Sinodo: primo, parziale bilancio |
Terminata la prima fase del sinodo dei vescovi, ora i vescovi si sono divisi in gruppi (i cosiddetti circola minores), suddivisi per lingua: sarà dalle successive relazioni di questi gruppi, che rielaboreranno in pratica quanto detto durante il sinodo nella prima fase, che uscirà fuori il messaggio del sinodo. E sul messaggio del sinodo si baserà anche l’esortazione post-sinodale di Benedetto XVI. A fare un primo bilancio di queste due settimane di sinodo, e rileggere gli interventi, si possono già azzardare alcuni degli argomenti che saranno toccati poi nel messaggio. Ad esempio, la proposta dell’istituzione del Lettorato, aperto anche alle donne: in pratica, quasi tutti i vescovi hanno riconosciuto l’importanza che leggere la Bibbia è importantissimo per la sua comprensione, e istituire l’incarico di Lettore deve avere la sua importanza. Sarà forse questa l’unica apertura al mondo femminile che verrà dai vescovi. Che si sono ... ... concentrati anche sulle omelie: è venuta la proposta di un direttorio omiletico, e addirittura la proposta (avallata dal presidente del Pontificio Consiglio per il Culto Arinze) di un compendio per le omelie. Compendio che è stato ritenuto “inutile” dai circoli minori, soprattutto dagli italiani. E poi, l’importanza della Parola di Dio, la necessità (sottolineata praticamente da tutti) delle lectiones divinae, ovvero l’annuncio e il commento della Parola. Non si è parlato molto del ruolo dei laici, a parte qualche eccezione, come il delegato brasiliano monsignor Santoro, che ha solo accennato al problema. Ci si è concentrati molto sul significato della Parola e sul ruolo che la Parola ha, ma sembra mancare una dimensione pastorale. Tanto che, in un intervento libero la scorsa settimana, un vescovo (del quale non viene comunicato il nome, come prassi per tutti i vescovi che intervengono nell’ora di discussione libera) ha invitato gli altri padri sinodali “a scendere dal Colle Vaticano come ha fatto Gesù dal monte Tabor, e predicare il Vangelo in mezzo la gente”. Una dimensione pastorale che è sembrata mancare in questi giorni. “La mia idea – dice uno dei delegati del sinodo, che vuole rimanere anonimo – è che, terminata la prima parte, di un respiro più filosofico, sarà quello dei circoli minori il momento delle decisioni concrete”. Anche il cardinal Vallini, vicario del Papa a Roma, ha detto, in uno dei circoli, che è il momento che questo sinodo diventi “più pastorale”. Un ruolo importante lo ha avuto il dialogo interreligioso: si è molto parlato dell’interpretazione ebraica della Bibbia come completamento dell’interpretazione cristiana, e si è fatto notare che, per il dialogo con i musulmani, il rischio più grande è proprio dato dal fatto che l’Islam considera il Corano come Parola di Dio: un assunto che i cattolici non possono accettare. E poi, si è discusso del rapporto tra esegesi e tradizione. Un tema sul quale è intervenuto lo stesso Benedetto XVI, e sul quale il cardinal Martini aveva già ammonito prima del sinodo, in un articolo sulla Civiltà Cattolica: bisognerebbe evitare di perdere tempo con una “discussione sul metodo storico critico, e più in generale, sui metodi interpretativi della Scrittura”. Esortazione che si scontra, appunto con le preoccupazioni di Ratzinger, che già nel suo Gesù di Nazareth invitava gli studiosi ad andare oltre il metodo storico critico. E il Papa, intervenendo a sorpresa durante i lavori, ha fatto sapere che “per meglio capire la Bibbia anche dal punto di vista della fede servono esegeti con una formazione completa. Il metodo storico-critico è positivo, ma ha bisogno di essere completato”. Articolo del dott. Andrea Gagliarducci ( Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo ) |
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