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Sette ed Eresie, svelare i tranelli (Terza Parte) PDF Stampa E-mail

Sette ed Eresie, svelare i tranelli (Terza Parte)UN LINGUAGGIO ERMETICO Un enunciato scritto o parlato è la manifestazione materiale di un certo numero di idee che un individuo vuole far passare con l'intermediazione di un messaggio. Comprendere un testo - per colui che lo riceve - è al contrario costruire una rappresentazione mentale di quello che significa l'enunciato per lui. In questo processo di ricostruzione del significato, sono in gioco parecchi fattori, in mezzo ai quali le attitudini e le credenze del soggetto, come le sue conoscenze anteriori, che gli permettono di decodificare e di attribuire un valore interpretativo alle parole ed alle frasi che si presentano a lui. E' questo appello al sapere personale per accedere al significato che le sette augurano di rompere. Tagliando il legame che unisce una parola ad una idea od un oggetto, l'individuo reso estraneo alla sua propria lingua non può più costruire il significato in modo pertinente. Esse dispongono di tecniche specifiche per agire sulla comprensione di un testo, giocando ...

...  sulla organizzazione delle parole nella frase, il loro numero, la loro forma od il loro significato. L'EVOLUZIONE FORZATA DI UNA LINGUA COMPRESA DA TUTTI. Il potere linguistico può apparire sotto la forma di una evoluzione forzata di taluni tratti di una lingua. La lingua è - nel quadro di un completamento nel tempo - in perpetua evoluzione, essendo questi cambiamenti il frutto della progressione del rapporto che l'uomo intrattiene con il mondo: "l'evoluzione di una lingua è sotto la dipendenza dell'evoluzione dei bisogni comunicativi del gruppo che l'impiega. Beninteso, l'evoluzione di questi bisogni è in rapporto diretto con l'evoluzione intellettuale, sociale od economica di questo gruppo". Al fine di colmare i bisogni di una società particolare - fenomeno che la setta illustra chiaramente - la lingua può essere sottoposta intenzionalmente ad una evoluzione "lampo", che è raro poter constatare in un contesto di sviluppo naturale. Le situazioni nelle quali queste metamorfosi si manifestano nella storia sono spesso correlate all'avvento di diktat ideologici in seno ad una società. Se questi cambiamenti in un contesto naturale di evoluzione non si caratterizzano - come lo denota Martinet (Elementi di linguistica generale, Parigi, A. Colin, 1993): "Tutto può cambiare in una lingua: la forma ed il valore dei monemi, cioè la morfologia ed il lessico; l'agente dei monemi nell'enunciato, altrimenti detto la sintassi; la natura e le condizioni di impiego delle unità distintive, cioè la fonologia" - dalla loro natura, essi tendono a manifestarsi più volentieri sul lessico della lingua nel quadro di una evoluzione forzata, parte più flessibile del sistema. Li si può illustrare con taluni rimaneggiamenti che mirano ad "estirpare ogni pensiero non ortodosso bandendo i nomi che servono loro da supporto. Le parole divengono i loro propri riferimenti". Ci resta da definire il campo d'azione di questo fenomeno, l'intenzione che lo motiva ed infine il problema della sua messa in pratica e della sua persistenza nel tempo. Noi evocheremo due assi per delucidare lo scalino di locatori-costruttori nei grandi lavori di ristrutturazione della lingua. Il primo rinvia all'investimento simbolico di un campo sociale, reso possibile da una manomissione di ordine politico per esempio.

In effetti, la portata dell'impresa è tributaria della estensione della popolazione sulla quale essa può agire: "strutturando la percezione che gli agenti sociali hanno del mondo sociale, la nomina contribuisce nel fare la struttura di questo mondo e tanto più profondamente di quanto è largamente riconosciuta, cioè autorizzata". L'appropriazione da parte dei locutori di un codice artificialmente modificato non si fa naturalmente. La sua messa in opera nel seno di una comunità necessita che un potere sufficientemente potente ne motiva l'uso presso i locutori o, in mancanza, ne assicura la costrizione: "L'efficacia simbolica delle parole non si esercita mai che nella misura in cui colui che la subisce riconosce quello che l'esercita come fondato ad esercitarlo o, cosa che ritorna alla stessa, si dimentica e si ignora, sottomettendovisi, come avendo contribuito, con la riconoscenza che gli accorda, nel fondarla". Questo modo di appropriazione della lingua non è altro che un caso di logocrazia, che Claudio Hagège definisce come lo "stile col quale si assicura il controllo di tutto, mascherando il reale sotto le parole". Il secondo asse di motivazione al cambiamento è quello di una mobilizzazione volontaria di locutori in questa impresa, al fine di fondare o di rinforzare una identità caratteristica del gruppo. E' spesso il caso di piccole comunità che augurano di rendere opaco il contenuto dei loro pensieri, dei loro atti, od ancora che rifiutano l'assimilazione nel più grande numero, nel quale essi non si riconoscono. La lingua assume qui una funzione criptica, non permettendo le forme impiegate l'accesso al significato che ad una cerchia ristretta di iniziati.

