in particolare, hanno su questo punto un ruolo indispensabile soprattutto nella famiglia e nella catechesi. Infatti, esse sanno suscitare l’ascolto della Parola, la relazione personale con Dio e comunicare il senso del perdono e della condivisione evangelica. Si auspica che il ministero del lettorato sia aperto anche alle donne, in modo che nella comunità cristiana sia riconosciuto il loro ruolo di annunciatrici della Parola. Proposizione 18 - Celebrazioni della Parola di Dio Secondo le diverse forme ricevute dalla tradizione liturgica, si raccomanda la celebrazione della Parola di Dio (cf. SC 35). Molte comunità ecclesiali, che non hanno la possibilità della celebrazione eucaristica domenicale, trovano nella celebrazione della Parola il cibo per la propria fede e per la testimonianza cristiana. La celebrazione della Parola è uno dei luoghi privilegiati dell’incontro con il Signore, perché in questa proclamazione, Cristo si rende presente e continua a parlare al suo popolo (cf. SC 7). Pur in mezzo al frastuono di oggi, che rende molto difficile un effettivo ascolto, i fedeli sono incoraggiati a coltivare una disposizione al silenzio interiore e ad un ascolto della Parola di Dio che trasformi la vita. I Padri sinodali raccomandano che siano formulati dei direttori rituali, appoggiandosi sull’esperienza delle Chiese nelle quali catechisti formati conducono abitualmente le assemblee domenicali attorno alla Parola di Dio. Il loro scopo sarà evitare che tali celebrazioni siano confuse con la liturgia eucaristica. L’accoglienza della Parola, la preghiera di lode, il rendimento di grazie e la domanda che compongono la celebrazione della Parola di Dio sono manifestazioni dello Spirito nel cuore dei fedeli e nell’assemblea cristiana radunata intorno alla Parola di Dio. Lo Spirito Santo, infatti, fa sì che la Parola di Dio proclamata e celebrata fruttifichi nel cuore e nella vita di chi la riceve. Riteniamo inoltre che anche i pellegrinaggi, le feste, le diverse forme di pietà popolare, le missioni, i ritiri spirituali e giorni speciali di penitenza, riparazione e perdono siano una opportunità concreta offerta ai fedeli per celebrare la Parola di Dio e incrementare la sua conoscenza. La Liturgia delle Ore è una forma privilegiata di ascolto della Parola di Dio perché mette in contatto i fedeli con la Sacra Scrittura e con la Tradizione viva della Chiesa. Quindi, il Sinodo auspica che i fedeli partecipino alla Liturgia delle Ore, soprattutto alle Lodi e ai Vespri. Per questo, laddove ancora non c’è, sarebbe utile preparare una forma semplice della Liturgia delle Ore. Vescovi, preti, diaconi, religiosi e quanti sono a ciò deputati dalla Chiesa si ricordino del loro sacro dovere di pregare la Liturgia delle Ore. Essa è inoltre vivamente raccomandata anche per i fedeli laici, di modo che tale Liturgia divenga in senso ancor più vero la preghiera della Chiesa intera. Proposizione 20 - Parola di Dio, matrimonio e famiglia La Parola di Dio sta all’origine del matrimonio (cf. Gen 2, 24). Gesú stesso ha inserito il matrimonio tra le istituzioni del suo Regno (cf. Mt 19, 4-8), dandogli uno statuto sacramentale. Nella celebrazione sacramentale l’uomo e la donna pronunciano una parola profetica di reciproca donazione, l’essere “una carne”, segno del mistero dell’unione di Cristo e della Chiesa (cf. Ef 5, 32). Attraverso la fedeltà e l’unità della vita di famiglia gli sposi sono davanti ai loro figli i primi annunciatori della Parola di Dio. Occorre sostenerli ed aiutarli a sviluppare la preghiera in famiglia, la celebrazione domestica della Parola, la lettura della Bibbia o altre forme di preghiera. Gli sposi si ricorderanno che la Parola di Dio è un prezioso sostegno anche nelle difficoltà della vita coniugale e familiare. Proposizione 21 - Parola di Dio e piccole comunità Il Sinodo raccomanda la formazione di piccole comunità ecclesiali dove venga ascoltata, studiata e pregata la Parola di Dio, anche nella forma del Rosario come meditazione biblica (cf. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae). In molti paesi già ci sono piccole comunità che possono essere formate da famiglie o radicate nelle parrocchie o legate ai diversi movimenti ecclesiali e nuove comunità. Queste si riuniscono regolarmente intorno alla Parola di Dio, per condividerla tra di loro, e ne ricevono forza. Alcune hanno solo raramente la possibilità di celebrare l’Eucaristia. Fanno l’esperienza della comunità e incontrano la Parola di Dio personalmente. Attraverso la lettura della Bibbia fanno l’esperienza di essere amati personalmente da Dio. Il servizio dei laici, che guidano queste comunità, deve essere stimato e promosso, perché essi rendono un servizio missionario al quale tutti i battezzati sono chiamati. Proposizione 22 - Parola di Dio e lettura orante Il Sinodo propone che si esortino tutti i fedeli, compresi i giovani, ad avvicinarsi alle Scritture per mezzo di una “lettura orante” e assidua (cf. DV 25), in modo tale che il dialogo con Dio divenga realtà quotidiana del popolo di Dio. Per questo è importante: - che si colleghi profondamente la lettura orante con l’esempio di Maria e dei Santi nella storia della Chiesa, quali realizzatori della lettura della Parola secondo lo Spirito; - che si ricorra a dei maestri in materia; - che si assicuri che i Pastori, preti e diaconi, e in modo del tutto peculiare i futuri preti abbiano una formazione adeguata perché possano a loro volta formare il popolo di Dio in questa dinamica spirituale; - che i fedeli vengano iniziati secondo le circostanze, le categorie e le culture al metodo più appropriato