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Il gioco delle Carte PDF Stampa E-mail

Il gioco delle CarteIn molti regolamenti dei vecchi seminari si diceva esplicitamente che era disdicevole per un seminarista o un aspirante al sacerdozio giocare a carte anche perchè probabilmente questo fomentava la parte bassa dell'ira e della passionalità. Tra i numerosi e vari strumenti di divinazione la più diffusa è la cartomanzia che utilizza le carte da gioco per indicare gli eventi futuri, essa è una pratica relativamente recente in quanto la presenza delle carte da gioco è documentata in Occidente solo a partire dalla fine del ‘300. Il mazzo di carte dei Tarocchi, formato da ventidue arcani maggiori e cinquantasei arcani minori, fu inventato nelle corti italiane della seconda metà del 1400 ed è il risultato iconografico delle allegorie e dei simboli tardo-medievali e rinascimentali. La chiromanzia, invece, si basa sulla decodificazione delle linee della mano e viene utilizzata per inquadrare il carattere del cliente, le sue potenzialità e le sue inclinazioni. Lo spiritismo e la negromanzia è il ricorso ...

...  agli spiriti dei morti per svelare il futuro. Altro elemento di divinazione è la numerologia, che si riallaccia alla Cabala ebraica che si attua sostituendo i numeri alle lettere del nome e del cognome di una persona e, riducend o i numeri fra quelli compresi tra l’uno ed il nove, se ne interpretano i valori simbolici.

Il giudizio dottrinale della Chiesa Cattolica sulla magia e stregoneria è in linea con quanto insegna la Sacra Scrittura. Il Giudaismo dell’Antico Testamento, pur essendo nato nel cuore della civiltà medio-orientale fondata sulla magia, prende vigorosamente le distanze dai riti magici degli egizi, dei cananei e dei babilonesi. L’immagine della magia come alleata dei potenti contro la religione di Israele, si ritrova nel Levitino (19, 26-31; 20, 6-27), nel Deuteronomio (18, 9-14), nel I Libro di Samuele (28, 6-14) la debolezza di Saul che consulta la maga di Endor, dopo averle vietato di “evocare gli spiriti”, esprime il peso di una inclinazione naturale alla curiosità di conoscere il futuro. Nel Libro della Sapienza (13, 1-19) la religione si oppone alla magia come la saggezza alla follia. Alla corte di Babilonia, Daniele ed i suoi compagni hanno la meglio su maghi ed indovini (Daniele 1, 20). I profeti Geremia (27, 9), Osea (4, 2), Michea (5, 11) e Malachia (3, 5) classificano  la pratica della magia fra le condotte adultere e sacrileghe del popolo eletto. Il Deuteronomio (18, 10-11) afferma con severità: “Non si trovi in mezzo a te chi immoli, facendolo passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia; né chi eserciti la divinazione o il sortilegio, l’augurio o la magia; né chi consulti gli spiriti; o gli indovini, né chi interroghi i morti”. Il profeta Isaia (47, 12-14) infuriato esclamava: “Stattene pure nei tuoi incantesimi e nella moltitudine delle magie (…).

Si presentino o ti salvino gli astrologi che osservano le stelle, i quali ogni mese pronosticano che cosa ti capiterà. Ecco, essi sono come stoppini: il fuoco li consuma; non salveranno se stessi dal potere della fiamma”. Anche il cristianesimo, che è radicato nella stessa tradizione biblica, sottolineerà la propria divergenza radicale dalla magia che normalmente si appella alle forze demoniache per assicurare l’efficacia delle proprie azioni. Nel Nuovo Testamento è detto chiaramente che chi c ompie la stregoneria non erediterà il regno di Dio (Galati 5, 20). Nel Libro degli Atti degli Apostoli abbiamo che Simon Mago viene vigorosamente condannato per aver tentato di volgere la potenza dello Spirito a beneficio delle sue pratiche magiche (Atti 8, 9-20). Sulla piazza di Efeso, all’appello incisivo di San Paolo “un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portarono i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti” (Atti 19, 19).

L’Apocalisse esclude dalla Gerusalemme celeste i “menzogneri” ed i “fattucchieri” di qualsiasi genere (Apocalisse 9, 21; 18, 23; 21, 8; 22, 15). Nei primi secoli del cristianesimo tale insegnamento cattolico è costante, la Didachè, tra le vie che conducono alla morte, accanto alla idolatria, pone la magia e gli incantesimi. Ippolito, nella Tradizione apostolica, esclude dal battesimo maghi, astrologi ed indovini. San Giustino nel Dialogo con l’ebreo Trifone e Sant’Agostino in De Doctrina Christiana condanna vigorosamen te la magia. Il decreto di Graziano colpirà con pene severe chi pratica la magia, così come il Concilio di Elvira (305) ed il Sinodo di Paderborn (785).

Don Marcello Stanzione

 
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