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Usa e Santa Sede mai così viciniMai così vicini. Benedetto XVI e George Bush hanno sancito con una ufficiale visita dal tono informale e dalle fitte chiacchierate la vicinanza che lega in questo momento la Santa Sede e gli Stati Uniti. Un rapporto strettissimo durante l’amministrazione Reagan, soprattutto in chiave anticomunista, e raffreddatosi con le due guerre del Golfo, e soprattutto durante l’amministrazione Clinton. Benedetto XVI ama e ammira gli Stati Uniti. Ne predilige soprattutto il principio di laicità: religioni vive e presenti nel dibattito pubblico, sistema scolastico aperto che mette in concorrenza scuole di diversa estrazione e (perché no?) fede, e allo stesso tempo la separazione tra Stato e Chiesa. George W. Bush ama Papa Ratzinger. Ne ammira la fermezza nella fede, il modo piano e consequenziale di ragionare di fede, e di raccontare la fede con argomenti di ragione.

Nel dibattito pubblico statunitense, la fede viene sempre portata avanti con argomenti di ragione. Non potrebbe essere altrimenti, vista la varietà di confessioni religiose che ci sono in America. Una varietà che colpisce anche il mondo cristiano: ci sono i cattolici, ma anche gli evangelicals, e tra questi c’è George Bush, battista metodista. In genere, l’elettorato americano si divideva così: i cattolici votavano democratico, e cioè il pacifismo e la lotta contro la disuguaglianza sociale; gli evangelicals, più interventisti in politica estera, repubblicano.

Ma Bush, dopo l’ultimo conflitto tra cattolici ed evangelicals con la Seconda Guerra del Golfo, ha compiuto un’impresa: ha coagulato attorno al partito repubblicano evangelicals e cattolici. Il tutto in nome della politica per la vita e per la famiglia, e contro le politiche antinataliste. Promuovendo una politica della famiglia che – dichiarò lo stesso Bush – gli è stata in larga parte ispirata dal cattolico padre Neuhaus. È riuscito in questo modo a ricucire la frattura che Santa Sede e Usa avevano consumato in occasione della Seconda Guerra del Golfo.E lo ha fatto ricucendo la frattura che tra Santa Sede ed Usa c’era stata durante le conferenze sulla donna del Cairo e di  Pechino (1994 e 1995), proprio sulle politiche demografiche e per la salute riproduttiva delle donne. E a Pechino, a capo della delegazione vaticana c’era Mary Ann Glendon. Che oggi è ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede.

Non è una vicinanza politica quella che lega Stati Uniti e Santa Sede. E non potrebbe essere che così. Benedetto XVI ha fatto capire che intende mettere la politica fuori dalla porta delle relazioni diplomatiche nel suo discorso all’Onu. I commentatori “democratici” si aspettavano una dura condanna della guerra in Iraq, ricordando il sacrificio del seviziato Arcivescovo caldeo di Baghdad Rahho. Invece, Bendetto XVI ha fatto un discorso di valore morale: ha chiesto di rimettere al centro l’uomo, “al punto più alto del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia”. Come a dire: il Papa non ragiona in termini burocratici sulle politiche mondiali. L’obiettivo è quello di mostrare la validità della propria fede con la forza della ragione. Separando rigorosamente Chiesa e Stato. Eppure, l’avvio delle relazioni diplomatiche degli Stati Uniti con la Santa Sede, voluto dall’amministrazione Reagan, fu vista con sospetto, addirittura con dispetto. “C’è anche la possibilità che un ambasciatore statunitense presso il Vaticano possa influenzare delle decisioni che riguarderebbero la vita interna della Chiesa cattolica degli Stati Uniti”, scriveva il periodico cattolico America.

Non è stato così: i vescovi americani sono stati “lanciati” da Papa Giovanni Paolo II, in occasione della Guerra del Golfo, per ribadire il no agli attacchi. E sempre i vescovi statunitensi sono impegnati in un dibattito sul fronte democratico: dare o meno la comunione ai cattolici abortisti? Mentre Santa Sede e Stati Uniti mantengono sereni rapporti diplomatici, improntati sulla comunanza degli obiettivi morali, come recita anche il comunicato diramato dopo l’incontro tra Bush e Benedetto XVI.

Rubrica a cura del dott. Andrea Gagliarducci ( Esta dirección de correo electrónico está protegida contra los robots de spam, necesita tener Javascript activado para poder verla )

 
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