di lettura orante, personale e/o comunitaria (Lectio divina, Esercizi spirituali nella vita quotidiana, Seven Steps in Africa e altrove, diversi metodi di preghiera, condivisione in famiglia e nelle comunità ecclesiali di base, ecc.); -che sia incoraggiata la prassi della lettura orante fatta con i testi liturgici che la Chiesa propone per la celebrazione eucaristica domenicale e quotidiana, per meglio capire il rapporto tra Parola e Eucaristia; - che si vigili affinché la lettura orante soprattutto comunitaria delle Scritture abbia il suo sbocco in un impegno di carità (cf. Lc 4, 18-19). Consapevoli della larga diffusione attuale della Lectio divina e di altri metodi analoghi i Padri sinodali vi vedono un vero segno di speranza e incoraggiano tutti i responsabili ecclesiali a moltiplicare gli sforzi in questo senso. La catechesi deve preferibilmente avere le sue radici nella rivelazione cristiana. Deve prendere come modello la pedagogia di Gesù nel cammino di Emmaus. Sulla strada di Emmaus, Gesù apre il cuore dei discepoli all’intelligenza delle Scritture (cf. Lc 24, 27). Il suo procedere mostra che la catechesi che affonda le sue radici nella Rivelazione cristiana suppone la spiegazione delle Scritture. Esso ci invita anche a raggiungere gli uomini di oggi per trasmettere loro il vangelo della salvezza:- ai bambini più piccoli con un’attenzione particolare; - a quelli che hanno bisogno di una formazione più approfondita radicata nelle Scritture; - ai catecumeni che è necessario accompagnare nel loro cammino, mostrando loro il piano di Dio attraverso la lettura della Sacra Scrittura, preparandoli a incontrare il Signore nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, a impegnarsi nella comunità, e a essere missionari. Il catecumenato prebattesimale va seguito da una mistagogia post-battesimale, una formazione continuata in cui la Sacra Scrittura e il Catechismo della Chiesa Cattolica devono occupare il posto centrale. Proposizione 24 - Parola di Dio e vita consacrata La vita consacrata nasce dall’ascolto della Parola di Dio e accoglie il Vangelo come sua norma di vita. Alla scuola della Parola, riscopre di continuo la sua identità e si converte in “evangelica testificatio” per la Chiesa e per il mondo. Chiamata ad essere “esegesi” vivente della Parola di Dio (cf. Benedetto XVI, 2 febbraio 2008), è essa stessa una parola con cui Dio continua a parlare alla Chiesa e al mondo. Il Sinodo ringrazia le persone consacrate per la loro testimonianza del Vangelo e per la loro disponibilità a proclamarlo nelle frontiere geografiche e culturali della missione attraverso i suoi diversi servizi carismatici. Le esorta nello stesso tempo ad aver cura degli spazi personali e comunitari di ascolto della Parola di Dio e a promuovere scuole di preghiera biblica aperte ai laici, soprattutto ai giovani. Sappiano ascoltare la Parola di Dio con cuore di poveri ed esprimano la loro risposta nell’impegno per la giustizia, la pace e l’integrità del creato. Il Sinodo evidenzia l’importanza della vita contemplativa e il suo prezioso contributo alla tradizione della Lectio divina. Le comunità monastiche sono scuole di spiritualità e danno forza alle vita delle Chiese particolari. “Il monastero, come oasi spirituale, indica al mondo di oggi, quello che è più importante, in definitiva, l’unica cosa decisiva: esiste una ragione ultima per cui vale la pena di vivere, cioè, Dio e il Suo amore imperscrutabile” (Benedetto XVI, Angelus, 18 novembre 2007). Nella vita contemplativa, la Parola è accolta, pregata e celebrata. Si deve vegliare, dunque, affinché queste comunità ricevano la formazione biblica e teologica adeguata alla loro vita e missione. Rimane di grande attualità ed efficacia l’ermeneutica biblica proposta in Dei Verbum 12, che per un adeguato lavoro esegetico prevede due livelli metodologici, distinti e correlati. Il primo livello corrisponde, di fatto, al cosiddetto metodo storico-critico, che nella ricerca moderna e contemporanea spesso è stato utilizzato con frutto e che è entrato in campo cattolico soprattutto a partire dall’Enciclica Divino Afflante Spiritu del Servo di Dio Pio XII. Questo metodo è reso necessario dalla natura stessa della storia della salvezza, che non è una mitologia, ma una vera storia con il suo apice nell’incarnazione del Verbo, divino ed eterno, che viene ad abitare il tempo degli uomini (cf. Gv 1, 14). La Bibbia e la storia della salvezza esigono perciò di essere studiate anche con i metodi della seria ricerca storica. Il secondo livello metodologico, necessario per una interpretazione giusta delle Sacre Scritture, corrisponde alla natura anche divina delle parole umane bibliche. Il Concilio Ecumenico Vaticano II giustamente ricorda che la Bibbia deve essere interpretata con l’ausilio di quello stesso Spirito Santo che ha guidato la sua messa per iscritto. L’ermeneutica biblica non può essere considerata compiuta se – assieme allo studio storico dei testi – non ricerca anche in maniera adeguata la loro dimensione teologica. La Dei Verbum identifica ed elenca i tre riferimenti decisivi per giungere alla dimensione divina e, quindi, al senso teologico delle Sacre Scritture. Si tratta del contenuto e dell’unità di tutta la Scrittura, della tradizione viva di tutta la Chiesa e, finalmente, dell’attenzione all’analogia della fede. “Solo dove i due livelli metodologici, quello storico-critico e quello teologico sono osservati, si può parlare di un’esegesi teologica, un’esegesi adeguata a questo libro” (Benedetto XVI, 14 ottobre 2008). Il frutto positivo apportato dall’uso della ricerca storico-critica moderna è innegabile; al tempo stesso, però, è necessario guardare allo stato degli studi esegetici attuali con uno sguardo attento anche alle difficoltà. Mentre l’attuale esegesi accademica, anche cattolica, lavora su un altissimo livello per quanto riguarda la metodologia storico-critica, anche con le sue felici e più recenti integrazioni (cf. