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L’Arcangelo Raffaele, medicina di Dio - IV edizione a Campagna del Meeting sugli Angeli PDF Stampa E-mail

L’Arcangelo Raffaele, medicina di Dio - IV edizione a Campagna del Meeting sugli Angeli

ROMA, mercoledì, 14 maggio 2008 (ZENIT.org).- Sarà dedicata a conoscere e approfondire la figura de “l’Arcangelo Raffaele: celeste farmaco di Dio” la IV edizione del Meeting sugli Angeli che si terrà a Campagna (Salerno) l’1 e il 2 giugno 2008. L'evento è organizzato ogni anno dalla Milizia di San Michele Arcangelo (M.S.M.A.), un gruppo di cattolici che si impegna nella diffusione e nel retto culto cristiano di devozione agli angeli ed in particolare a San Michele Arcangelo. L'associazione fu fondata negli anni '60 da monsignor Giuseppe del Ton e venne eretta canonicamente il 6 gennaio 1980 nella Cappella del Monastero Santa Maria Regina a Tor Lupara (Roma). Con gli anni l'Associazione lentamente si estinse e l'8 maggio 2002 è stata rifondata da don Marcello Stanzione. Don Marcello, oltre ad essere l’ideatore e promotore del Meeting sugli Angeli è anche autore di numerosissimi libri sul tema.

ZENIT lo ha intervistato. Chi è l’Arcangelo Raffaele e perché è diventato per voi oggetto del Meeting sugli Angeli? Don Marcello: L’Arcangelo Raffaele è “uno dei primi Spiriti che stanno sempre pronti ad entrare nella gloria di Dio”, come lui stesso si definisce ai due Tobia, padre e figlio, alla fine del lungo viaggio fatto dal giovane in sua compagnia. E’ per noi oggetto di questo IV Meeting perché, dopo aver parlato, nelle precedenti edizioni di San Michele, il Capo ed Archistratega degli Angeli, come giusto, visto che la nostra Associazione è a lui dedicata, abbiamo affrontato il tema, nella II edizione del rapporto tra realtà e mistificazione del mondo angelico e, nell’ultima edizione dello scorso anno, quello relativo ai Beati Spiriti celesti ed il loro rapporto coi mistici. Ci è parso opportuno e pertinente, in un momento in cui si acuiscono le difficoltà delle famiglie e degli sposi cristiani, di fronte al dilagante fenomeno della corruzione in ogni senso, cercare di dare un punto di riferimento preciso, qual è anche il precipuo compito dell’Arcangelo Raffaele, protettore appunto delle famiglie, degli sposi, dei fidanzati, dei migranti, ecc..

I grandi Arcangeli, quali Michele, Gabriele o Raffaele, dotano il loro protetto degli attributi di missione che riguardano tutta l’umanità poiché essi sono i custodi dell’uomo interiore, le guide dei popoli, i reggenti delle grandi epoche, i maestri della vita nello Spirito autentico ma anche gli annunciatori del nuovo. Essi dividono il giorno dalla notte, il sacro dall’impuro, la vita dalla morte, ma restano comunque e sempre i ministri del Vivente e del Vivente in abbondanza, secondo la grazia e la verità. Tutto quello che favorisce la santa crescita nell’umiltà aumenta la luce, la trasparenza, la semplicità e distacca l’uomo dai loro odi ancestrali. Se si vivesse in comunione con gli Angeli, i falsi problemi di questo mondo non vi resisterebbero e l’impulso di verità e di amore seminato da Cristo riunirebbe tutti gli uomini in una sola famiglia, abolendo finanche la distinzione di razze e di religioni. Messaggeri della Parola, essi la proteggono da ogni deturpamento sepolcrale e istituzionale. Troppo spesso si riduce la lettura della Parola di Dio ad un sempiterno ridetto di dottori, a delle iscrizioni su pietre tombali. Invece, attraverso lo Spirito, attraverso l’Angelo, la lettura diventa sveglia permanente, riconoscenza ed azione di grazia rinnovata. Si tratta dunque meno di saziarsi per sé e di saziare il prossimo coi sacri testi, senza intelligenza e senza amore, quanto di mangiare e di interiorizzare il germe che li rende fecondi, facendoci rinascere a vita nuova. L’Arcangelo Raffaele è l’Angelo di Dio che conduce sempre l’uomo, dalla terra della sua nascita, dalla casa di suo padre, alla terra che Dio gli fa vedere e gli destina – un paese, una vocazione, una missione, una moglie, la salvezza.

