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Sono i Cristiani a decidere le elezioni Usa PDF Stampa E-mail

Sono i Cristiani a decidere le elezioni UsaSarà quasi determinante il peso dei cristiani nelle prossime elezioni presidenziali statunitensi. Lo sanno bene i candidati McCain e Obama, che hanno accettato un contradditorio in una delle chiese evangeliche più importanti degli Stati Uniti. Migliaia di fedeli sono riuniti per ascoltare i due, che hanno ammesso le loro colpe come in confessione (il tradimento della prima moglie, Mc Cain; l’aver fatto uso di droghe, Obama), hanno detto le loro intenzioni e, soprattutto, hanno dichiarato la loro opinione sull’aborto. Scontate le risposte: Obama pro-choice, cioè a favore della scelta, McCain pro-life, cioè contro l’aborto. Il Partito Democratico resta così sulla posizione che è la donna a dover poter decidere se abortire o meno. Ma la piattaforma dell’iniziativa sull’aborto del Partito Democratico è stata anche ben ricevuta da alcuni cristiani pro-life, che hanno applaudito l’enfasi sulla riduzione del numero degli aborti.

Lo scorso giovedì, davanti a diversi giornalisti, attivisti evangelici e cattolici hanno ben accolto le istanze sulla riduzione dell’aborto come “il punto di vista comune” tra quelli che supportano il diritto all’aborto e quelli che supportano il diritto alla vita. Ua bozza della piattaforma programmatica fa sapere che il Partito Democratico “fortemente e inequivocabilmente supporta la sentenza Roe contro Wade (la sentenza della Corte Suprema del 1973, che regolava e garantiva il diritto costituzionale della donna ad abortire) e il diritto della donna a scegliere un aborto sicuro e legale”. Ma ha anche riconosciuto il ruolo dell’assistenza sanitaria, dell’educazione e del “prendersi cura di programmi di adozione”, per “ridurre la necessità di aborto”.

Il linguaggio sembra essere più un cambio di enfasi, che un cambiamento radicale dalle posizione passate. Ma tocca delle corde che apprezzano alcuni evengalici di centro e cattolici, che ritengono che le spinte del Partito Repubblicano di superare la sentenza Roe contro Wade sono state futili, e non hanno ridotto gli aborti o offerto un supporto per diminuire le donne che possono scegliere di abortire per ragioni economiche.

Così, Joel Hunter, un pastore evangelico che si professa “totalmente pro-life” e vota Repubblicano, ha salutato questo cambio di enfasi come “coraggioso e storico”. E Jim Wallis, una delle guide della sinistra religiosa, ha detto che lo ha visto come “il necessario punto di vista comune”. Anche Chris Korzen, direttore di Catholics United, ha approvato la piattaforma.

Le loro reazioni positive sembra precludere a un passaggio di parte del mondo evangelico e dei movimenti cristiani verso una “agenda della vita” più ampia, che include un aiuto ai più poveri.

Qualcosa del genere è avvenuto in Italia, con le recenti posizioni dell’Associazione Scienza e Vita sul campo del testamento biologico. Prima negato in tutto e per tutto, e da poco – con una decisione che ha provocato una spaccatura interna nell’Associazione – lievemente accettato. Non si tratta di un’apertura al testamento biologico, ma di un’apertura ad una legge sul fine vita. Qualcosa di diverso, che però ha già creato una spaccatura nell’Associazione, e che preclude anche in Italia ad una più ampia agenda della vita.

Negli Stati Uniti, la questione dell’aborto è diventata importantissima già nelle scorse elezioni americane, quando l’allora arcivescovo di Saint Louise, Leo Burke, dichiarò di non voler dare l’Eucarestia ai politici cattolici pro-choice, e tra questi al candidato democratico Kerry. Ora Leo Burke è prefetto per la Segnatura Apostolica, la Cassazione vaticana, e questo definisce anche la scelta di Benedetto XVI per una linea dura contro chi tende a derogare dalla dottrina. Burke, infatti, si è distinto a Saint Louise anche per il modo in cui ha gestito l’ordinazione di alcuni sacerdoti donna.

I cattolici, negli Stati Uniti, sono un quarto della popolazione. Tradizionalmente votano democratico, ma alle ultime elezioni Bush è riuscito a raccorpare su di sé i voti dei cristiani evangelical (cui lui fa parte) e quelli dei cattolici, proprio per le sue istanze a favore della politica della vita. Con McCain, le cose sembrano essere tornate alla “normalità” di prima delle elezioni.

Anche se non tutti hanno salutato positivamente la piattaforma del Partito Democratico: Tom McClusky, vicepresidente degli affari di governo al Family Research Council, una lobby conservatrice con forti legami con gli evangelici, ha detto che non comprende in quale modo la questione da parte del Partito Democratico sia cambiata.

L’aborto resta comunque una delle istanze che più dividono negli Stati Uniti. Se Obama – fortemente pro-choice – vincerà le elezioni, potrà godere del supporto di questi cristiani che hanno salutato con gioia la nuova piattaforma? Oppure si creerà un’ulteriore divisione su queste istanze?

Rubrica a cura del dott. Andrea Gagliarducci ( Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo )

 
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