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Che cosa succede a Famiglia Cristiana?Che cosa succede a Famiglia Cristiana? Il settimanale della Congregazione Paolina, il più letto in Italia, in caduta netta di vendite negli ultimi anni (solo nell’ultimo anno, due milioni di euro persi nel 2007, assieme a 27 mila copie) si è prodotto in una escalation di editoriali critici. Anzi, in veri e propri attacchi. Di cui è stato vittima il Partito Democratico, prima di tutto, considerato un “non partito”, e tra l’altro senza alcuna posizione a favore della famiglia. E poi, contro la decisione del governo Berlusconi di far prendere le impronte digitali ai bambini Rom. Infine, contro lo stesso Berlusconi, che ha l’ossessione dei magistrati e l’amore per gli avvocati, che fa eleggere in Parlamento. Anzi – come nel caso di Angelino Alfano, il neo Guardasigilli – gli fa assurgere da assistenti personali a ministri. Una escalation di prese di posizione forti. Una linea editoriale che sembra tornata quella – coraggiosa, ma allo stesso tempo ...

... giudicata troppo “spregiudicata” – di don Leonardo Zega, il direttore di Famiglia Cristiana, sollevato dal suo incarico nel 1998. Per leggere i motivi della crisi di Famiglia Cristiana, che rispecchia in un certo senso la crisi della famiglia paolina, si deve fare un passo indietro di dieci anni, appunto. E tornare al fatidico 1998. Don Leonardo Zega è direttore, e si distingue per le sue prese di posizione aperte in tema di morale sessuale e di aborto. Le porta avanti nella rubrica “Lettere dal Padre”, e si guadagna anche le critiche dell’allora cardinale Ratzinger e del cardinal Ruini. Ma lo spacco si consuma proprio all’interno della stessa Congregazione, divisi tra la fazione dei “conventuali”, considerati conservatori, ultrafedeli al Vaticano, e i “progressisti. I primi fanno capo ai superiori provinciali, e avrebbero l’appoggio dei vertici della Cei; i secondi quella del superiore generale don Pietro Campus.

Una situazione di stallo tale che Giovanni Paolo II nomina un delegato pontificio per i Paolini. “Purtroppo – scrive il Papa – una delicata situazione è insorta di recente all’interno della famiglia religiosa, turbandone la comunione e l’armonia”. L’allusione è proprio ai contrasti che oppongono l’allora superiore generale don Silvio Pienotti all’allora provinciale per l’Italia Paolo Soarin. Delegato pontificio è il vescovo Buoncristiani, che ora guida la diocesi di Siena.

All’inizio, non c’è nessuna rimozione. Poi don Zega viene sollevato dal suo incarico. L’atmosfera all’interno della stessa congregazione si fa pesante: si ritiene il licenziamento di don Zega (ufficialmente per raggiunti limiti di età) riguardi non solo Famiglia Cristiana, ma anche la linea politica della congregazione, contesta tra destra Cei e fronda ulivista interna. Le stesse due anime che sembrano confrontarsi in questo momento nella congregazione paolina. La linea più prudente, suggerita dopo la nomina del delegato pontificio, ha portato in dote un assottigliamento di copie: dal ’99 ad oggi, Famiglia Cristiana ha perso 26 milioni di euro e 300 mila lettori. Troppo. Tanto che si è provveduto a una drastica scelta: chiusura delle redazioni di Roma, Torino, Venezia e Bologna, e trasferimento a Milano di 14 persone. Creando una grande frizione tra la redazione e la proprietà.

Il direttore, don Sciortino, non ha tempo per fare dichiarazioni, ed è impegnato in una fase di rilancio del giornale che sarà a settembre. Ma gli editoriali, la linea politica aggressiva fanno balenare l’ipotesi che si sta tornando alla linea coraggiosa del periodo di don Zega, del quale don Sciortino era il fedele condirettore. Un riposizionamento per riguadagnare lettori, insomma. Che però viene bilanciato da alcune contromosse. Ad esempio, al mensile Jesus (sempre della famiglia paolina) il direttore Vincenzo Marras ha lasciato il posto al confratello don Antonio Tarzia. Motivo? Le voci dicono di una certa propensione a trattare temi caldi, retroscena, inchieste. Ma, soprattutto, Tarzia ha una navigata e collaudata amicizia con il Pontefice, del quale sposa la linea. E infatti dirige anche Communio, la rivista che Ratzinger stesso contribuì a fondare. E poi, il vicedirettore delle edizioni San Paolo è Elio Guerriero, che ha curato con Ingrid Stampa l’edizione in italiano del libro su Gesù di Nazareth.

Si può allora spiegare così la schizofrenia del settimanale paolino, che passa da un attacco al centrodestra a un attacco al centrosinistra, attraverso una linea editoriale diventata anche dura: dalla necessità di recuperare lettori, alla necessità di mantenere un equilibrio tra conventuali e progressisti. 

Articolo a cura del dott. Andrea Gagliarducci ( Esta dirección de correo electrónico está protegida contra los robots de spam, necesita tener Javascript activado para poder verla ) pubblicato su La Sicilia, 6 luglio 2008, pag. 2

 
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