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa), non si potrebbe dire lo stesso circa lo studio della dimensione teologica dei testi biblici. Purtroppo il livello teologico indicato dai tre elementi della Dei Verbum 12 molto spesso appare quasi assente. La prima conseguenza di tale assenza è che la Bibbia diventa per i lettori attuali un libro del solo passato, ormai incapace di parlare al nostro presente. In queste condizioni l’esegesi biblica rischia di diventare pura storiografia e storia della letteratura. La seconda conseguenza, forse ancora più grave, è la scomparsa dell’ermeneutica della fede indicata nella Dei Verbum. Al posto dell’ermeneutica credente si insinua allora, di fatto, un’ermeneutica positivista e secolarista che nega la possibilità della presenza e dell’accesso del divino nella storia dell’uomo. I Padri sinodali, mentre ringraziano sinceramente i molti esegeti e teologi, che hanno dato e danno un aiuto essenziale nella scoperta del senso profondo delle Scritture, domandano a tutti un accresciuto impegno perché sia raggiunto con più forza e chiarezza il livello teologico dell’interpretazione biblica. Per arrivare veramente a quell’accresciuto amore alle Scritture auspicato dal Concilio, si tratterà di applicare con maggior cura i principi che la stessa Dei Verbum ha indicato con esaustività e chiarezza. Proposizione 27 - Superare il dualismo tra esegesi e teologia Per la vita e la missione della Chiesa e per il futuro della fede all’interno delle culture contemporanee, è necessario superare il dualismo tra esegesi e teologia. Purtroppo non di rado un’improduttiva separazione tra esegesi e teologia avviene anche ai livelli accademici più alti. Una conseguenza preoccupante è l’incertezza e la poca solidità nel cammino formativo intellettuale anche di alcuni futuri canditati ai ministeri ecclesiali. La teologia biblica e la teologia sistematica sono due dimensioni di quella realtà unica che chiamiamo teologia. I Padri sinodali, perciò, rivolgono con stima un appello sia ai teologi sia agli esegeti perché, con una collaborazione più chiara e sintonica, non lascino mancare la forza delle Scritture alla teologia contemporanea e non riducano lo studio delle Scritture alla sola rilevazione della dimensione storiografica dei testi ispirati. “Dove l’esegesi non è teologia, la Scrittura non può essere l’anima della teologia e, viceversa, dove la teologia non è essenzialmente interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha più fondamento” (Benedetto XVI, 14 ottobre 2008). Proposizione 28 - Dialogo tra esegeti, teologi e pastori Si chiede alle Conferenze Episcopali di favorire con regolarità incontri tra i pastori, i teologi e gli esegeti con lo scopo di promuovere una maggiore comunione nel servizio alla Parola di Dio. Auspichiamo che esegeti e teologi possano condividere sempre meglio i frutti della loro scienza per l’incremento della fede e l’edificazione del Popolo di Dio, tenendo sempre presente le dimensioni caratteristiche dell’interpretazione cattolica della Bibbia (cf. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, III). Proposizione 29 - Difficoltà della lettura dell’Antico Testamento Talvolta sorgono difficoltà nella lettura dell’Antico Testamento a causa di testi contenenti elementi di violenza, di ingiustizia, di immoralità e di scarsa esemplarità anche da parte di figure bibliche importanti. Si richiede perciò una preparazione adeguata dei fedeli per la lettura di queste pagine e una formazione che legga i testi nel loro contesto storico e letterario in modo che venga favorita la lettura cristiana. Questa ha come chiave ermeneutica centrale il Vangelo e il comandamento nuovo di Gesù Cristo compiuto nel mistero pasquale. Pertanto si raccomanda di non trascurare la lettura dell’Antico Testamento che, nonostante alcune difficoltà, è essenziale alla comprensione compiuta della storia della salvezza (cf. DV 15). La Dei Verbum esorta a fare della Parola di Dio non solo l’anima della teologia, ma anche l’anima dell’intera pastorale, della vita e della missione della Chiesa (cf. DV 24). I Vescovi devono essere i primi promotori di questa dinamica nelle loro diocesi. Per essere annunciatore e annunciatore credibile, il vescovo deve nutrirsi, lui per primo, della Parola di Dio così da sostenere e rendere sempre più fecondo il proprio ministero episcopale. Il Sinodo raccomanda di incrementare la “pastorale biblica” non in giustapposizione con altre forme della pastorale, ma come animazione biblica dell’intera pastorale. Sotto la guida dei Pastori tutti i battezzati partecipano alla missione della Chiesa. I Padri sinodali desiderano esprimere la più viva stima e gratitudine nonché l’incoraggiamento per il servizio all’evangelizzazione che tanti laici, e in particolare le donne, offrono con generosità e impegno nelle comunità sparse per il mondo, sull’esempio di Maria di Magdala prima testimone della gioia pasquale. La Parola di Dio è indispensabile per formare il cuore di un buon pastore, ministro della Parola. A tale proposito la Pastores dabo Vobis ricorda: “Il sacerdote deve essere il primo ‘credente’ della Parola, nella piena consapevolezza che le parole del suo ministero, non sono ‘sue’, ma di Colui che lo