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La Chiesa nel dibattito pubblico. E Ruini non resta in panchinaSi è da pochissimo archiviato il Meeting Cl di Rimini, un appuntamento annuale che chi è cattolico non può non seguire. Lungi dall’essere un semplice raduno di un movimento, il Meeting negli anni è diventato un luogo di dibattito pubblico, con presenze importanti, che ne hanno fatto uno degli appuntamenti da seguire per tastare il polso del rapporto tra la Chiesa e le istituzioni. Il meeting di quest’anno aveva come titolo: “O protagonisti o nessuno”. Che, ci hanno tenuto a spiegare gli organizzatori, non vuole significare una tendenza a voler stare i riflettori, quanto piuttosto un sottolineare l’essere protagonisti della propria vita, prenderla in mano. Essere se stessi, ed esserlo in cammino con l’evento Gesù. Comunione e Liberazione ha fatto del meeting un evento centrale: in un periodo – agosto – di relativa stasi politica, è l’unico posto dove i politici si confrontano, e ne escono fuori delle idee.

C’è stato quest’anno Calderoli, che ha parlato di federalismo fiscale, e poi il ministro dell’Istruzione Gelmini, appena il giorno prima il Consiglio dei Ministri approvasse il decreto che sancisce il nuovo corso della scuola da lei voluto, il ministro della Giustizia Alfano, che ha parlato di riforma della giustizia. Ma anche l’onnipresente Giulio Andreotti, che a Comunione e Liberazione è sempre stato vicino, e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ha riproposto i temi “etici” del suo ultimo libro. E, accanto a loro, le storie. Come quella di Rose, che con il suo centro di aiuto per le donne con l’Aids a Kempala ha cambiato la vita di centinaia di persone. Rose ormai è conosciuta ovunque: il suo centro era protagonista del documentario di Emmanuel Exitu, che a Cannes ha vinto il Babelgum Contest, una gara per documentari. La giuria aveva come presidente nientepopodimeno che Spike Lee. Come la storia del Movimento Senza Terra brasiliano: sembravano più vicini alla teologia della Liberazione, e invece hanno deciso di confluire in Cl. Un popolo intero di senza terra, che raccolgono nelle riunioni e nelle Messe una massa di 3 mila persone. Numeri imponenti.

“O protagonisti o nessuno” racconta, dunque, un volto nascosto, e lo fa mettendo in luce quello che si vede: le istituzioni, e il fatto che Comunione e Liberazione fa parte della Chiesa, e ci tiene a gridarlo, a raccontarlo. La vocazione del movimento di don Giussani è quella della presenza, forte, costante, nel dibattito pubblico. Una presenza che è anche la linea della Chiesa cattolica, dal convegno di Loreto del 1985 in poi. E che Benedetto XVI condivide.

Infatti, fu l’allora cardinale Ratzinger a presiedere a Milano i funerali di don Giussani. E sono quattro Memores Domini, consacrate laiche di Cl, ad occuparsi dei bisogni personali del Papa. Una vicinanza continua, e costante. C’è poi da dire che, in un periodo di crisi delle vocazioni, Cl sforna sacerdoti dalla Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, che lui ha fondato proprio dopo le parole di Giovanni Paolo II a Loreto. L’imprinting è proprio quello di una maggiore presenza viva della Chiesa nel dibattito. I sacerdoti di Cl sono in tutto il mondo. In Brasile ce ne sono cinque. In Russia, è di Cl l’arcivescovo di Mosca monsignor Pezzi. È un ciellino, dunque, a muoversi in un punto nevralgico per il dialogo ecumenico come Mosca. Insomma, Cl e Vaticano sono legati a doppio filo.

Il Meeting racconta proprio lo spirito della presenza viva della Chiesa nel dibattito pubblico. È stato lì che, quest’anno, il cardinal Bagnasco ha dichiarato che la Chiesa non è un soggetto politico, ma allo stesso modo non si disinteressa della politica e della res publica. L’intervento di Bagnasco è stato il primo intervento inauguarale di meeting affidato a un non politico. Eppure il suo è stato un discorso anche politico, a testimoniare la volontà della Chiesa di essere presente in ogni spazio. “La Chiesa – ha detto Bagnasco – è capace di partecipare alla vita politica nel segno della democrazia e della verità. Oggi, come in altri periodi della storia, si vuole che la Chiesa rimanga in chiesa. Si vorrebbe negare la dimensione pubblica della fede”.


Ci ha pensato poi monsignor Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Vita, a ribadire la questione, in un incontro su Chiesa e modernità. “Noi – ha detto monsignor Fisichella – non stiamo nelle sacrestie, stiamo nel mondo: nessuno può chiuderci la bocca. Se non parliamo noi, non ci sarà nessuno che avrà parole di speranze per questo uomo perduto di oggi”.

All’uomo moderno guarda anche il cardinal Ruini. È stato lui a dare la spinta verso la svolta “pubblica” della Chiesa, in contrapposizione all’opzione religiosa, sua la linea che è passata poi all’assemblea della Chiesa di Loreto, sua l’idea del Progetto Culturale, per promuovere la ricerca e la cultura cattolica. Oggi non è più né Vicario di Roma, né presidente della Cei. Ma non si ferma. È presidente del Comitato del Progetto Culturale, e da lì continua a promuovere la cultura cattolica. E poi scrive editoriali per Avvenire. E libri. L’ultimo esce il prossimo novembre, ed è una sorta di dialogo con lo storico e pensatore laico Ernesto Galli Della Loggia.

Il titolo è già un programma: L’affrontamento. Dialogo sul cristianesimo e il mondo contemporaneo. La IV di copertina, che già si trova su Internet, recita: “Società, morale, comune senso dell’esistenza stanno attraversando una profonda trasformazione nella cultura occidentale. Ruini ne affronta i nodi essenziali in un confronto diretto con Galli della Loggia. L’analisi prende avvio da una riflessione sul cattolicesimo italiano nel secolo scorso: Chiesa e Stato, i cattolici e la loro cultura politica, l’immagine della Chiesa, il tema della laicità e i suoi interpreti. Una situazione che porta necessariamente ad affrontare oggi il significato e il ruolo della religione nel ciclone della contemporaneità: l’obbligo del multiculturalismo, l’irrompere della tecnoscienza, il corpo come punto d’incontro del diritto all’autodeterminazione del soggetto con il progesso scientifico, la sfida del laicismo all’antropologia cristiana”.

In pratica, una summa di tutti i temi che il cardinal Ruini ha toccato in questi ultimi tempi. Da notare il particolare termine: Affrontamento. Ovvero il confronto, ma anche l’effetto di questo confronto. La Chiesa, insomma, vuole essere protagonista. E Ruini ha intenzione di continuare a guidarla in questo continuo affrontamento con la modernità.

Rubrica a cura del dott. Andrea Gagliarducci ( Esta dirección de correo electrónico está protegida contra los robots de spam, necesita tener Javascript activado para poder verla )

 
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