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Il risveglio del paganesimo, ovvero il neo paganesimo occidentale La divinità che “ritorna”, con le nuove Sapienze d’Occidente o le tecniche di meditazione importate dall’Oriente, è una divinità senza nome che non ha nulla a che vedere col Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Come pure il ritorno al religioso è spesso ritorno al paganesimo. L’uomo religioso non è naturalmente pagano? Ma osservando da più vicino ci si rende conto che il campo del paganesimo si sta allargando sempre di più, in modo tale che appare oggi a lato dell’uomo-cristiano e dell’uomo-miscredente, un terzo uomo: il neo-paganesimo occidentale. Cerchiamo di discernere, al di là dei gruppi costituiti, le grandi correnti del neo-paganesimo con il quale ci confronteremo sempre più in futuro. E’ questo vitalismo profondo che favorisce l’intensità della vita più che la sua conversione: “Vivere!”, “essere se stessi!”. E soprattutto: “Essere ben nella propria pelle!”. E’ l’espressione chiave della felicità per oggi … Molti sono così alla ricerca di un vivere diversamente, e di un vivere felici.

Talmente persone stanno “male nella propria pelle!”, tesi, inquieti, in una società asfissiante. Di colpo ecco di ritorno le divinità del Pantheon antico.

Esse riprendono più specialmente diritto di cittadinanza attraverso la mitologia dei piaceri. Adone con la religione del corpo e del piacere sensuale, Nettuno ed il culto del mare e della spiaggia, tutto l’Olimpo col culto del cielo – blu, certamente! -. Lo scopo supremo dell’esistenza è di “vivere a fondo”. Le reminiscenze di Nietzsche il “super-pagano” sono vicine. Per pervenire a “stare bene nella propria pelle”, i gruppi di psicoterapia e di terapia corporale sono là, diventati religioni di rimpiazzo per molti. “Si va presso lo psicoterapeuta come si andava una volta a messa, più anticamente presso lo stregone del villaggio, e lo si aspetta ed ottengono gli stessi effetti … “.

Il Corpo tende a funzionare come un riferimento assoluto: dal Rebirth ai massaggi di ogni tipo, quasi cinquecento terapeuti ufficiano nelle nuove terapie, venerati come guru o gran sacerdoti da alcuni adepti ferventi. Culto dell’Energia vitale o cosmica. Ed i gruppi di esplorazione dello spazio interiore, lo si è detto – quasi ottanta organizzazioni -, propongono un “allargamento della coscienza” che è vissuto da taluni come una esperienza mistica dell’Ignoto. Il neo-paganesimo è una comunione con la Natura che lo identifica a Dio.

Il culto della Natura è d’altronde nel retto filo delle religioni naturali e dell’animismo. Il movimento ecologista in se stesso non sarebbe pertanto che un semplice fatto sociale né una delusione del nostro modello di società, del rifiuto di un tipo di crescita assurdo, e di una volontà di aprire la strada ad una nuova arte del vivere. Ma questa sana contestazione riveste talvolta i tratti di un catastrofismo religioso prossimo ai terrori dell’Anno Mille e di predizioni agitate dalle sette millenariste come i Testimoni di Geova. La ricerca di una purezza totale del pianeta riviene d’altronde da un vecchio mito pagano: quello dell’Età d’oro, sogno nostalgico del ritorno all’innocenza supposta delle origini … O quello dell’Eterno-ritorno caro all’induismo.

Il neo-paganesimo è anche quel monismo naturalista che fonda una religione divenuta parte di sentimento e di esperienza, nella linea di Rousseau e di Goethe. E’ soggiacente a certe forme ferventi del movimento hippye e dell’ispirazione comunitaria. All’origine del movimento hippy e della vena comunitaria vi è la volontà di vivere diversamente: ricerca di una migliore unità della persona in un ambiente migliore, di forme nuove di ricerca di vita in comunità per combattere l’isolamento urbano nella folla solitaria. Il neo-paganesimo è anche quel panteismo cosmico col quale Dio non è più un essere personale, ma un “questo” impreciso, come nelle tecniche di meditazione che si ispirano al buddismo ed all’induismo. Un Dio identificato al soffio dell’uomo. Un Dio posto alla portata della mano alla fine della strada, della Via per raggiungere l’infinito, l’assoluto. Si vede la differenza col cristianesimo, in cui è Dio che va verso l’uomo, l’infinito verso il finito.

E la preghiera, per il meditante cristiano, non è ottenuta come il frutto di una tecnica – anche se di valore – ma è ricevuta come una grazia dall’alto. Come un impegno nella preghiera di Gesù per la salvezza del mondo – di questo mondo, un mondo che non è una “illusione”. Altra espressione del neo-paganesimo: un sincretismo spesso sentimentale, che ricusa ogni Rivelazione storica particolare sotto la copertura di tolleranza religiosa: “Tutte le religioni si equivalgono!”. Si giunge dunque a fare la “sintesi” (= “sincretismo”). Questa “ospitalità spirituale” è tipica di numerosi gruppi che si richiamano alle religioni orientali. Presso il Guru Maharaj Ji od al Mandar’Om, il giovane cristiano ritrova Gesù a fianco di Budda, Krishna e Maometto. La religione Baha’i pone Gesù come una semplice maglia nella linea dei grandi Maestri spirituali. Il rosacrociano nelle sue riunioni adora “il Dio del suo cuore”: ognuno il suo.

E per il discepolo di Aurobindo, tutte le religioni storiche devono trasformarsi nella fede universale, oppure sparire. La “trascendenza” della Rivelazione biblica culminante in Gesù di Nazareth, “Parola unica del Padre”, scompare nel morbido di ciò che si chiama la “tolleranza dottrinale”; un rifiuto dei dogmi assimilati al “dogmatismo”. “Perché tutte queste differenze tra le religioni? Mettiamo in comune ciò che ci unisce! Sono i dogmi che separano!”. Il neo-paganesimo è quell’utopismo generoso ma vago, senza speranza definita, senza origine né fine, che attende i domani-che-cantano od il ritorno all’età d’oro. Il mito messianico marxista ne è tipico. Mito “messianico” perché la lotta di classe nel pensiero di Marx è come una lotta apocalittica tra le forze del bene e del male, sfocianti alla fine nella società senza classe, che è paradisiaca. Lenin lo ha incessantemente ripetuto: sarà un regno di Dio, senza Dio, la costruzione reale del regno millenario di pace e di giustizia illusoriamente promesso dal messianesimo giudeo-cristiano.

E’ anche la riattivazione – in nome del regionalismo e della ricerca delle radici (basta vedere lo sviluppo attuale degli studi genealogici …), delle tradizioni pagane e dei costumi popolari (“paganus”= “popolo”) destinate a ritmare i lavori ed i giorni ed a mantenere la coesione delle famiglie e dei villaggi. Sono i tentativi di rimessa in luce delle antiche religioni indo-europee per fondare nel passato l’attuale sforzo di costruzione dell’Europa. “L’Europa è un arcipelago inghiottito, scriveva Jean-Edern Hallier. Un oceano di culture cancellate … L’Europa che si annuncia è la riemersione della cultura indo-europea. Si tratta dunque di ritrovare quel vecchio fondo nella sua purezza originale con un pellegrinaggio alle fonti: di ritrovare le tradizioni, le strutture mentali dei popoli usciti dall’Antichità e dal ramo indo-europeo dell’umanità”. Con un ritorno al paganesimo antico.

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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