Che dire a proposito delle sette se non che esse si pongono al crocevia delle due tipologie precedenti. Dalla funzione criptica che motiva il secondo tipo di gruppo, le sette traggono grandi profitti; da una parte, l'opacità della lingua permette loro di provocare una rottura dei loro adepti col mondo esteriore; dall'altra parte, l'inaccessibilità al significato permette loro di veicolare la loro dottrina premunendosi dagli attacchi usciti dal grande pubblico. Dal primo asse inquadrato, esse hanno in comune la volontà di imporre una dottrina, e più largamente una concezione del mondo che è loro propria. A differenza delle prime, esse non possiedono di fatto i mezzi materiali di investire un campo sociale molto esteso. Si pone allora il problema della portata e dell'efficacia dell'impresa, che non valgono che se i cambiamenti non sono riconosciuti - e dunque utilizzati - da dei locutori. Pietro Bourdieu denota che "il discorso eretico deve non solamente contribuire a spezzare l'adesione al mondo del senso comune protestando pubblicamente la rottura con l'ordine normale, ma anche produrre un nuovo senso comune e farvi entrare, investite dalla legittimità che conferiscono la manifestazione pubblica e la riconoscenza collettiva, le pratiche e le esperienze fin là tacite o respinte da tutto un gruppo". Se le sette non dispongono di fatto di un campo d'azione le cui ripercussioni su di una intera società sarebbero immediate, esse non rinunciano pertanto alla conquista di nuovi spazi, rinforzando per fare questo una presa in carica individuale dei locutori. Esse si investono in delle pratiche di apprendimento che permettono loro di far acquisire ai locutori che si sono accostati l'assimilazione del nuovo vocabolario, che deve a medio termine soppiantare quello che è riconosciuto ed utilizzato dalla società: "Il sogno di orientare il corso del vocabolario e della grammatica, lungi dall'essere iconoclasta, presuppone una appropriazione della lingua come luogo di occupazione simbolico. E per il riformatore stesso, assicurarsi la padronanza della lingua, questo è garantire la sua propria continuità". L'investimento in tempi ed in mezzi per la setta dell'apprendimento che essa inizia presso i suoi adepti è certamente elevato, ma è a questo costo che essa assicura una parte del suo potere. D'altronde, agire sulla lingua e darsi i mezzi di far accreditare le sue modificazioni costituisce anche - con la selezione di quello che è giudicato pertinente e la censura di quello che perturba l'ordine interno - una impresa mentale sulla visione del mondo dei locutori che ne sono vittime. LA PAROLA E LA FRASE La buona organizzazione delle frasi nel seno del testo e la scelta delle parole che lo alimenteranno è una delle condizioni di riuscita della comunicazione.

E' primordiale per la setta che l'informazione che serve da pasto per catturare l'attenzione del recettore del messaggio sia chiaramente esplicitata, con l'intermediazione di frasi più spesso corte ed alimentata da parole semplici e comprensibili da tutti. Per contro, quello che deve essere nascosto al lettore è annegato nel seno di frasi lunghe e complesse, od ancora in un ammasso di parole create di sana pianta, incomprensibili a quelli che non ne conoscono il significato. Lunghezza e complessità delle frasi. La complessità di una frase è legata sia alla quantità delle parole da cui è formata, sia al loro aggancio nel suo seno. Una frase detta semplice è un enunciato minimo costituito in generale da un soggetto e da un verbo, talvolta da un complemento. La complessità si accresce quando le subordinate si moltiplicano a partire da questi due o tre elementi di base. In modo generale, le frasi corte e poco complesse focalizzano l'attenzione su di una idea chiave, elemento centrale la cui presenza non può sfuggire al destinatario potenziale del messaggio. Il significato è unico ed accessibile ad ognuno; lo sviluppo per precisare maggiormente avrebbe qui valore di dispersione in rapporto all'obiettivo inquadrato, vale a dire di distogliere dall'essenziale. Gli enunciati lunghi e complessi sono impegnati in uno sviluppo spinto dei temi, per spiegare, precisare, determinare o nascondere delle parole o delle idee. Si può in taluni casi attribuire alla lunghezza della frase un ruolo di focalizzazione su certuni elementi che la costituiscono; Si possono chiaramente attribuire alle parole che ricevono numerose qualificazioni un valore plurale, che traduce spesso la complessità. La frase seguente, estratta da un prospetto della setta La Famiglia, è caratteristica di questo fenomeno. La costituiscono cinquantuno parole: ...

Ma quello che ci interessa è di vedere la creazione eterna di Dio, di incontrare delle anime ben più affascinanti ed immortali, di avere questo contatto cuore a cuore, spirito a spirito, di risentire questo "tocco divino" nella Sua creazione, l'immortalità che noi scorgiamo in ogni persona che noi incontriamo. (La Famiglia). Nondimeno, questo apparente scrupolo di esaustività è spesso portatore di confusione. Un enunciato troppo lungo e troppo complesso non permette la ritenzione di tutte le informazioni che contiene, ed i dati possono facilmente essere sommersi da determinazioni che non sono pertinenti, questo a scapito dell'intenzione del produttore del messaggio. L'alternanza di enunciati lunghi e corti permette di ritmare il testo. Gli enunciati brevi corrispondono ai temi affrontati. Essi rinviano il più spesso ai principi della setta, ai suoi obiettivi ed al suo programma. Le frasi lunghe quanto ad esse costituiscono uno sviluppo di questi temi. Nell'esempio successivo estratto da un trattato della setta di Moon, gli elementi sono sempre codificati allo stesso modo; un titolo generale che fa riferimento al tema, l'annuncio dei sottotemi ed infine degli enunciati che sviluppano questi ultimi. Ogni livello - dal più generale al più particolare - è messo in scena nel testo con delle caratteristiche specifiche; lettere maiuscole per il primo livello, numerazione per il secondo e trattini per il terzo: I NOSTRI OBIETTIVI 1. Suscitare un risveglio spirituale - Sviluppare una educazione spirituale insegnando l'amore disinteressato di Dio, del prossimo e della creazione nelle nostre famiglie, le nostre scuole, le nostre università, le nostre imprese, ecc. - Iniziare una rivoluzione del cuore basata su di uno spirito di altruismo. - Insegnare che le nostre azioni sulla terra hanno una implicazione eterna. 2. Promuovere l'Amore vero in seno alla coppia ed alla famiglia - Aiutare le coppie e le famiglia a centrarsi su Dio formando così un fondamento solido per una società morale e sana e per la creazione di una grande famiglia umana, a prescindere dalle razze e dalle nazionalità. - Lottare contro l'immoralità e la corruzione, incoraggiando la fedeltà ed il rispetto reciproco. 3. Preservare l'eredità cristiana ed il patrimonio spirituale dell'umanità ed i valori universali dei patrioti, dei pensatori e dei santi che furono i garanti della giustizia e della generosità nelle nostre società. - Rivelare la responsabilità umana come elemento motore del progresso verso il bene nella storia. ( ... ) (Moon) Il ritmo così creato da una tale gerarchizzazione e l'utilizzazione di verbi all'infinito all'inizio delle frasi rende dinamico l'accesso al testo. L'informazione da veicolare è chiaramente posta dall'intermediazione di titoli corti, assecondati da delle frasi più lunghe che fanno riferimento a queste ultime, in modo tale che l'essenziale sia sempre nello spirito di colui che riceve il messaggio. Il gioco della parola e della frase.

