Ecologia, ecologismo e Chiesa Cattolica |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Da oltre quarant’anni la questione dell’ambiente si è sempre più imposta all’attenzione pubblica mondiale e il cattolicesimo, attraverso il magistero sociale dei pontefici e attraverso le dichiarazioni di numerose conferenze episcopali, ha proposto come soluzione del fenomeno una precisa strategia che avesse come base una visione teologica, biblica ed etica che rinunciasse alle semplici citazioni dei luoghi comuni da tutti condivisi. Recentemente il cardinale Renato Raffaele Martino ha spiegato che la Santa Sede parteciperà all’esposizione internazionale su: “Acqua e sviluppo sostenibile” che si svolgerà a Saragozza dal 14 giugno al 14 settembre e che tale decisione farà da contrappunto a certe catastrofiche concezioni ambientaliste, che sono portate avanti da molti gruppi apocalittici, sia di stampo religioso che di stampo politico. Con il termine “ecologia” si intende lo studio scientifico della situazione ambientale del ... ... nostro pianeta, le cause del suo degrado e gli opportuni interventi per il miglioramento della situazione. L’ecologia è una scienza relativamente recente, il suo nome risale al 1866 e le fu dato da Haeckel. Solo agli inizi del 1900 si svilupparono ampiamente la climatologia, la pedologia, la fisiologia geografica vegetale e animale. Nel 1949 W. C. Allee in collaborazione con altri scienziati compose “Principles of animal ecology” e nel 1953 Odum scrisse il famoso “Fundamentals of ecology” che è uno dei testi classici di questa moderna scienza. Con il termine “ecologismo”, invece intendiamo diverse visioni ideologiche che esigono un rapporto nuovo tra uomo, natura e ambiente. L’ecologismo è contro l’industrialismo nella sua forma attuale e la soluzione del problema ambientale va trovata nel coraggio di dire “no” al consumismo e alla società materialistica fine a se stessa, per poter lasciare al “prossimo del futuro” acqua potabile, aria respirabile e foreste verdeggianti. A livello politico, il movimento ecologista è sempre stato contro, sia allo schema neoliberista del capitalismo avanzato, sia allo statalismo pianificato come fu realizzato nei paesi dell’area comunista prima del crollo del muto di Berlino, ed insiste soprattutto sul decentramento delle decisioni e sulla partecipazione economica e politica. Per i movimenti ecologisti è fondamentale il cambiamento nei modi di produzione industriale, ricorrendo per esempio alle fonti di energia non inquinanti, come l’energia solare, geotermica, eolica o marittima e non quindi al petrolio o al carbone, abolendo così l’utilizzo di antiparassitari, pesticidi ed erbicidi nell’agricoltura e riciclando i rifiuti. Occorre quindi passare,m secondo i vari movimenti ecologisti, ad un nuovo modello di sviluppo sociale, in cui vengono utilizzati nuovi materiali per la costruzione delle città, nuove forme di produzione agraria con l’obiettivo di ridurre sia l’inquinamento che lo sfruttamento delle risorse naturali già di per sé inadeguate. Ovviamente, quando noi parliamo di ecologismo, non dobbiamo pensare ad un unico blocco di pensiero, in realtà ci sono in esso due tendenze principali: quella riformista e quella fondamentalista insieme ad altre tendenze meno emergenti. La tendenza riformista si propone di ottenere dei cambiamenti, anche tramite lo strumento legislativo per limitare i danni del sistema. Uno dei principali ideologi di questo filone è stato l’americano Commonner, il quale nel suo testo “Il cerchio da chiudere” degli anni ’70, proponeva lo sviluppo di quelle tecnologie che dovevano soddisfare sia l’ecosistema che l’industria. Quindi l’ecologismo riformista non è contrario alla tecnologia in se stessa, ma a quella che non tiene conto dell’insieme dell’ecosistema. Generalmente in Europa, in modo particolare in Italia e in Germania, i vari movimenti del “verdi” si ispirano normalmente all’ecologismo riformista. Invece il filone fondamentalista esprime un’avversione alla tecnologia. Secondo Evan Illich, recentemente defunto, sacerdote cattolico che da anni si era autosospeso dal suo ministero pastorale, la crisi moderna consiste nella situazione che la macchina si è sostituita all’uomo e gli strumenti si sono sostituiti ai fini; per cui è un “implacabile processo di asservimento del produttore e di intossicazione del consumatore”. Per Illich ci si può servire degli strumenti solo ribaltando la struttura profonda che regola il rapporto tra l’uomo e lo strumento, creando una economia conviviale, cioè un reticolo di piccole unità, poco complesse e a basso contenuto