ha mandato. Di questa Parola egli non è padrone è servo. Di questa Parola egli non è unico possessore: è debitore nei riguardi del Popolo di Dio” (Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Postsinodale Pastores Dabo Vobis, 26). I sacerdoti, e in particolare i parroci, sono chiamati a nutrirsi ogni giorno delle Sacre Scritture e a comunicarle con sapienza e generosità ai fedeli affidati alle loro cure. I candidati al sacerdozio devono imparare ad amare la Parola di Dio. Sia quindi la Scrittura l’anima della loro formazione teologica, sottolineando l’indispensabile circolarità tra esegesi, teologia, spiritualità e missione. La formazione dei sacerdoti deve allora comprendere molteplici approcci alla Scrittura: - La lettura orante, in particolare la Lectio divina, tanto personale quanto comunitaria, nel quadro di una prima lettura della Bibbia. Bisognerà proseguirla durante tutto il percorso della formazione, tenendo conto di ciò che la Chiesa dispone a riguardo della cura di ritiri ed esercizi spirituali nell’educazione dei seminaristi. - Il nutrirsi con assiduità della Parola di Dio, anche attraverso la ricchezza dell’Ufficio Divino. - La scoperta dell’esegesi nei suoi diversi metodi. Uno studio preciso e ampio delle regole ermeneutiche è necessario per superare i rischi di una interpretazione arbitraria. I metodi dell’esegesi devono essere capiti in una maniera giusta, con le loro possibilità e i loro limiti, permettendo un’intelligenza retta e fruttuosa della Parola di Dio. - La conoscenza della storia di ciò che ha prodotto la lettura delle Scritture nei Padri della Chiesa, nei Santi, nei Dottori e nei Maestri della spiritualità fino a noi. - L’intensificazione, durante gli anni del seminario, della formazione alla predicazione e la vigilanza sulla formazione permanente durante l’esercizio del ministero, cosicché l’omelia possa interpellare coloro che ascoltano (cf. At 2, 37). - Parallelamente alla formazione all’interno del seminario si inviteranno i futuri preti a partecipare a incontri con gruppi o associazioni di laici radunati attorno alla Parola di Dio. Questi incontri, sviluppati per un lasso di tempo sufficientemente lungo, favoriranno nei futuri ministri l’esperienza e il gusto dell’ascolto di quanto lo Spirito Santo suscita nei credenti radunati come Chiesa, siano essi piccoli o grandi. Non va trascurato uno studio serio della filosofia che porti a valutare con chiarezza i presupposti e le implicanze contenute nelle diverse ermeneutiche applicate allo studio della Bibbia (cf. Optatam totius, 15). A questo proposito si auspica che nelle facoltà filosofiche si sviluppi ed insegni un pensiero filosofico e culturale (arte e musica) aperto alla trascendenza di modo che i discepoli possano ascoltare e capire meglio la Parola di Dio che solo può colmare i desideri del cuore umano (cf. Fides et ratio, 83). Si auspica un rinnovamento dei programmi accademici (cf. Giovanni Paolo II, Costituzione Apostolica Sapientia Christiana) perché meglio appaia lo studio sistematico della teologia alla luce della Sacra Scrittura. Inoltre, una revisione dei corsi nei seminari e nelle case di formazione dovrà essere attenta che la Parola di Dio abbia il posto dovuto nelle diverse dimensioni della formazione. L’amore della Bibbia è una grazia dello Spirito Santo che permea tutta la vita del credente. Bisogna quindi formare i cristiani ad apprezzare questo dono di Dio: “Se tu conoscessi il dono di Dio…” (Gv 4, 10), dice il Signore. Si auspica, pertanto, che in ogni regione culturale, si stabiliscano centri di formazione per i laici e per i missionari della Parola, dove si impari a comprendere, vivere ed annunciare la Parola di Dio. Inoltre, secondo le diverse necessità, si costituiscano istituti specializzati in studi biblici per esegeti che abbiano una solida comprensione teologica e sensibilità per i contesti della loro missione. Questo può anche essere realizzato riesaminando o rafforzando le strutture già esistenti, quali i seminari o le facoltà. Infine è necessario offrire una un’adeguata formazione nelle lingue bibliche alle persone che saranno traduttori della Bibbia in diverse lingue moderne. Come Gesù invitò un giovane a seguirlo, così l’invito va riproposto oggi a fanciulli, ragazzi, adolescenti e giovani, perché possano trovare la risposta alla loro ricerca nella parola del Signore Gesù. Nell’animazione biblica della pastorale giovanile si terrà conto dell’invito di Benedetto XVI: “Cari giovani, vi esorto ad acquistare dimestichezza con la Bibbia, a tenerla a portata di mano, perché sia per voi come una bussola che indica la strada da seguire” (Messaggio per la XXI Giornata Mondiale della Gioventù, 9 aprile 2006). Si auspica che venga presentata la Scrittura nelle sue implicazioni vocazionali così da aiutare e orientare molti giovani nelle loro scelte vocazionali, anche fino alla consacrazione totale. Le giovani generazioni siano accolte, ascoltate e accompagnate dalla comunità cristiana con amore in modo da essere introdotte alla conoscenza delle Scritture da educatori, veri testimoni appassionati della Parola di Dio. In questo modo anche i giovani saranno guidati ad amare e a comunicare il Vangelo soprattutto ai loro coetanei. Proposizione 35 - Bibbia e Pastorale della Salute Gesù durante la sua vita ha curato e guarito i malati e ha indicato in questo suo servizio un segno della presenza del Regno di Dio (cf. Lc 7, 22). Le Scritture continuano ancora oggi a offrire ai malati e a tutti quelli che soffrono una parola di conforto e di incoraggiamento e anche di guarigione spirituale e fisica. La preghiera dei Salmi raggiunge in profondità e dona a ciascuno le parole stesse di Dio per esprimere la propria sofferenza e anche la propria speranza. I Padri sinodali esortano dunque quanti avvicinano le persone afflitte da ogni sorta di male a portare loro, umilmente ma con audacia, la Parola vivificante del Signore Gesù sia nella Scrittura sia nell’Eucaristia. Anche oggi è indispensabile che la Parola di Dio ispiri l’intera pastorale della salute, portando i malati, a scoprire attraverso la fede, che la loro sofferenza li rende capaci di partecipare alla sofferenza redentrice di Cristo (cf. 2 Cor 4, 8-11. 