In realtà, la vera confusione non nasce tanto da una costruzione grammaticale singolare quanto dall'uso di parole che non sono appropriate al contesto nel quale esse sono impiegate od ancora di parole create dal gruppo. Quando la costruzione della frase è corretta ma nutrita di parole sconosciute, il significato è volontariamente inaccessibile. Con delle idee chiavi da far passare, le parole sono al contrario comprensibili da tutti. Il processo inverso, ovverosia delle frasi lunghe e complicate e delle parole intelligibili non produce lo stesso effetto; noi possiamo in effetti comprendere il significato di una struttura grammaticalmente scorretta senza grande difficoltà, allorché non è possibile passare oltre il significato delle parole per accedere alla comprensione di una frase o di un testo. Ne testimonia questo estratto da un trattato della Chiesa di Scientologia nel quale le parole rivestono una forma singolare: La barriera alla messa in chiaro e la ragione di una ricaduta brusca quando lo stato di Chiaro è raggiunto, è il Facsimile di Servizio ... questo dirige la sua vita, questo maneggia la sua vita al posto della persona. E questo non prende neanche vagamente cura della sua vita. Un Facsimile di Servizio è l'indice, la chiave del caso del prechiaro, la strada verso la sconfitta in cui egli afferma ciecamente che è la sua strada verso la sopravvivenza. Ed ogni prechiaro ne ha più di uno. (L.R.H. Scientologia). Le parole in carattere corrente sono quelle che alterano la comprensione del testo. Poiché create di sana pianta dall'associazione, esse non sono accessibili a quelli che non l'avvicinano. Così, per comprendere, un "prechiaro" è una persona che ha seguito un seminario pagante. Egli dovrà poi seguire delle sessioni "d'audizione" ed un "Programma di Purificazione", che mira a sbarazzare il suo corpo da residui di droghe e di sostanze tossiche per essere "chiaro" o "chiarificato".

Un "Facsimile di Servizio" è definito in un trattato come "una computazione creata dalla persona per avere ragione e dare torto agli altri; per dominare o sfuggire alla dominazione, e per assicurare la sua propria sopravvivenza a scapito di quella degli altri. Quando la persona si è sentita in pericolo in una particolare situazione, ella ha trovato una soluzione che gli permetteva di sopravvivere. Ma anche dopo che il pericolo è scomparso, la persona continua ad utilizzare la stessa soluzione, senza vedere che questo non l'aiuta più, ben al contrario. Si chiama questo un "Facsimile di Servizio" perché la persona la utilizza; questa gli rende servizio secondo ella". Infine, maniare significa manipolare. Quando le sette augurano di rendere il significato inaccessibile o conferire alle nozioni affrontate uno statuto specifico, esse utilizzano dunque preferibilmente delle parole non note piuttosto che una struttura disorganizzata, poiché queste ultime non possono essere comprese dal lettore che ignora il loro significato. UN NUOVO VOCABOLARIO Cambiare il significato delle parole esistenti. Cambiare il significato delle parole esistenti consiste nel rimpiazzare la definizione di un nome con un altro, che non ha per la maggior parte del tempo nessuna prossimità di significato con quella generalmente attribuita alla parola nel linguaggio corrente. I propositi di Lafayette Ron Hubbard (Scientologie), in una lettera di regolamento ad uso interno intitolata La Propaganda per ridefinizione delle parole, sono i seguenti: L'astuzia consiste nel fatto che le parole sono ridefinite per dire qualcos'altro a vantaggio del propagandista ( ... ). Di conseguenza due cose si producono: gli scientologi stanno per ridefinire "medico", "psichiatra" e "psicologia" nel senso di "elementi antisociali indesiderabili" e stanno per cercare di stabilizzare il significato di "Scientologia". Essi mostrano uno degli aspetti con l'intermediazione dei quali la setta gioca con le parole ed i concetti per servire la propria causa. Cambiare il significato di nomi che già esistono e che sono ancorati nel sapere condiviso di una comunità, è anche rimettere in causa il valore di verità che si accorda loro, od ancora accordarsi il potere di manipolare ai propri fini le parole del linguaggio.