L’Angelo vigila sulle gioie familiari come sulle imprese più pericolose. Per questo egli è figura dell’Angelo Custode, di cui è il Capo, secondo la dicitura di alcuni Padri della Chiesa. Perché “Farmaco di Dio”? Don Marcello: La composizione del nome attesta anche l’identità di chi lo porta e Raffaele trae la sua origine appunto da Rapha ed El, che significa appunto “Medicina di Dio”. Ogni vittoria su noi stessi ci accorda una grazia dall’Alto, un nuovo sguardo. La prova accettata permette il dono poiché essa brucia il male (malattia o peccato) nascosto in noi. Alcune malattie non sono solamente delle malattie, sono delle prove santificatrici, riparatrici, delle protezioni, delle soglie d’incontro per anime lontane, una possibilità per l’uomo di chinarsi più profondamente sulla propria vita, un cambio di destino, un’associazione alla Passione di Cristo, una “moneta di scambio, di acquisto e di riscatto”. Certo, occorre continuare a soccorrere e curare, ma quale medicina si può pretendere allora senza ispirazione? La croce non è una… malattia, anche se la malattia può essere una delle forme della nostra croce. E la croce che sopraggiunge sotto forma di malattia non è una maledizione, né una disgrazia, né un’occasione di lamentarsi, ma ogni tipo di grazia.

Queste malattie sono come dei rimedi per l’anima. A causa delle loro sofferenze sofferte, questi “malati” sono come dei “medici”, dei benefattori benedetti per il loro prossimo immediato, dei “salvatori” dell’umanità. Il giusto sofferente, l’innocente perseguitato, portano su se stessi, al seguito di Cristo, il rimedio ai mali dell’umanità, moralmente pervertita. Alcuni sono menomati moralmente e fisicamente perché altri crescano e scoprano il puro amore, la devozione. Intorno all’handicap, alla sofferenza vagolata, fiorisce la santità malgrado l’assurdità malvagia, come una grazia formidabile non sgorgante che al capezzale dell’inaccettabile. Allora, in quel momento, al di là della misura del limite… l’Angelo! Nell’ufficio di San Raffaele si impara più precisamente come ferite, peccati, malattie, prove, guarigioni, benedizioni, coincidenze, liberazione dal demonio e volontà di Dio siano in rapporto. La sua azione esorcistica si caratterizza con una specificità indispensabile, che prolunga l’azione esorcistica maggiore: quella dell’antiparassitario profondo del corpo e della psiche dall’influsso e dalle sozzure del demonio. Finché un trauma incosciente, una ferita morale non è stata individuata, riparata, pulita, oliata dal balsamo celeste, e racchiusa dalla preghiera sotto la condotta dell’Arcangelo, il Nemico custodisce presa su di noi, e ritorna sempre.

Questa guarigione-purificazione, che s’inscrive in una specie di confessione, di apocalissi personale necessita nella durata di una vita sacramentale quotidiana. Si giudica l’albero dai frutti! Là dove la confessione rimane impossibile (Legami, lacci del Nemico, accecamento traumatico, maledizioni ancestrali, conseguenze di crimini antichi, richieste di riparazione di anime in pena, ecc.), dove l’origine del male si rivela sconosciuta, inaccessibile, occorre un aiuto trascendente. Raffaele leva il velo dell’invisibile. Il perdono-guarigione viene con lui o tramite il ministero del sacerdote. ROMA, giovedì, 15 maggio 2008 (ZENIT.org).- Il compito degli Angeli è quello di consigliare le persone sulla via da seguire per giungere a Dio, spiega don Marcello Stanzione, Presidente dell’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo. In questo senso, il compito dell'Arcangelo Raffaele è quello di aiutare coloro “che hanno problematiche connesse anche, oltre al vivere in comunione con gli altri, con il vivere in comunione con se stessi”. La prima parte dell'intervista è stata pubblicata il 14 maggio. Quale relazione c'è tra l’arcangelo Raffaele, l’accompagnamento nelle malattie, i farmaci e la medicina? Don Marcello: Nel Libro di Tobia, a cui noi facciamo riferimento, prima ancora di veder all’opera coi vari Santi e Beati, l’Arcangelo San Raffaele, il “Medico di Dio”, con rimedi naturali scaccia le malattie e le paure di Sara, la moglie del giovane Tobia e ridona la vista al vecchio Tobia, reso cieco dallo sterco di rondini. I rimedi farmacologici, le medicine naturali ne fanno giustamente il protettore dei medici e dei farmacisti. Non è un caso che il maggior Ordine Ospedaliero della Chiesa, quello dei Fatebenefratelli, fondato da San Giovanni di Dio, abbia quale suo specifico protettore l’Arcangelo che molte volte, anche in forma visiva, ha reso grandi servigi al loro Fondatore.