14). Proposizione 36 - Sacra Scrittura e unità dei cristiani La Bibbia è veramente un luogo privilegiato di incontro tra le diverse Chiese e comunità ecclesiali. Ascoltare insieme le Scritture ci fa vivere una comunione reale anche se non piena (cf. Relatio post disceptationem 36). “Ascoltare insieme la Parola di Dio, praticare la Lectio divina della Bibbia … costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità della fede, come risposta all’ascolto della Parola” (Discorso di Benedetto XVI, 25 gennaio 2007). L’ascolto comune delle Scritture spinge perciò al dialogo della carità e fa crescere quello della verità. Un problema ecumenico aperto riguarda la comprensione del soggetto autorevole dell’interpretazione nella Chiesa (specialmente il Magistero) e per ciò si devono intensificare lo studio e la ricerca biblica comune. Ugualmente sono da intensificare il comune impegno per le traduzioni e la diffusione della Bibbia, come anche le celebrazioni interconfessionali dell’ascolto della Parola di Dio. Proposizione 37 - Presenza di Sua Santità Bartolomeo I I Padri sinodali rendono grazie a Dio per la presenza e gli interventi dei Delegati Fraterni, rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, e, in modo particolare, per la preghiera dei Vespri presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI, insieme a Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Le parole del Patriarca Ecumenico rivolte ai Padri sinodali hanno permesso di sperimentare una profonda gioia spirituale ed avere una esperienza viva di comunione reale e profonda, anche se non ancora perfetta; in esse abbiamo gustato la bellezza della Parola di Dio, letta alla luce della Sacra Liturgia e dei Padri, una lettura spirituale fortemente contestualizzata nel nostro tempo. In tal modo abbiamo visto che andando al cuore della Sacra Scrittura incontriamo realmente la Parola nelle parole; la quale apre gli occhi dei fedeli per rispondere alle sfide del mondo attuale. Inoltre, abbiamo condiviso l’esperienza gioiosa di avere per l’Oriente e l’Occidente Padri comuni. Questo incontro diventi stimolo per ulteriore testimonianza di comunione nell’ascolto della Parola di Dio e supplica fervente all’unico Signore affinché si realizzi quanto prima la preghiera di Gesù: “Ut omnes unum sint” (Gv 17, 20). Terza parte La Parola di Dio nella missione della Chiesa. Proposizione 38 - Compito missionario di tutti i battezzati La missione di annunciare la Parola di Dio è compito di tutti i discepoli di Gesù Cristo come conseguenza del loro battesimo. Questa coscienza deve essere approfondita in ogni parrocchia, in ogni comunità e organizzazione cattolica; si devono proporre iniziative che facciano giungere la Parola di Dio a tutti, specialmente ai fratelli battezzati, ma non sufficientemente evangelizzati. Poiché la Parola di Dio si è fatta carne per comunicarsi agli uomini, un modo privilegiato per conoscerla è attraverso l’incontro con testimoni che la rendono presente e viva. Nella missione apportano una collaborazione particolare gli Istituti missionari in forza del proprio carisma ed esperienza. Inoltre, la realtà dei nuovi movimenti ecclesiali è una straordinaria ricchezza della forza evangelizzatrice della Chiesa in questo tempo, tanto da incitare la Chiesa a sviluppare nuove forme d’annuncio del Vangelo. I laici sono chiamati a riscoprire la responsabilità di esercitare il loro compito profetico, che deriva loro direttamente dal battesimo, e testimoniare il Vangelo, nella vita quotidiana: in casa, nel lavoro e dovunque si trovino. Questa testimonianza porta spesso alla persecuzione dei fedeli a causa del Vangelo. Il Sinodo fa appello ai responsabili della vita pubblica perché garantiscano la libertà religiosa. È necessario, inoltre, aprire itinerari d’iniziazione cristiana nei quali, attraverso l’ascolto della Parola, la celebrazione della Eucaristia e l’amore fraterno vissuto in comunità, possano avviare ad una fede sempre più adulta.Va considerata la nuova domanda che nasce dalla mobilità e dal fenomeno migratorio che apre nuove prospettive di evangelizzazione, perché gli immigranti non soltanto hanno bisogno di essere evangelizzati ma possono essere loro stessi agenti di evangelizzazione. La Parola di Dio, contenuta nelle Sacre Scritture e nella Tradizione viva della Chiesa, aiuta la mente e il cuore degli uomini a comprendere e amare tutte le realtà umane e il creato. Aiuta infatti a riconoscere i segni di Dio in tutte le fatiche dell’uomo tese a rendere il mondo più giusto e più abitabile; sostiene l’identificazione dei “segni dei tempi” presenti nella storia; spinge i credenti a impegnarsi per quanti soffrono e sono vittime delle ingiustizie. La lotta per la giustizia e la trasformazione è costitutiva dell’evangelizzazione (cf. Evangelii Nuntiandi, 19). I Padri sinodali rivolgono un pensiero particolare a quanti, come credenti, sono impegnati nella vita politica e sociale. Si augurano che la Parola di Dio possa sostenere