Le pratiche della Scientologia essendo talvolta prossime a quelle utilizzate dalla psichiatria, sono state largamente denunciate da questo corpo medico. Esso suscita da questo fatto un odio accresciuto da parte degli scientologi. Una volta dunque la parole "psichiatra" ridefinita in un senso peggiorativo, Lafayette Ronald Hubbard può permettersi di affermare: Ora, noi ne sappiamo di più sulla psichiatria degli psichiatri stessi. Noi possiamo fare un lavaggio di cervello molto più veloce dei Russi. In venti secondi, noi otteniamo un'amnesia totale contro tre anni per rendere la lealtà di qualcuno leggermente confuso (L.R.H. Bollettini tecnici). Per il lettore non attento, la parola ridefinita non pare naturalmente appropriata al contesto nel quale essa è impiegata. Non è spesso possibile stabilire un legame tra il significato che si conosce della parola in questione e la sua ragion d'essere nella frase. Sei pronto a diventare un pasto? A sacrificare la tua vita sul mio amo e ad essere divorata da altri perché questi possano vivere e farsi prendere da me ... perché, senza fermo, il pasto è riposto sull'amo (Mosé David, La Famiglia). Questo non è malauguratamente ad un verme di terra od una pastura per attirare e prendere il pesce che questo messaggio si rivolge, ma bello e ben ad un essere umano. Il pasto è la donna - talvolta anche il fanciullo - attaccata all'amo (il guru), che deve vendere il suo corpo per attrarre nuovi adepti chiamati secondo la stessa logica dei "pesci". Su delle arie ben infantili, questo racconto semplice nasconde un proselitismo con l'ausilio della prostituzione. La perversione di questo sistema di ridefinizione nasce ugualmente dal fatto che una lettura parola per parola sembra familiare, allorché uno sguardo globale sull'insieme dell'enunciato non permette l'estrazione del significato. I titoli degli insegnamenti proposti dalla Sahaja Yoga in dei trattati distribuiti nella strada ne testimoniano: "il sistema sottile interiore", "L'esperienza de "La Realizzazione di sé", "i tre centri sottili inferiori", "i centri sottili della Sicurezza e della collettività", od ancora "La Porta Stretta ed il Loto dai Mille Petali". Si constata qui che è difficile immaginare il contenuto dei corsi alla lettura dei loro titoli, per chi non è iniziato al vocabolario utilizzato dalla setta. Altrove, essa vi parlerà di "realizzazione", senza che voi sappiate pertanto quello che si nasconde realmente dietro questo appellativo: Il vero Yoga è l'immersione dell'individuo nell'energia universale. Voi verificherete da voi stessi la verità sulla realizzazione di sé, tale come è stata promessa dai testi sacri ed i profeti fin dalla notte dei tempi (Shri Mataji, Sahaja Yoga).

I termini "Realizzazione" (dal latino realis, azione di rendere reale) e £realizzati" non sono da intendere secondo il loro uso corrente. Essi significano qui - conformemente alla filosofia della setta - il cambiamento di stato che permette al soggetto di trovarsi in "unione spontanea col Divino liberato". In effetti, Shri Mataji avrebbe il potere di svegliare la kundalini dell'individuo perché egli sia "realizzato"; essa confida: Dopo la sua realizzazione, è come mettere la luce in una stanza che è buia ( ... ). Una volta che tu sei identificato col Sé, ti è facile vedere quello che non va in te e di rimediarvi senza colpevolizzarti, poiché tu non ti identifichi più alle tue debolezze ed agli incidenti di percorso (Shri Mataji, Sahaja Yoga). La destabilizzazione nasce infine dal fatto che il lettore crede di comprendere l'integralità delle parole impiegate nel testo senza potere nella maggior parte dei casi svelare i legami di causalità inerenti lo sviluppo degli argomenti e delle idee. Ogni forma di ragionamento è inibito dal fossato linguistico che la setta ha costruito tra i suoi membri ed il resto della società. Per colui che si interesserebbe nondimeno da più vicino a quello che il suo manipolatore sembra voler dire, la via è trovata tutta. Lo si impegna ad approfondire le sue conoscenze all'interno dell'associazione, al fine di acquisire la padronanza del vero significato che occorre accordare alle parole, via del pensiero che porta all'idea. Nuove parole per dei significati esistenti Questo processo, al contrario del primo, consiste nel rinominare differentemente delle parole che già esistono. Queste nuove parole impongono di fatto che si ignorano i nomi, gli oggetti od i concetti ai quali essi sono generalmente associati. Diversamente detto, una frase può diventare incomprensibile quando le parole che la costituiscono non fanno parte delle conoscenze personali del soggetto che la legge. Si può paragonare il soggetto ricettore ad uno straniero in un paese in cui egli non padroneggia la lingua; senza il significato che accompagna le parole, nessuna comprensione è possibile, od almeno, nessuna interpretazione corretta del messaggio. Gesù Cristo ha cercato di svegliare la Kundalini, ma ha dato molto difficilmente la Realizzazione a circa ventuno persone. Con Sahaja Yoga, migliaia di persone sono realizzate. (Shri Mataji, Sahaja Yoga). Questo enunciato merita una spiegazione.

