Si chiude ufficialmente la partita con Lefebvre |
La Fraternità di San Pio X, la congregazione scismatica dei vescovi creata dal vescovo tradizionalista monsignor Lefevbre in contrasto con il Concilio, non rientrerà nella Chiesa Cattolica, perdendo forse l’occasione più ghiotta che gli potesse capitare. Sabato era il termine ultimo per la fraternità di pronunciarsi sulle condizioni loro poste da Benedetto XVI per il rientro in Santa Romana Chiesa. Che non parlano di accettazione del Concilio e della nuova messa (quella di Paolo VI, nelle lingue nazionali, che viene celebrata oggi, e che i lefevbriani contestano fortemente), considerate condizioni generali previe. Ma che riguardavano l’impegno a non attaccare il Papa e a non pretendere di avere un magistero superiore a quello del Papa, e di agire nel rispetto dell’autorità del Papa. Una mossa che serviva, in un certo senso, anche a mettere alle strette la fraternità: molti la abbracciano perché legati all’antico rito, e la cosa non ha più senso ora che il Motu Proprio di Benedetto XVI lo ha liberalizzato, e il fatto di non chiedere adesione al Concilio può separare, all’interno della fraternità, il nocciolo duro tradizionalista e quello più dialogante con il Papa. Ma dalla fraternità è giunto un secco no. Monsignor Williamson, della fraternità, ha dettato le sue condizioni di fronte alla guerra tra tradizionalismo e modernismo: l’abolizione del messale attuale (non basta il Motu Proprio) e quella dell’ecumenismo, considerato il vero male venuto fuori dal Concilio. Rubrica a cura del dott. Andrea Gagliarducci ( Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo ) |
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