Una relazione su Raffaele, i farmaci e i farmacisti sarà tenuta dal dottor Piero Uroda, presidente dei farmacisti europei, che tratterà anche del problema dell’obiezione di coscienza nel vendere determinati medicinali, il cui utilizzo è contro i dettami morali del Cristianesimo. Siete giunti alla IV edizione del Meeting sugli Angeli. Cosa avete realizzato finora e quali sono gli obiettivi che vi proponete? Don Marcello: Riproporre la giusta dottrina della Chiesa Cattolica ed il retto culto da operare nei confronti dei Santi Angeli di Dio, contrastando tante deformazioni presenti nelle varie librerie, talvolta anche cattoliche, è stato fin dall’inizio il motivo ispiratore dei nostri Meeting. Abbiamo finora editi già alcune decine di libri sulla devozione, le preghiere ed i pensieri da rivolgere nel retto culto ai Santi Angeli. Abbiamo fatto stampare, a carico della Milizia, che non naviga certamente nell’oro, visto che noi operiamo in una piccola frazione di un piccolo paese del sud, tutti gli Atti relativi ai vari Convegni finora sostenuti. Il tutto per la maggior gloria di Dio e dei suoi Santi Angeli, con spirito di dedizione, di sacrificio e di amore. Molto lavoro è stato realizzato grazie all’intensa e nascosta attività di Alfonso Giusti, segretario generale della Milizia di San Michele Arcangelo. Perché secondo lei è necessario rinnovare la devozione per l’Arcangelo Raffaele e per gli Angeli in generale? Don Marcello: Dovere di ogni cittadino di uno Stato è conoscere le leggi che tale Stato emana per rendere migliore la vita dei suoi cittadini.

Dovere di ogni cristiano è conoscere tutte le forme di culto e di venerazione per meglio espletare l’azione di grazie nei confronti del proprio Creatore. Le creature angeliche sono figure eminenti, principi della Corte celeste che il Signore dona ad ognuno per meglio consigliarlo sulla via da intraprendere per giungere alla Casa del Padre. Se noi chiediamo un’informazione su di una strada o su di una via, vediamo formarsi subito dei capannelli o comunque notiamo subito il buon disporsi del nostro interlocutore per meglio adoprarsi a che una persona giunga il più facilmente possibile ad un dato luogo. Tale compito è quello degli Angeli nella via che ci conduce a Cristo, a Dio. Quella dell’Arcangelo Raffaele è, in particolare, adatta a tutte le persone che hanno problematiche connesse anche, oltre al vivere in comunione con gli altri, con il vivere in comunione con se stessi. Penso a chi ha avuto la sventura di dover fare un aborto, a chi ha paure dell’indomani, a chi non ha ancora formato una famiglia, alle famiglie già formate e che sono in difficoltà per ristrettezze economiche, a chi aspira ad una vita spirituale in funzione del nostro Creatore e Padre, ai malati, agli emigranti, ai viaggiatori. Servi di Dio, gli Angeli si fanno “servitori degli uomini” per la Gloria di Dio. Essi discendono verso l’uomo per fargli conoscere la Volontà del suo Creatore. In questo contesto l’Angelo è il rivelatore della Santità di Dio e della Sua Trascendenza ed è nella persona dell’Angelo, inviato del Dio tre volte Santo che l’uomo, peccatore e nostalgico del Paradiso perduto, è confrontato a questo mistero di Trascendenza.