Il Sahaja Yoga è "l'operazione del potere divino", processo secondo il quale l'uomo è "nato col potenziale di essere Uno col Divino". La kundalini è la "coscienza divina residua" in taluni testi; in altri ella spiega: Kundalini non è altro che la vostra madre spirituale. Voi siete il suo unico figlio. Ella ha pazientemente atteso attraverso tutte le nostre vite il momento della sua manifestazione, il momento in cui ella può introdurvi alla gioia del divino. Ella non può né ferirvi, né farvi torto, ma si applicherà gradualmente nel guarire il vostro corpo fisico e riparare i vostri chakra (Shri Mataji, Sahaja Yoga). La frontiera linguistica così posta distoglie talune attenzioni dalle meno motivate, ma essa attiva al contrario la curiosità di quelli che sono stati sedotti da delle promesse piacevoli. L'individuo si chiede allora quali conoscenze - inerenti ad un compimento presentato come essenziale - si nascondono dietro queste parole. Esse diventano - nell'immaginario del soggetto - la chiave che permette di accedere alla Verità. Conferisce loro uno statuto che sorpassa spesso largamente il valore reale. Poco importano gli immaginari fecondi, per la setta, quello che conta, è che il soggetto si investa in quello che essa propone. Ogni tecnica che può servire da pasto è buona. Investirsi, poiché le segrete speranze che si nascondono dietro queste parole oscure sono una fonte di motivazione. L'interessato risente la necessità di impegnarsi in un processo di decodificazione dei termini "magici", iniziativa che si materializza per la setta con una penetrazione progressiva nel suo seno. La via dell'ambiguità e della confusione è tutta trovata per le sette che sono nate all'estero e si sono poi impiantate in un altro paese, che non condivide né la sua lingua, né i suoi costumi. Il prestito di termini che appartengono ad altre culture religiose (buddismo, induismo), od ancora l'assenza di traduzione di termini che appaiono nondimeno fondamentali per cogliere la dottrina o le pratiche della setta sono largamente esplorate. L'estratto successivo tratto dagli Insegnamenti orali di Moon rivela le nostre lacune relativamente alla cultura buddista, rendendo probante forse per alcuni - quello che mirano i loro iniziatori in ogni caso - la sete di colmare una ignoranza linguistica e filosofica portatrice nel campo dello sviluppo personale e di cui la setta ha il segreto: Il ruggito del leone, shishi, rappresenta l'Insegnamento del Budda. L'Insegnamento è il Sutra del Loto, altrimenti detto: Nam Myoho Renge Kyo. Il primo carattere shi designa il maestro, colui che insegna la Legge Meravigliosa. Il secondo shi designa il discepolo, colui che riceve l'insegnamento della Legge meravigliosa. Ku, ruggire, è la voce del maestro e del discepolo all'unisono, il carattere Ca deve leggersi: manifestare. In Mappo, occorre rendere manifesto: Nam Myoho Renge Kyo. (Moon, Gli Insegnamenti orali). Nomi propri e titoli onorifici. Secondo le dottrine dell'India, la creazione del nome è in un certo modo un'attestazione dell'esistenza di una cosa.

Il nome (namâ) e la sua forma acustica o calligrafica (rûpa) sono l'essenza e la sostanza della manifestazione individuale. Le sette non ignorano la funzione simbolica del nome proprio. Nominare, è battezzare, attestare l'esistenza di qualcuno o di qualcosa. Il nome proprio serve ad identificare un individuo, cioè a conferirgli un posto unico nel sistema familiare e sociale. Esso serve a designarlo, ad interpellarlo, a fare riferimento a lui. Il nome è garante del riconoscimento di una persona in seno ad un gruppo. Al fine di rompere i legami del soggetto con la sua cerchia familiare e sociale chiaramente, come pure per farlo entrare in un altro gruppo, talune sette rinominano i loro adepti, sia in modo arbitrario attribuendo loro una nuova identità individuale, sia nel merito, in funzione della loro scalata nella setta, del loro stato di maturazione nella dottrina o della loro evoluzione nella gerarchia del gruppo. Nel Manuale del dirigente della Nuova Acropoli - pubblicazione destinata solamente a taluni membri della setta - si distinguono sette livelli gerarchici (Dettagli dei livelli gerarchici) che corrispondono a degli appellativi differenti, di cui due sono relazionati in questo estratto: Occorre fare la differenza tra Dirigente e Comandante. Dirigere, è dare una direzione a qualcosa che possiede da se stesso un impulso ed un senso. Per questo, un poco di persuasione ed una certa abilità bastano. Ma per dare nascita ad un Comandante, è necessario possedere qualcosa di più concreto e di più Ideologico. Il Comandante è rivestito di una forma di magia che permette agli uomini di seguirlo fino alla morte. Il Comandante possiede uno stato speciale di Coscienza che non viene dal mondo razionale. Gli ordini di un Comandante trovano una misteriosa analogia nella natura di quelli che egli dirige. Disgraziatamente, degli esseri con tali caratteristiche sono rari, ed essi passano più o meno velocemente dallo stato di Dirigente a quello di Comandante. (Il Manuale del dirigente, Nuova Acropoli).