forma di testimonianza così da ispirare la loro azione nel mondo alla ricerca del vero bene di tutti e nel rispetto della dignità di ogni persona.Occorre pertanto che siano preparati attraverso una adeguata educazione secondo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Proposizione 40 - Parola di Dio e arte liturgica La grande tradizione dell’Oriente e dell’Occidente ha sempre stimato tutte le espressioni artistiche, in modo specifico le immagini sacre, ispirate alla Sacra Scrittura. Apprezziamo tutti gli artisti innamorati della bellezza: poeti, uomini di lettere, pittori, scultori, musicisti, gente di teatro e di cinema. Essi hanno contribuito alla decorazione delle nostre chiese, alla celebrazione della nostra fede, all’arricchimento della nostra liturgia e, allo stesso tempo, molti di loro hanno aiutato a far percepibile il mondo invisibile e a tradurre il messaggio divino nel linguaggio delle forme e delle figure. Per tutto questo il Sinodo li manifesta profonda gratitudine. Occorre suscitare in ogni area culturale una nuova stagione in cui l’arte possa ritrovare l’ispirazione biblica ed essere uno strumento capace di proclamare, cantare, e far contemplare la manifestazione della Parola di Dio. I vescovi, debitamente aiutati, abbiano cura nella costruzione delle chiese che queste siano luoghi adeguati alla proclamazione della Parola, alla meditazione e alla celebrazione eucaristica. Gli spazi sacri anche al di fuori dell’azione liturgica siano eloquenti presentando il mistero cristiano in relazione alla Parola di Dio. La Parola di Dio è destinata a tutta l’umanità. Va riconosciuto che essa lungo i secoli ha ispirato le diverse culture, generando valori morali fondamentali, espressioni artistiche eccellenti e stili di vita esemplari. Nella Parola di Dio, infatti, si ritrovano diverse istanza che possono aiutare sia la scienza nella sua scoperta di sempre nuove conquiste sia incrementare il dialogo con quanti non condividono la nostra stessa fede. I Padri sinodali, pertanto, auspicano un dialogo tra Bibbia e cultura, soprattutto dinanzi alle diverse domande di senso presente nel nostro tempo in modo tale di trovare in essa la risposta definitiva alla loro ricerca. Conviene organizzare gruppi di lettura biblica anche negli ambienti secolarizzati o tra i non credenti come una via per aprire il mondo a Dio mediante la Parola della Bibbia. Proposizione 42 - Bibbia e traduzione Il Sinodo raccomanda che in culture affini e nelle regioni linguistiche similari venga approvata ed utilizzata la stessa traduzione della Bibbia sia nell’uso liturgico sia nell’uso privato. Molte Chiese sparse per il mondo sono ancora prive di Bibbie tradotte nelle loro lingue locali. Per questo ritiene importante, anzitutto, la formazione di specialisti che si dedichino alle diverse traduzioni della Bibbia. Proposizione 43 - Bibbia e diffusione Il Sinodo desidera ricordare quanto sia necessario che tutti i fedeli possano accedere con facilità alla lettura dei testi sacri. Unitamente a questo si chiede una mobilitazione generale perché il testo sacro sia diffuso il più possibile e con tutti gli strumenti a disposizione che le moderne tecnologie offrono, soprattutto per quanti sono diversamente abili a cui va preferibilmente la nostra attenzione. Un simile impegno richiede un’eccezionale forma di collaborazione tra le Chiese perché quanti dispongono di più mezzi siano maggiormente solidali per andare incontro ai bisogni delle Chiese più in difficoltà.I Padri sinodali raccomandano di sostenere l’impegno della Federazione Biblica Cattolica per un accesso largo alla Sacra Scrittura (cf. DV 22) e perché sia ulteriormente incrementato il numero delle traduzioni della Sacra Scrittura e la loro capillare diffusione. Ciò sia fatto anche in collaborazione con le diverse Società Bibliche. Proposizione 44 - Mezzi di comunicazione sociale Il Sinodo sottolinea l’importanza dei mezzi e dei linguaggi della comunicazione per l’evangelizzazione. L’annuncio della Buona Notizia trova nuova ampiezza nella comunicazione odierna caratterizzata dall’intermedialità. La Chiesa è chiamata non solo a diffondere la Parola di Dio attraverso i media, ma anche e soprattutto a integrare il messaggio della salvezza nella nuova cultura che la comunicazione crea e amplifica. Il nuovo contesto comunicativo ci consente di moltiplicare i modi di proclamazione e di approfondimento della sacra Scrittura. Questa, con la sua ricchezza, esige di poter raggiungere tutte le comunità, arrivando ai lontani anche attraverso questi nuovi strumenti. Si raccomanda di conoscere bene i mezzi di comunicazione, di accompagnare il loro veloce cambiamento e di investire di più nella comunicazione attraverso i differenti strumenti che sono offerti quali la televisione, la radio, i giornali, internet… Sono, in ogni caso, forme che possono facilitare l’esercizio dell’ascolto obbediente della Parola di Dio. È necessario preparare cattolici, convinti e competenti, nel campo della comunicazione sociale. Proposizione 45 - Parola di Dio e Congresso mondiale In questi tempi si moltiplicano raduni di carattere mondiale; non si ritiene opportuno, pertanto, istituire un Congresso specifico sulla Parola di Dio. È importante, invece, che in tali raduni si dedichi maggior spazio allo studio e alla celebrazione della Parola di Dio. Le Conferenze Episcopali sono invitate, inoltre, a sostenere e a promuovere delle giornate al fine di diffondere la Bibbia. La lettura credente della Sacra Scrittura, praticata fin dall’antichità nella Tradizione della Chiesa, cerca la verità che salva per la vita del singolo fedele e per la Chiesa. Questa lettura riconosce il valore storico della tradizione biblica. È proprio per questo valore di testimonianza storica che essa vuole riscoprire il significato vivo delle Sacre Scritture destinate anche alla vita del credente di oggi. Una tale lettura della Scrittura si differenzia dalle “interpretazioni fondamentalistiche” che ignorano la mediazione umana del testo ispirato e i suoi generi letterari. Il credente per usare con frutto la Lectio divina deve essere educato a “non confondere inconsciamente i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina dello stesso messaggio” (cf. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, I F). Proposizione 47- La Bibbia e il fenomeno delle sette Sperimentiamo una profonda preoccupazione riguardo la crescita e mutazione del fenomeno delle sette. Le sette di diversa origine, di fatto, sembrano offrire un’esperienza della vicinanza di Dio alla vita della persona e promettono una illusoria felicità tramite la Bibbia, spesso interpretata in modo fondamentalista. Proponiamo di: - mediante una corretta ermeneutica vitale delle pagine bibliche, intensificare l’attività pastorale per provvedere il cibo della Parola ai fedeli che la cercano; - imparare dalla ricca esperienza dei primi secoli della Chiesa che pure conobbero fenomeni analoghi (cf. 1 Gv 2, 19; 4, 2-3); - conoscere meglio le caratteristiche peculiari, le cause e i promotori delle sette così come oggi si presentano. - aiutare i fedeli a distinguere bene la Parola di Dio dalle rivelazioni private. -incoraggiare gruppi di condivisione e di meditazione per contrastare l’attrazione delle sette e del fondamentalismo. È necessario che i sacerdoti siano adeguatamente preparati per fronteggiare queste nuove situazioni, rendendoli capaci di proporre una animazione biblica della pastorale, adatta ai problemi sentiti dalla gente di oggi. Chiediamo alla Santa Sede di studiare, in collaborazione con le Conferenze Episcopali e le competenti strutture delle Chiese Orientali Cattoliche, il fenomeno delle sette nella sua ampiezza globale e nelle sue ricadute anche locali. Proposizione 48 - Bibbia e inculturazione La rivelazione si è costituita prendendo nelle diverse culture umane i valori autentici suscettibili di esprimere la verità che, per la nostra salvezza, Dio ha comunicato agli uomini (cf. DV 11). La Parola di Dio, infatti, in quanto rivelazione ha immesso nelle culture la conoscenza di verità che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute e ha creato progresso e sviluppo culturale. Il mandato che il Signore dà alla Chiesa di annunciare il Vangelo a tutte le creature (cf. Mc 16, 15) implica l’incontro della Parola di Dio con tutti i popoli della terra e le loro culture. Ciò suppone lo stesso processo d’inculturazione della Parola di Dio accaduto nella Rivelazione. Pertanto, la Parola di Dio deve penetrare in ogni ambiente in modo che la cultura produca espressioni originali di vita, di liturgia, di pensiero cristiano (cf. CT 53). Questo avviene quando la Parola di Dio, proposta ad una cultura, “feconda come dal di dentro le qualità spirituali e le tradizioni di ogni popolo, le conferma, le perfeziona e le ricapitola in Cristo” (GS 58), suscitando così nuove espressioni di vita cristiana. Per un’autentica inculturazione del messaggio evangelico si deve assicurare una formazione dei missionari con mezzi adeguati per conoscere in profondità l’ambiente vitale, le condizioni socio-culturali, in modo che essi possano inserirsi nell’ambiente, nella lingua come nelle culture locali. Compete in primo luogo alla Chiesa locale di giungere ad una autentica inculturazione del messaggio evangelico, naturalmente facendo attenzione al rischio del sincretismo. La qualità dell’inculturazione dipende dal grado di maturità della comunità evangelizzante. La Parola di Dio è un bene per tutti gli uomini, che la Chiesa non deve conservare solo per sé, ma condividere con gioia e generosità con tutti i popoli e le culture, perché anche loro possano trovare in Gesù Cristo la via, la verità e la vita (cf. Gv 14, 6). Guardando l’esempio di San Paolo, degli apostoli e dei tanti missionari che, lungo la storia della Chiesa, hanno portato il Vangelo ai popoli, questo Sinodo riafferma l’urgenza della missione “ad gentes” anche nel nostro tempo. Un annuncio che deve essere esplicito, fatto non solo all’interno delle nostre chiese, ma dovunque, e deve essere accompagnato dalla testimonianza coerente di vita, la quale rende evidente il contenuto e lo rafforza. Vescovi, sacerdoti, diaconi, le persone di vita consacrata e laici devono essere vicini anche alle persone che non partecipano alla liturgia e non frequentano le nostre comunità. La Chiesa deve andare verso tutti con la forza dello Spirito (cf. 1 Cor 2, 5) e continuare profeticamente a difendere il diritto e la libertà delle persone di ascoltare la Parola di Dio, cercando i mezzi più efficaci per proclamarla, anche col rischio della persecuzione. Il dialogo con le religioni non cristiane rappresenta un momento significativo nella vita della Chiesa e nel dialogo con gli uomini. I monoteismi, le religioni tradizionali del Africa e dell’Australia, le antiche tradizioni spirituali dell’Asia racchiudono valori di rispetto e collaborazione che possono favorire grandemente la comprensione tra le persone e le società. Le linee guida di questo dialogo sono date dalla Dichiarazione del Concilio Ecumenico Vaticano II Nostra aetate. Il Sinodo ricorda ugualmente la necessità che sia effettivamente assicurata a tutti i credenti la libertà di professare