Emergenza educativa, fede fai da te: parità scolastica e istituti superiori di scienze religiose |
L’emergenza educativa è uno dei nodi fondanti del pontificato di Benedetto XVI: già due anni fa, in una Pastorale per la diocesi di Roma, parlò di una vera e propria pastorale dell’intelligenza, da sviluppare nella diocesi. E, a più riprese, ha inteso portare avanti il concetto dell’educazione anche attraverso la scelta scolastica. Vale a dire, incoraggiare l’effettiva eguaglianza tra scuole statali e scuole paritarie. Si tratta di un argomento caro a Benedetto XVI: da una parte c’è la libertà di scelta ad una educazione cattolicamente orientata da parte delle famiglie da salvaguardare, dall’altro c’è la volontà di promuovere un sistema di scuole che sia riconosciuto fino in fondo dallo Stato. Il Papa ha ribadito il concetto , in occasione del X anniversario di fondazione del Centro istituito dalla Conferenza Episcopale Italiana, ha per tema: "Oltre l’emergenza educativa, la scuola cattolica al servizio dei giovani". Nel discorso pronunciato durante l'udienza, il Papa ha ricordato che “per essere scelta ed apprezzata, occorre che la scuola cattolica sia conosciuta nel suo intento pedagogico”. “E' necessario – ha aggiunto – che si abbia matura consapevolezza non solo della sua identità ecclesiale e del suo progetto culturale, bensì pure del suo significato civile, che va considerato non come difesa di un interesse di parte, ma come contributo prezioso all’edificazione del bene comune dell’intera società italiana”. Inoltre, ha continuato, “proprio nel contesto del rinnovamento a cui si vorrebbe tendere da chi ha a cuore il bene dei giovani e del Paese, occorre favorire quella effettiva uguaglianza tra scuole statali e scuole paritarie, che consenta ai genitori opportuna libertà di scelta circa la scuola da frequentare”. In particolare il Papa ha indicato cinque settori: “la diffusione di una cultura rivolta a qualificare la pedagogia della scuola cattolica”; “il monitoraggio della qualità e la raccolta dati sulla situazione della scuola cattolica”; “l’avvio di nuove ricerche per approfondire le emergenze educative, culturali e organizzative oggi rilevanti”; “l’approfondimento della cultura della parità”; “l’incremento della proficua collaborazione con le Federazioni/Associazioni di scuola cattolica nel rispetto delle reciproche competenze e finalità”. Secondo alcuni dati forniti dalla Radio Vaticana, la Scuola cattolica rappresenta poco meno del 9% dell’intero sistema scolastico italiano. Le realtà invece che riuniscono al loro interno le scuole cattoliche sono: la Federazione Scuole Materne (FISM) che riunisce oltre settemila scuole dell’infanzia e raccolgono quasi 700 mila bambini; la Federazione Istituti Attività Educative (FIDAE) alla quale sono iscritte 2667 scuole di ogni ordine e grado; la Confederazione Nazionale Formazione Aggiornamento Professionale (CONFAP) che riunisce 269 Centri di formazione professionale. La spinta verso una effettiva parità scolastica è la parte pratica di un discorso più ampio, che Benedetto XVI svolge da quando era cardinale. Di fronte a un’Europa sempre più secolarizzata, che rifiuta le sue radici cristiane, che mette al bando la fede, è proprio la Chiesa a dover rispondere a questa sfida. Ne ha li strumenti, le capacità razionali (spiegare la fede con argomenti di ragione è uno dei punti fondamentali del pensiero di Ratzinger) e la storia. Ma servono cattolici formati ai principi della dottrina, e non seguire una fede fai-da-te, come l’ha chiamata Benedetto XVI. E l’appello al rigore della dottrina lo fece anche ai giovani di Colonia, per la Gmg del 2005. Per questo, l'aumento della cultura religiosa dei fedeli è fondamentale. Ed è l'obiettivo degli Istituti Superiori di Scienze Religiose, come ha spiegato il Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Il porporato ha ricordato come con il Concilio Vaticano II si sia intensificato "tra i fedeli - laici e religiosi - un vivo interesse per lo studio della Teologia e di altre scienze sacre, per arricchire con esse la