Questi tipo di nomina al merito ed alla competenza mira ad inserire l'individuo in un altro schema di pensiero e d'azione ed a rinforzare la sua motivazione e da ciò stesso la sua implicazione nel sistema. Ma ve ne sono di più perniciosi ancora di questi appellativi "statuto/ricompensa". Talune sette rinominano il nuovo adepto, sostituendogli al nome che egli porta fin dalla sua nascita e che costituisce la sua identità un altro nome, con l'intermediazione del quale egli sta per essere riconosciuto e designato dagli altri membri della setta. Rinominare costituisce per la setta una maniera di prendere un potere sull'individuo, accordandosi il diritto di sopprimere le tracce della sua identità sociale e familiare per farlo esistere di nuovo in un altro sistema, che ha le sue proprie leggi e riconosce i suoi propri membri. I mantra, formule sacre. I mantra sono delle formule sacre utilizzate nelle liturgie ed i riti spirituali o magici. Andrea Padoux li definisce come "delle formule, sillabe o suoni, isolati o raggruppati, provvisti o sprovvisti di senso letterale, che rappresentano o, più esattamente, che sono la forma fonica, la più alta e la più potente, di divinità o di entità naturali o soprannaturali e che, da ciò, sono caricati di una efficacia considerevole, utilizzabile, conformemente a delle regoile precise, per quelli che sono abilitati". I mantra sono largamente utilizzati dalle sette a causa della nozione di parola divina che essi veicolano, nella cultura indù chiaramente. Essi conferiscono ad una dottrina un valore sacro che gli da credibilità. Essi sono in più una portata salvatrice che motiva la loro recita ripetuta dagli adepti al momento di riti o cerimonie. Il mantra è in più una "parola di circostanza" e non è dunque utilizzato che in delle condizioni particolari che tendono a sacralizzare le riunioni tra membri della setta. Il rispetto del rito accresce la sottomissione all'autorità nello stesso tempo che esso inibisce l'iniziativa personale. Paradossale pertanto, la recita di un mantra è una scala individuale e tutta interiore, ma resta da sapere da quale mondo esteriore essa distoglie realmente. Grazie alla meditazione chiaramente - nel corso della quale i mantra sono recitati - il legame tra la persona ed il suo dintorno è modificato; le inquietudini e lo stress della vita quotidiana sono interrotte per un tempo. Infine, il mantra è performativo, nel senso che il fatto del dirlo è sensato realizzare l'azione che esso descrive. Utilizzato a dei fini distorti, esso costituisce una forma di condizionamento psichico dell'individuo che lo recita. La scelta dei mantra e di quello che essi significano è accuratamente analizzato dalla setta che intende - con la sua ripetizione all'infinito - modellare lo spirito dell'adepto con talune affermazioni o credenze singolari. L'APPRENDIMENTO DEL NUOVO VOCABOLARIO L'apprendimento e l'investimento di tempo. Apprendere, è "acquisire una conoscenza, trattenere nella propria memoria" nuove informazioni, e questo in differenti modi.

L'apprendimento può essere oggetto di una modifica delle conoscenze esistenti per generalizzazione, specificazione od eventualmente soppressione di conoscenze erronee, o di cui si dice che esse lo sono. E' questa terza forma di apprendimento che interessa preferibilmente le sette. L'acquisizione di una nuova parola o di un nuovo significato non va senza il ricorso alla ripetizione, che tende ad automatizzare il processo di apprendimento. Il metodo di "ridefinizione di una parola" che Lafayette Ronald Hubbard profonde all'interno del gruppo è la seguente: Il modo di ridefinire una parola è di far ripetere la nuova definizione per quanto più spesso è possibile. ( ... ) Questa è la battaglia per cui l'opinione pubblica crede la vostra definizione piuttosto che quella dell'opposizione. (L.R.H., Scientologia). Una volta ridefinita la parola, la Scientologia utilizza il metodo detto di "chiarificazione delle parole" per ricostruire il nuovo legame da stabilire tra la parola e l'oggetto od il concetto che esso veicola. Per la comunità, ogni parola non ha che un solo significato esatto, che è sempre lo stesso qualunque sia il contesto nel quale è impiegato. L'adepto deve apprendere uno ad uno il significato preciso delle parole. Il giornalista Uberto Prolongeau, che si è infiltrato a titolo anonimo nell'associazione, ci scrive a proposito del metodo: " ( ... ) Comincio con una sessione di "chiarificazione delle parole". Un nuovo uditore mi chiede se conosco il significato della parola "oppressione", mi ci fa fare delle frasi con. Poi mi insegna a dirla in linguaggio scientologo: l'oppressore diventa una "persona oppressiva", traduzione letterale di "supresive person". Perché questo sia ancora più chiaro, la "persona soppressiva" è designata dalle sue iniziali "SP" (pronunciare espi). Come pure, l'oppresso è un "PTS" ("Potential Trouble source", fonte potenziale di noie)". (H. Prolongeau, Nouvel Observateur N° 1694, aprile 1997). Questa sessione di "chiarificazione delle parole" si associa per il soggetto apprendista con un controllo delle conoscenze. Esso passa all'elettrometro, definito dalla Scientologia come uno "strumento elettronico che misura lo stato mentale ed i cambiamenti di stato degli individui e che contribuisce alla rapidità ed alla precisione dell'audizione" ma più comunemente conosciuto da noi sotto il termine di "detettore di menzogne". Questo apparecchio è utilizzato per validare il suo apprendimento. Se il risultato non è convincente, gli si ri-spiega quello che pare essergli sfuggito. Ma se la sua "ignoranza" persiste, egli riprende il processo di apprendimento dalla tappa precedente. Dalla ripetizione al condizionamento. Le parole che noi conosciamo per la grande maggioranza il frutto di un "super-apprendimento", nel senso che essi sono stati infinite volte ripetuti ed impiegati in differenti contesti fin dalla nostra più tenera infanzia. Il legame che noi stabiliamo tra talune parole ed i loro significati sono fortemente ancorati in quello che costituisce il nostro sapere.

Quando la setta si impegna in una impresa di "ridefinizione delle parole", essa deve fare fronte a questo legame molto forte che noi stabiliamo tra i segni linguistici e le loro rappresentazioni. Per tagliare l'individuo dalle sue conoscenze, le sette devono creare un nuovo sovrapprendimento dei termini di cui esse modificano il significato, al fine di assicurarsi una certa automatizzazione della nuova pertinenza del loro impiego. Per apprendere questo nuovo vocabolario, l'adepto deve leggere e recitare dei testi, scrivere le definizioni dei termini riguardati in numerose volte al fine di fissare il significato raggiunto da ogni nuova parola. La Soka Gakkaï è una setta di ispirazione buddistica. Essa utilizza largamente questo processo di ripetizione per ancorare i termini e la dottrina nella mente, come pure per implicare fisicamente e psicologicamente il soggetto che consacra con questo metodo tempo ed energia alla setta. Così, la pratica vuole chiaramente che l'adepto reciti a casa sua, mattino e sera, durante almeno un'ora, gongyo (secondo e terzo capitolo del Sûtra del Loto) e daïmoku, canto della formula sacra Namu Myoho Renge-Kyo ("Io adoro il Sutra della buona Legge"). Sotto l'aspetto ludico di un coloraggio, essa lancia nello stesso spirito nel 1988 una operazione che doveva durare un anno (3 maggio 1988, 3 maggio 1989) durante il quale l'interessato doveva colorare qualche migliaia di caselle tracciate su di un disegno dell'arco di trionfo. Ma rendere i suoi colori al monumento parigino doveva farsi secondo talune modalità; ogni casella tracciata corrispondeva ad una recita di venti minuti. Non meno di 330 ore sono state necessarie agli adepti per compiere il loro compito.