E’, cioè, nella prospettiva della Santità di Dio che occorre contemplare l’Angelo e, sicuramente, la prima missione degli Angeli presso gli uomini consiste nello stimolare noi tutti a rendere grazie, con la preghiera, all’amore infinito di Dio, essendo, tale missione, indissolubilmente legata alla loro funzione primaria ed essenziale di adoratori. Così, prima di garantire una protezione o di portare un aiuto, o di dispensare una consolazione, un insegnamento od un avvertimento, gli interventi degli Spiriti celesti sono come tanti inviti, rivolti a noi uomini, per riportarci verso il loro e nostro unico Creatore e Padre, Dispensatore di ogni beneficio. Il fatto che noi onoriamo gli Angeli non significa che noi spostiamo la nostra fede su di un altro piano. Ben al contrario, sembra che noi vi impariamo a vedere meglio Dio in tutte le cose, a benedirlo incessantemente, a riservare un altro appartamento per il segreto del Re. Attraverso l’Angelo tutto è posto sotto lo sguardo di Dio; attraverso l’unione coi Santi Angeli, la vita più caotica ritrova il suo senso e la sua armonia o, almeno, un’altra ragione per sperare. Noi sappiamo bene da Isaia (63, 9) che non è il Messaggero o l’Angelo che ci salva, ma “il Suo Volto!”. Qual è il nesso tra la vita reale e gli Angeli? Don Marcello: La condotta reale, autentica dell’Angelo non sfocia per nulla nell’Illuminismo, il Sentimentalismo, l’Esoterismo, l’Occultismo e la messa in valore del soprasensibile e dello straordinario, ma ben piuttosto su di una vita rinnovata nel cuore di questo mondo, con più fiducia ed entusiasmo per operare nella pasta delle cose. Davanti all’Angelo, l’uomo manca di naturale! Col risveglio, viene il senso del concreto. La vita spirituale è un tutt’uno con la vita semplicemente, ma essa è vissuta più vicino all’intuizione del cuore. Pregare (ascoltare) il proprio Angelo e cercarlo sono due attitudini ben differenti! Nella vita cristiana non vi è posto per la ricerca dell’Io (l’egocentrismo spirituale più sottile passa attraverso lo scrupolo della realizzazione del se stesso), l’Angelo che vi si presta non è un buon angelo! Anche nella vita corrente non a caso, con riferimento al Libro di Tobia per quanto attiene al matrimonio, è l’arcangelo Raffaele che vuole il matrimonio di Tobia.

Questo perché il matrimonio rientra nei piani divini, non è un affare privato; prima di essere frutto di una scelta personale da parte dell’uomo, è voluto da Dio per i suoi fini che trascendono senza dubbio la gioia di due poveri sposi. Non è Tobia che per primo sceglie Sara, non è lui che la vuole; Dio ha scelto per lui. l’uomo proprio nel suo matrimonio deve vincere il male, non può sottrarsi alla prova. Quale ambiguità in tutto quello che hai creato! Un demonio insidia la donna ed è geloso. Il matrimonio che dovrebbe generare la vita genera la morte. Eppure proprio nel matrimonio Dio impone la scelta ed è nel matrimonio che l’uomo, come obbedisce, così serve ai disegni di Dio. Colui che serve Dio e non lo serve fin da quaggiù nella persona dei suoi fratelli malati solitari, dei prigionieri abbandonati, dei poveri di strada, dei perseguitati, dei miseri dell’anima, degli esclusi da un sistema iniquo, delle vittime di sortilegi del demonio, spergiura quello che prega, disprezza gli Angeli, fa un insulto a Cristo. Per ciò gli uomini sono obbligati a numerosi rimedi per differenti mali. Dio non ha che volere. Il rimedio che sorge dalle Sue mani si applica a tutto contemporaneamente. E Raffaele si chiama anche il “Rimedio di Dio”. Quando egli appare, tutti i mali che tocca sono guariti gli uni dopo gli altri e, tra le sue mani, il supremo pericolo da salute. Raffaele è un Angelo pedagogo.

Egli insegna i segreti della lotta invisibile, la scienza del cuore, quella delle corrispondenze ma, attraverso di lui, è la Misericordia divina che insegna. Misericordia non è bonomia. Impariamo bene: colui che trova delle scuse per tutto, senza riprenderci e correggerci, non è veramente nostro amico. Raffaele, che è un puro Spirito, uno Spirito di verità, ci riforma e ci conduce ad un’autentica presa di coscienza ei nostri peccati, dei nostri debiti, delle nostre debolezze, poiché egli è prima di tutto una potenza d’amore e di perdono. Il buon Angelo libera la nostra capacità di perdonare il nostro prossimo. Sappiamo bene che la preghiera è l’opposto di ogni mezzo o tecnica occulta di invocazione degli spiriti, di manipolazione della psiche, poiché essa è un’unione molto semplice ed umile della creatura al suo Creatore, un atto di confidenza. Non apre, dunque, porte illecite. Non bisogna, quindi, mai prendere l’iniziativa di una lotta con l’altro mondo, od invitare gli spiriti, con possibilità molto alta di consegnarsi ai demoni o ad ogni tipo di entità tenebrose. Una giustizia che non fosse giusta, non sarebbe giustizia. E’ così che Dio stesso fa precedere, accompagnare in segreto la sua divina giustizia con le sollecitudini della sua misericordia..

Intervista di Antonio Gaspari (Zenit.org) a Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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