propria vita cristiana, essere capaci di dare ragione della propria fede, esercitare fruttuosamente l'apostolato loro proprio e poter collaborare con i ministri sacri nella loro specifica missione". Nel periodo post-conciliare, la Chiesa ha quindi cercato sempre più di curare "un'adeguata formazione dei fedeli laici, con modalità specifiche", ha aggiunto, ricordando gli Istituti Superiori di Scienze Religiose (ISSR), previsti sia dal Codice di Diritto Canonico che dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Gli ISSR sono stati introdotti nel sistema educativo della Chiesa soprattutto per preparare i futuri insegnanti di religione nelle scuole e, tramite la Facoltà Teologica "sponsorizzante", rilasciavano alla fine di quattro anni di studi il Diploma di Magistero in Scienze Religiose. Con l'avvio del "Processo di Bologna", ha ricordato il Cardinale, in molti Paesi sono state riviste le leggi relative al conseguimento dei titoli professionali per accedere all'insegnamento nei diversi gradi di scuola, con conseguenze anche per gli insegnanti di religione, che possono insegnare solo dopo aver conseguito un titolo accademico rilasciato dopo almeno cinque anni di studio. Alcune Conferenze Episcopali, come quella italiana e quella spagnola, hanno quindi sottoposto all'approvazione della Congregazione i progetti di riordino degli ISSR tenendo conto delle nuove esigenze normative, così come ci sono state richieste, da parte dei Vescovi di alcuni Paesi che finora non hanno avuto questi Istituti, di poterli erigere. In questo contesto, la Congregazione per l'Educazione Cattolica ha redatto la nuova Istruzione sugli ISSR, che come in passato saranno collegati alle Facoltà Ecclesiastiche di Teologia, "che ne garantiranno il livello accademico". L’istruzione per gli Istituti Superiori di Scienze Religiose risponde a una nuova necessità formativa. Ma quali? Monsignor Angelo Vincenzo Zani, sottosegretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, in occasione della presentazione dell'"Istruzione sugli Istituti Superiori di Scienze Religiose" (ISSR) ricorda prima di tutto il decreto conciliare Gravissimum educationis, che ha raccomandato di sviluppare le Università e le Facoltà cattoliche "non solo per gli ecclesiastici, ma anche per formare uomini veramente insigni nel sapere e preparati a svolgere compiti impegnativi nella società"; poi si sofferma sulla Costituzione Apostolica Sapientia christiana (1979) che ha definito le norme per le Facoltà di Teologia, Filosofia e Diritto Canonico e ha previsto la possibilità di erigere altre Facoltà o Istituti Superiori "per rispondere alle emergenti necessità della Chiesa". "Una sua prima configurazione giuridico-accademica è stata delineata dai due documenti emanati dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica, e cioè: la Nota illustrativa del 1986 e la Normativa per l'Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR) del 1987", ha spiegato, sottolineando che nel lasso di tempo compreso tra questi documenti nelle comunità cristiane si è registrata "la graduale maturazione della necessità di qualificare sia il personale religioso che quello laico". Ciò, ha aggiunto, è avvenuto "per rispondere alle nuove esigenze emerse in seno alle stesse comunità, ma anche per far fronte all'evoluzione sociale e culturale che interpella soprattutto i laici". "Dall'impegno sollecito degli episcopati nel far fronte alle molteplici e inedite esigenze pastorali, sono sorti istituti di studi superiori, strutturati in modi diversi", osserva Zani. E ricorda "l'esistenza di una ricca tipologia di studi ecclesiastici particolarmente adatti per i laici e i loro compiti nel mondo", "una varietà di proposte formative che esprime la capacità creativa della Chiesa di articolarsi differentemente nei vari contesti culturali e regionali, conservando allo stesso tempo la medesima identità e unità di finalità e di missione". Articolo del dott. Andrea Gagliarducci ( Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo ) |
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