RUOLO ED EFFETTI DI QUESTO NUOVO VOCABOLARIO Il suo ruolo in rapporto alla setta ed in rapporto al mondo. Illudere, cambiare i riferimenti dell'individuo per integrarlo in un altro sistema di pensiero costituisce dunque uno degli effetti del nuovo vocabolario. Questo lavaggio permette ugualmente alla setta di creare morbidezza e confusione laddove essa non ha più i mezzi di giustificare le sue incoerenze ed i suoi propositi talvolta dubbiosi. Sotto la copertura di un problema di comprensione corretta dei termini da parte dell'interlocutore, essa giustifica le mancanze del suo ragionamento. Allo spirito critico del soggetto che vuole sapere, essa risponde con l'ignoranza di quest'ultimo "che non conosce". Gli occorrerà - gli si dice - apprendere il vero significato delle parole per poter comprendere il fondamento di quello che costituisce oggi per lui delle zone d'ombra nel discorso. Ma la presa che la setta intendere detenere sull'individuo non è la sola causa della creazione di un vocabolario specifico. La setta è spesso posta come una élite, ed ogni organizzazione che nutre un gruppo "scelto" sviluppa una forma d'identità che permette ai membri di riconoscersi come singolari, detentori di conoscenze che sfuggono al mondo esteriore. Il vocabolario costituisce dunque ugualmente un segno identificativo del gruppo, che si riconosce in una visione del mondo e dei termini che gli appartengono. L'affermazione delle differenze con questa intermediazione rafforza maggiormente il carattere chiuso della setta nei confronti del mondo esteriore. Infine, e sempre nella direzione di un segreto preservato, questo nuovo vocabolario permette alla setta di restare al riparo da attacchi da parte dei suoi dissidenti. In effetti, più la sua filosofia e le sue vere pratiche restano occulte ai non iniziati, meno il rischio è grande che esse siano denunciate.

Questo vocabolario costituisce dunque un'arma di protezione formidabile, che permette loro contemporaneamente di sviluppare le sue attività al riparo da sguardi critici e di nascondere i propositi talvolta aberranti con cui esse persuadono gli adepti. Il suo ruolo in rapporto all'individuo L'utilizzazione del vocabolario serve da modo di influenza sull'individuo in differenti maniere. Prima di tutto, con l'intermediazione dell'uso di parole completamente sconosciute ed il cui significato è cambiato, l'individuo è confrontato ad un sistema linguistico che non conosce. Egli si trova in una situazione di noviziato, un mondo nel quale tutto è da conquistare per poter essere penetrato. Egli non padroneggia l'impiego delle parole, e le promesse che passano dalla comprensione della filosofia della setta lo spingono ad apprendere. Il riferimento diventano quelli che hanno il sapere. Sono essi che gli insegnano il nuovo modo di parlare, essi sono la condizione sine qua non per acquisire di nuovo una scioltezza legata alla padronanza del legame che esiste tra le parole ed il loro significato. Rendendosi familiare a questa nuova forma di espressione, il soggetto penetra in un'altra cultura, quella della setta. Egli si familiarizza agli usi e costumi di quest'ultima, poiché la sua integrazione dipende dalla sua capacità di adattare il suo comportamento a quello che la comunità attende da lui. Per l'individuo, la padronanza del nuovo vocabolario è sia il mezzo di farsi accettare dall'altro che il mezzo di rendere accessibile a se stesso il linguaggio che è è sottoposto. La comprensione delle parole costituisce per lui l'utensile che permette ad uno stadio ultimo di accedere alla conoscenza che porta al completamento di se stesso o di una ideologia. Con l'intermediazione delle parole, la setta fa entrare l'individuo in una nuova cultura. Poiché, come abbiamo visto, la scelta dei nuovi termini è accuratamente studiata, in modo che l'apprendimento del vocabolario vada di apri passo con l'apprendimento di un'altra forma di pensiero, caratteristico del gruppo. Di fatto, a sue spese, più l'individuo avanza nell'iniziazione più egli si allontana dalla realtà. Più la nuova cultura gli è familiare, più le sue conoscenze linguistiche ed acquisti culturali anteriori sono confusi. Alla fine di questo processo di manipolazione, il significato accordato alle parole ed alle cose rinvia alla filosofia ed ai simboli della setta, allora sola fonte dell'interpretazione corretta delle parole e delle idee. Le conseguenze si fanno ugualmente sentire nel campo relazionale del soggetto, tradotto sul piano della vita sociale all'esterno del gruppo col passaggio da una comunicazione giusta ad una comunicazione scalata. Le parole non significano oramai più la stessa cosa per gli interlocutori. Lo stabilimento di uno scambio è reso pericoloso laddove ognuno non accorda lo stesso significato alle parole. Si parla la stessa lingua, ma si è estranei al discorso dell'altro. Non si comprendono - perché si interpreta male - i propositi dell'altro. E' una barriera fondata su dei quiproquo che si costruisce tra gli interlocutori.