la propria religione in privato e in pubblico, nonché la libertà di coscienza. Proposizione 51 - Terra Santa Paolo VI ha nominato la Terra Santa: “Il Quinto Vangelo”. Il Sinodo raccomanda i pellegrinaggi e, se possibile, lo studio delle Sacre Scritture in Terra Santa e sulle tracce di San Paolo. I pellegrini e gli studenti potranno, per mezzo di questa esperienza, capire meglio l’ambiente fisico e geografico delle Scritture e particolarmente il rapporto fra i due Testamenti. Le pietre dove Gesù ha camminato potrebbero diventare per loro pietre di memorie vive. Intanto i cristiani in Terra Santa hanno bisogno della comunione di tutti i cristiani, specialmente in questi giorni di conflitto, di povertà e di paura. Il dialogo tra cristiani ed ebrei appartiene alla natura della Chiesa. Fedele alle sue promesse, Dio non revoca l’Antica Alleanza (cf. Rm 9 e 11). Gesù di Nazaret è stato un ebreo e la Terra Santa è terra madre della Chiesa. Cristiani ed ebrei condividono le Scritture del Popolo ebraico, che i cristiani denominano Antico Testamento. Nella discendenza di Abramo ebrei e cristiani possono essere una fonte di benedizione per l’umanità (cf. Gen 17, 4-5). La comprensione ebraica della Bibbia può aiutare l’intelligenza e lo studio delle Scritture da parte dei cristiani. L’interpretazione biblica cristiana è fondata sull’unità dei due Testamenti in Gesù, Parola fatta carne. Nella sua Persona si compie il senso pieno delle Scritture con continuità e discontinuità nei riguardi dei libri ispirati del popolo ebraico. Si suggerisce alle Conferenze Episcopali di promuovere incontri e dialoghi tra ebrei e cristiani. Proposizione 53 - Dialogo tra cristiani e musulmani “La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio” (NA 3). Essi si riferiscono ad Abramo e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, l’elemosina e il digiuno. Il dialogo con loro permette di conoscersi meglio e di collaborare nella promozione di valori etici e spirituali. In questo dialogo, il Sinodo insiste sull’importanza del rispetto della vita, dei diritti dell’uomo e della donna, come pure sulla distinzione tra l’ordine socio-politico e l’ordine religioso nella promozione della giustizia e della pace nel mondo. Tema importante in questo dialogo sarà anche la reciprocità e la libertà di coscienza e di religione. Si suggerisce alle Conferenze Episcopali nazionali, dove risulti proficuo, di promuovere circoli di dialogo tra cristiani e musulmani. Proposizione 54 - Dimensioni cosmiche della Parola di Dio e custodia del creato La Parola di Dio comunica a noi la bellezza di Dio tramite la bellezza della creazione e anche mediante le immagini sacre come le icone del Verbo incarnato. Sono modalità con le quali il mistero invisibile di Dio si rende in qualche modo visibile e percepibile dai nostri sensi. I Padri della Chiesa, del resto, hanno sempre affermato le dimensioni cosmiche della Parola di Dio che si fa carne; ogni creatura, infatti, porta in un certo senso un segno della Parola di Dio. In Gesù Cristo, morto e risorto, tutte le cose create trovano la loro definitiva ricapitolazione (cf. Ef 1, 10). Tutte le cose e le persone, perciò, sono chiamate ad essere buone e belle in Cristo. Purtroppo l’uomo del nostro tempo si è disabituato a contemplare la Parola di Dio nel mondo che abita e che è stato donato da Dio. Per questo la riscoperta della Parola di Dio, in tutte le sue dimensioni, ci spinge a denunciare tutte le azioni dell’uomo contemporaneo che non rispettano la natura come creazione. Accogliere la Parola di Dio attestata nella sacra Scrittura e nella Tradizione viva della Chiesa genera un nuovo modo di vedere le cose, promuovendo una ecologia autentica, che ha la sua radice più profonda nella obbedienza della fede che accoglie la Parola di Dio.Pertanto desideriamo che nella azione pastorale della Chiesa si intensifichi l’impegno per la salvaguardia del creato sviluppando una rinnovata sensibilità teologica sulla bontà di tutte le cose, create in Cristo, Parola di Dio incarnata. Proposizione 55 - Maria Mater Dei et Mater fidei Il Sinodo, che intende anzitutto rinnovare la fede della Chiesa nella Parola di Dio, guarda a Maria, la Vergine Madre del Verbo Incarnato, che con il suo sì alla Parola d’Alleanza e alla sua missione, compie perfettamente la vocazione divina dell’umanità. I Padri sinodali suggeriscono di diffondere tra i fedeli la preghiera dell’Angelus memoria quotidiana del Verbo Incarnato e del Rosario. La Chiesa del Nuovo Testamento vive là dove la Parola incarnata viene accolta, amata e servita in piena disponibilità allo Spirito Santo. La fede di Maria si sviluppa poi nell’amore con cui ella accompagna la crescita e la missione del Verbo Incarnato. Sotto la Croce del Figlio la fede e l’amore diventano la speranza con cui Maria accetta di diventare la Madre del discepolo amato e dell’umanità redenta. L’attenzione devota e amorosa alla figura di Maria come modello e archetipo della fede della Chiesa, è di importanza capitale per operare anche oggi un concreto cambiamento di paradigma nel rapporto della Chiesa con la Parola, tanto nell’atteggiamento di ascolto orante quanto nella generosità dell’impegno per la missione e l’annuncio. I Padri sinodali, uniti al Santo Padre nella preghiera perché il Sinodo “possa portare frutti di autentico rinnovamento in ogni comunità cristiana” (Benedetto XVI, Angelus a Pompei, 19 ottobre 2008), invitano pastori e fedeli a rivolgere lo sguardo a Maria e domandare allo Spirito Santo la grazia di una fede viva nella Parola di Dio fatta carne. |
< Anterior | Siguiente > |
---|