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Il diavolo, il peccato ed il libero arbitrio PDF Imprimir E-Mail
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Il diavolo, il peccato ed il libero arbitrioDio ha creato prima gli angeli e poi gli uomini donandogli il libero arbitrio ossia la libera scelta tra il bene e male. Lucifero è stato creato, quindi, capace di scegliere le due alternative in grado di passare da una vita buona ad una cattiva. La sua scelta fu assolutamente libera e cadde a causa del suo orgoglio. E’ interessante notare come la caduta degli angeli sia simile a quella di Adamo ed Eva: l’uomo ad un certo punto, anziché partecipare alla musica del gran concerto sinfonico del creato se ne è staccato, diventando un osservatore esterno. Non una banale disobbedienza, quindi, ma peccato originario compiuto su suggerimento del serpente-demonio, per imparare a distinguere il bene dal male non più secondo i comandamenti divini e così secondo loro diventare simili a Dio. Dio sommo bene permette si al diavolo di accostarsi all’umanità ma sa che gli eletti non cederanno e non potranno che uscirne rinvigoriti dall’assalto. All’origine della storia umana c’è la “caduta”. ...

... Il racconto biblico della caduta ha a che fare con gli angeli e in particolare col più splendido di loro, Lucifero. Il Papa Gregorio Magno (540-604) ha parlato degli angeli caduti e del loro capo in quasi tutti i suoi scritti e le sue idee fondamentali sono riprese in particolare dal pensiero di Sant’Agostino e diventeranno patrimonio comune della Chiesa d’occidente. Sant’Agostino, dice che il “male” esiste perché Dio creò esseri a cui diede libero potere, ed alcuni di questi esseri deliberatamente si allontanarono dal Sommo Bene.

Dapprima il Maligno (Lucifero) ed i suoi angeli si ribellarono a Dio e furono espulsi dal cielo, poi l’umanità perse a sua volta la Grazia quando Adamo ed Eva disubbidirono nell’Eden. In entrambi i casi il motivo fu lo stesso, il desiderio di essere uguali a Dio e ciò portò nel mondo la morte, il dolore, il peccato e tutto ciò che comunemente chiamiamo male. Il fatto che alla creazione dell’uomo fossero già presenti gli angeli ed allo stesso modo fosse presente anche il serafino/serpente, indica con molta chiarezza che le condizioni da loro espresse (il cosiddetto “bene” ed il cosiddetto “male”) erano fin dall’inizio connaturate alla condizione umana. Il racconto familiare di Adamo ed Eva, del frutto proibito e del serpente è uno dei miti chiave della bibbia e poi della civiltà europea.

Dio fece l’uomo a Sua immagine dalla polvere della terra, e preparò per lui un giardino nell’Eden, nell’Oriente, che conteneva ogni albero bello a vedersi e buono per il cibo ed anche l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male. Dio disse ad Adamo che non doveva mangiare il frutto di questo secondo albero perché, se lo avesse fatto, sarebbe morto. Poi Dio fece tutti gli animali e gli uccelli e li portò ad Adamo che diede loro i nomi. Ma nessuno di essi era un compagno ideale, così Dio fece Eva con una costola di Adamo, ed essi erano nudi e non avevano vergogna ma il serpente disse ad Eva che, se avessero mangiato il frutto proibito non sarebbero morti, ma tutt’altro: “perché Dio sa che quando l’avrete mangiato i vostri occhi si apriranno e voi sarete come Dio, conoscendo il bene ed il male”. Eva mangiò il frutto e ne diede una parte ad Adamo che pure lo mangiò. Allora si accorsero di essere nudi e si fecero delle vesti di foglie.

Quando Dio vide quello che avevano fatto, Adamo incolpò Eva ed Eva incolpò il serpente. Dio maledisse il serpente e punì Adamo ed Eva con la morte, con il duro lavoro dell’agricoltura, con i dolori del parto e la soggezione della donna all’uomo. Per impedir loro di mangiare il frutto dell’albero della vita e divenire immortali, Dio li scacciò dall’Eden e mise un angelo con una spada fiammeggiante a guardia di esso. L’uomo è per metà animale e per metà Dio, fatto nell’immagine divina ma fatto di argilla. Egli tenta d elevarsi troppo in alto, rifiutando di sottomettersi alle condizioni in cui si trova e cercando di dominare tutto ciò che lo circonda e, come il Maligno in un momento precedente della storia mitica, di rendersi in tal modo totalmente Dio, questa sua insistenza nell’affermare quello che non può controllare porta il male nel mondo e come risultato l’uomo conosce il bene ed il male nel senso che ne ha esperienza. Quello dell’uomo, quindi, possiamo dire che è un peccato di orgoglio conoscitivo, di superare i propri limiti creazionali e di diventare simili a Dio.

In alternativa al peccato d’orgoglio molti hanno parlato di peccato sessuale, richiamandosi anche alla Genesi: “i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quanto ne vollero….”(6,1). Interpretazione che però non sembra appropriata, in quanto la caduta di Lucifero precede il racconto della Genesi nella quale si parla anche dell’associazione della vergogna col sesso nella prima disobbedienza dell’uomo. Si sviluppa la leggenda secondo la quale il serpente sedusse fisicamente Eva infettando tutti i suoi discendenti con una bestiale libidine. Fu Eva a persuadere il debole Adamo a mangiare il frutto fatale e così Eva fu responsabile delle conseguenze. I rabbini ebrei accettarono che tutte le generazioni umane avessero ereditato le conseguenze del peccato di Adamo, la morte e gli altri mali della condizione umana. Essi pensarono anche che Dio fissi in ogni essere umano una “cattiva immaginazione”, un radicato impulso o inclinazione al male. E’ dovere di ogni uomo lottare con i suoi impulsi il male e dominarli e Dio gli ha fissati in lui appunto per il suo progresso morale in questa direzione. Gli uomini sono esseri peccatori, certo, ma questo è il loro difetto individuale.

“Adamo, dunque, non è la causa, salvo per la sua sola anima, ma ognuno di noi è stato l’Adamo della sua anima”. La dottrina cristiana quale si delineò in seguito andò molto più oltre della maggior parte degli autori ebrei nel ritenere che tutte le generazioni hanno ereditato non solo la punizione di Adamo ma anche la sua tendenza alla peccaminosità. E’ questo il “peccato originale”, una fangosa traccia di corruzione sull’umana natura che non può essere tolta dai soli sforzi umani, perché se l’uomo avesse potuto eliminarla senza aiuto, non ci sarebbe stato bisogno dell’intervento redentivo del Cristo che si incarna sulla terra, muore per riscattare il peccato, risorge e fonda la sua Chiesa che dota di tutti gli strumenti di salvezza necessari per redimere l’umanità.

Don Marcello Stanzione

 
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