L'individuo si sente allora tanto più incompreso dalla sua cerchia familiare per quanto i membri della setta - che condividono la sua nuova cultura - sono nello stesso modo nello stabilire con lui una comunicazione riuscita, perché impregnata dallo stesso sistema di riferimento. Morire e rinascere con la lingua. Creare un linguaggio che non ha pertinenza che nel gruppo settario rinvia nel censurare l'esperienza anteriore del soggetto, poiché l'adesione al nuovo sistema è esclusa da ogni altro. Esso ha le sue proprie regole e le sue proprie conoscenze, che si sostituiscono a quelle del mondo esteriore. L'appropriazione della nuova cultura suppone che l'individuo rinunci a quello che è ed a quello che sa. Egli deve rimpiazzare le sue conoscenze e le sue credenze - frutto della sua esperienza - con quelle che la setta gli da. Egli deve in certi casi rinunciare al nome sotto il quale egli si identifica per adottarne un altro, al quale dovrà apprendere ad associarsi al fine di riconoscersi e di essere riconosciuto dagli altri. Il nome è ugualmente un simbolo genealogico di appartenenza familiare e culturale. Cambiare un nome, è ugualmente per il nuovo adepto rinunciare ad una famiglia e farsi adottare da un'altra, che lo segna col suo sigillo creandogli una nuova filiazione. Il cambiamento di riferimenti - linguistici chiaramente - ingenera l'opinione di essere perso in un circondario che egli non padroneggia. E se questo risentimento è difficile da vivere per il nuovo adepto, esso non scoraggia nondimeno la sua iniziativa di penetrazione nel nuovo gruppo, poiché le promesse e le speranze che egli fonda nella struttura attivano la sua motivazione. La rinuncia a quello che gli è familiare - gli si dice - è una delle condizioni della sua riuscita. L'apprendimento di una cultura che non conosce così come la necessità di distogliersi dai suoi propri riferimenti conduce l'individuo a mettere in piazza dei sistemi di difesa psicologici. Egli compensa quello che perde con un investimento eccessivo nel nuovo gruppo. I riferimenti che la setta gli fornisce sono eretti in dogmi, egli ha la tendenza a sacralizzarli e riconoscere in essi il trampolino per raggiungere quello che cerca. Infine, egli condanna quelli che non condividono le sue credenze, perché lo rinviano alle sue proprie incertezze ed alla paura che risentono nel rinunciare al suo statuto ed alla sua passata esperienza. La setta trae profitto di questo stato di grazia che costituisce la devozione tutta intera del soggetto al gruppo per rinforzare la sua identificazione al sistema, imporgli le regole della comunità, ed il suo sistema di "credenze ed opinioni". Siete un primo o no? Siete devoto al Guru Maharaj Ji o no? Avete dedicato la vostra vita al Guru Maharaj Ji o no? Vi pensate o no?

E' una domanda semplice, una questione molto semplice. Voi potete essere onesto a questo riguardo. Non vi saranno problemi. Se voi siete un primo, se avete dedicato la vostra vita al Guru Maharaj Ji e se volete fare del servizio per il Guru Maharaj Ji, poco importa il servizio che il Guru Maharaj Ji vi da. Se egli dice: "tagliati la testa", voi dovrete essere pronti a farlo. Per qualcuno che sta per essere decapitato, riunire un gruppo di primi sarebbe un servizio estremamente, estremamente gioioso. (Guru Maharaj Ji, conferenza ad Orlando, Slancio Vitale). Questo estratto da una conferenza fatta dal guru della setta Slancio Vitale porta nel suo seno alcuni degli ingredienti sviluppati sopra. Sulla forma prima di tutto, la parola "primo", che serve a designare ognuno degli adepti indifferentemente, segna l'identità del gruppo che si riconosce in un appellativo particolare. Sul contenuto poi, con l'intermediazione di questa insistenza sulla nozione di appartenenza al gruppo, che va - all'estremo - fino all'esigenza del dono della propria vita. Occorre comunque restare prudenti quanto alle conclusioni "catastrofiche" che si potrebbero trarre da questo tipo di manipolazione con la lingua. Se l'efficacia di questi metodi non è più da provare, essa resta nondimeno aleatoria e dipende in gran parte dalla ricettività del soggetto. Ciò sarebbe accordare d'altronde troppo credito al fenomeno come nel pensare che alcuni mesi di condizionamento linguistico - anche intensivi - bastino nell'irradiare gli anni di apprendimento in vivo che l'individuo ha accumulati fin dalla sua nascita. Ed anche se i legami tra le parole e l'esperienza passata sono temporaneamente censurati dal soggetto, essi sono stati il frutto di un sovrapprendimento e non sono di conseguenza mai definitivamente dimenticati. L'apprendimento è - qualunque sia la sua forma e la sua mira - tributario della motivazione e del grado di implicazione del soggetto in una comunità sociale. E se è vero che ogni apprendimento si inscrive nel campo dell'esperienza dell'individuo, il marchio non è preso alla stessa forza secondo gli oggetti sui quali si poggia. Così, a seguito di un condizionamento da parte della setta, il soggetto può con l'intermediazione di un nuovo apprendimento che sollecita le sue conoscenze anteriori, riappropriarsi le parole "giuste" di cui ha il sapere, e da ciò stesso i riferimenti che aveva perduti, garanti della sua identità e della sua integrazione nella società.  

Laetitia Schlesser - Gamelin "IL LINGUAGGIO DELLE SETTE SVELARE I TRANELLI"

 
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