energetico, in relazione armonica con l’ecosistema. Altro famoso esponente dei fondamentalisti è uno dei massimi ideologici del new age: F. Capra per il quale la crisi ecologica è stata causata dal prevalere nella scienza della visione meccanicistica del mondo cartesiana e newtoniana. Capra si rifà quindi alla dottrina orientale del Tao che non considera il mondo come un insieme di oggetti esterni all’uomo, composti dagli atomi, ma considera il pianeta come un organismo vivente, dove l’uomo non si distingue più dal mondo fisico. Ovviamente tale visione solistica si oppone alla visione cristiana del cosmo che è antropocentrica. Per l’ecologismo fondamentalista, al centro vi è non l’uomo, ma la biosfera, e tale biocentrismo diventa la norma della morale. In conclusione il giudizio della Chiesa cattolica sui vari movimenti ecologisti, è assai complesso e diversificato, infatti vi sono molti aspetti che il cattolicesimo apprezza e condivide, ma su determinati punti vi è divergenza perché contraddicono la visione che la fede cristiana ha dell’uomo e della natura. Il cristianesimo considera la creazione come opera di Dio, che resta sempre il Signore del creato, cosicché l’uomo non ne diventa mai il padrone assoluto, ma riceve da Dio il mondo come un dono per il suo bene e, affinché come collaboratore di Dio, lo porti a compimento nel migliore dei modi. Per la teologia cristiana, le cose create sono il segno di Dio e ne portano l’impronta, ed è proprio attraverso di esse che l’uomo naturale, senza una particolare rivelazione divina, sperimenta la bontà e la bellezza di Dio. Scrive san Paolo nella Lettera ai Romani: “Dalla creazione del mondo in poi le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l’intelletto delle opere da Lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rom 1, 20). Il creato non ha solo una valenza economica, pragmatica e utilitaria, ma ha anche un valore religioso ed estetico, cioè attraverso la sua contemplazione l’uomo si deve elevare spiritualmente e filosoficamente alla divinità. Allora la devastazione ecologica e l’avvilimento della natura sono per i cristiani quasi un sacrilegio, cioè una grave profanazione di quel tempio di Dio che è il creato e rientra nella categoria morale di peccato sociale. A tale riguardo da pochi anni la Conferenza episcopale italiana ha stabilito in tutte le parrocchie una giornata nazionale di sensibilizzazione per il rispetto del creato. Riguardo poi al concetto di natura, l’ecologismo ha una fortissima accentuazione della sua divinizzazione, con il rischio di tornare a forme di panteismo pagano secondo le quali la natura era piena di dei e devas. Per la fede cristiana la natura è creatura di Dio ma non è una emanazione divina. Dio per i cristiani non si identifica nella natura, ma la trascende infinitamente. Inoltre, l’ecologismo presso alcuni gruppi è presentato come un messaggio messianico di salvezza, quasi una religione secolare che salva l’umanità dai disastri causati dalla tecnologia. Per la fede cristiana, la salvezza è di ordine religioso, trascendentale, ed è anzitutto liberazione dell’uomo dalla morte e dal peccato ed è partecipazione, tramite Cristo, della vita di grazia trinitaria. Inoltre, come ho già sottolineato, alcuni gruppi ecologisti sono eccessivamente catastrofici, a questo riguardo il premio Nobel, autore del film “Una scomoda verità” forse in buona fede sta creando una situazione di terrorismo psicologico delle masse. Infine l’ecologismo è biocentrico, perché per esso l’uomo fa parte della natura, ed è un vivente, alla pari con gli altri viventi. Il cristianesimo invece è antropocentrico perché pone l’uomo al centro e al vertice della creazione, è vero che l’uomo fa parte della natura sotto l’aspetto biologico-corporeo, ma si distingue da esso per quello spirituale, perché, a differenza degli altri esseri viventi, l’uomo è dotato di libertà, intelligenza e coscienza. Gli animali, secondo la dottrina cattolica, non essendo persone, non possono essere soggetti di “diritti”, ovviamente essendo creature di Dio, vanno considerati con amorevolezza e non sottoposti a sofferenze inutili. Un cattolico potrebbe essere benissimo allora contro la caccia, quando questa sia non più un bisogno di vita alimentare indispensabile, ma solo una forma di passatempo e di svago. Tutta la creazione è stata fatta da Dio per il bene dell’uomo, affinché egli se ne serva non solo per la sua vita e le sue esigenze materiali, ma soprattutto per la sua evoluzione spirituale. Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.) |
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