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Isidoro Bakanja nasce in Zaire (all’epoca il Congo belga), a Mbilankamba, presso i Boangi, membri della grande etnia Mongo, verso il 1885. Suo padre Yonzwa e sua madre Inyka ebbero altri due figli, un maschio e una femmina. Intorno al 1905, Isidoro si fa assumere come aiuto muratore in una ditta edile a Mbakanda. In quel periodo segue il catecumenato dei Padri trappisti, viene battezzato il 6 maggio 1906 e in quello stesso giorno riceve lo Scapolare del Monte Carmelo, che da allora porterà sempre. Isidoro viene cresimato nello stesso anno e farà la prima Comunione nel 1908. Serio nel lavoro, onesto e coscienzioso, il giovane era anche un cristiano molto “impegnato” e, colpiti dalla sua saggezza, furono in molti a sceglierlo come catechista. Sapeva imporsi una tale disciplina che le sue attività religiose non interferivano mai con la sua vita professionale. Isidoro sceglie di seguire il suo nuovo padrone, che lo apprezzava per l’infaticabile impegno nel lavoro, per l’onestà ... |
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Santa Faustina Kowalska, l’apostola del culto della Divina Misericordia ha avuto al suo fianco un sacerdote esemplare, don Michele Sopocko che superando numerosissime difficoltà, l’ha aiutata a realizzare la missione che Dio gli affidava. Nel novembre del 1932, Suor Faustina si reca a Varsavia per la terza probazione alla quale le suore della sua Congregazione si sottopongono prima di pronunciare i voti perpetui, che ella farà a Cracovia il 1° maggio 1933. Il 25 maggio i superiori la fanno partire per Vilna dove le è assegnato il compito di occuparsi del giardino del convento. In quella città incontra Don Michele Sopocko che è il confessore ordinario delle suore. Don Michele è un uomo di grande cultura essendo professore di teologia pastorale presso l’Università di Wilno, di materie pedagogiche presso le Magistrali, padre spirituale nel seminario arcivescovile, confessore di molte congregazioni di suore tra cui anche quelle della Beata Vergine Maria della Misericordia. Suor Faustina già da tempo pregava il Signore ... |
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Favre è uno dei primi compagni di sant’Ignazio di Loyola. Nacque a Villaret, nella savoia, il 6 aprile 1506 da povera famiglia, ma volle studiare e dopo alcuni anni andò in un collegio alla Sorbona di Parigi, assegnato nella stessa stanza degli studenti Ignazio e Francesco Saverio. Come Francesco fece gli esercizi spirituali e fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1534. Il 15 agosto dello stesso anno celebrò la Messa nella cappella di Montmartre, durante la quale i primi sette compagni di sant’Ignazio pronunciarono i voti. A Roma insegnò alla sapienza Sacra Scrittura e in seguito dovette confutare le dottrine luterane, predicate dall’agostiniano Agostino Mainardi. Nel 1541, in Germania assistette ai colloqui di Worms e partecipò alla Dieta di Ratisbona, presente Carlo V. Andò poi in Spagna, dove predicò in diverse città, in Belgio, in Portogallo. Da qui fu richiamato per recarsi come teologo al Concilio di Trento, ma giunto a Roma gravemente ammalato, morì il primo agosto 1546. Fu beatificato da Pio IX ... |
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La Chiesa festeggia il beato Pietro Favre il primo agosto, egli è uno dei primi compagni di Sant’Ignazio di Loyola. Nacque a Villaret, nella Savoia, il 6 aprile 1506 da povera famiglia, ma volle studiare e dopo alcuni anni andò in un collegio alla Sorbona di Parigi, assegnato nella stessa stanza degli studenti Ignazio e Francesco Saverio. Come Francesco fece gli esercizi spirituali e fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1534. Il 15 agosto dello stesso anno celebrò la Messa nella cappella di Montmartre, durante la quale i primi sette compagni di Sant’Ignazio pronunciarono i voti. A Roma insegnò alla sapienza Sacra Scrittura e in seguito dovette confutare le dottrine luterane, predicate dall’agostiniano Agostino Mainardi. Nel 1541, in Germania assistette ai colloqui di Worms e partecipò alla Dieta di Ratisbona, presente Carlo V. Andò poi in Spagna, dove predicò in diverse città, in Belgio, in Portogallo. Da qui fu richiamato per recarsi come teologo al Concilio di Trento, ma giunto a Roma ... |
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La Chiesa Cattolica festeggia il 5 giugno il principe portoghese Fernando, figlio minore del re Giovanni I del Portogallo e della principessa Filippa di Lancaster , nato nel giorno della festa dell’Arcangelo Michele il 29 settembre nel 1402 a Santarem. Crebbe austero e pietoso, particolarmente interessato alla sorte dei cristiani fatti schiavi dai mussulmani. Li soccorreva come poteva e finì col privarsi anche di ogni sua rendita finanziaria pur di riscattarli. Nel 1434 divenne Gran Maestro dell’ordine monastico e militare di Avis e con tali carica intraprese, insieme a suo fratello Enrico il Navigatore, una crociata alla riconquista di Tangeri con settemila militari cristiani contro i mori in Nordafrica, partendo da Lisbona. Alla testa di un esercito di uomini valorosi e con il sacrosanto entusiasmo di crociata, Fernando attaccò Tangeri il 13 settembre 1437. I crociati furono però presto costretti a rinunciare all’assedio e accerchiato a sua volta dai rinforzi mussulmani dovette capitolare. Furono poste loro dure condizioni, fra cui ... |
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“Calicem quidem meum bibetis” (Mt. 20, 21). Giacomo è uno dei dodici apostoli, fratello di Giovanni, l’Apostolo Prediletto, figlio di Zebedeo, un pescatore del Lago, è stato spesso scelto tra tutti gli Apostoli con Pietro e suo fratello per accompagnare il Signore nelle ore di intimità e di grazie riservate ad essi soli. Egli era al Tabor. Doveva essere al Getsemani, molto più vicino degli altri a Gesù. E’ detto il Maggiore per distinguerlo dall’altro Giacomo, cugino di Gesù. E’ noto che il Signore soprannominava i due fratelli “i figli del tuono”, per il loro temperamento ardente. I vangeli raccontano in particolare la sua vocazione, avvenuta mentre stava riparando le reti sulla riva, insieme a suo fratello. Quando Gesù passò di là e li chiamò, Giovanni e Giacomo abbandonarono tutto all’istante e lo seguirono. Sua madre, Maria Salomè, sposa di Zebedeo, aveva ovviamente dell’ambizione per i suoi figli. Disgraziatamente ella non aveva capito il senso profondo del mistero ... |
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In Belgio gli studi sul culto dell’Arcangelo Michele e degli angeli si stanno accentuando in questi ultimi decenni, in cui gli studiosi tendono a mettere in rilievo alcuni elementi alquanto significativi, di cui ricordiamo i più importanti. La mentalità francese, dai tempi di Clodoveo (466-511) all’epoca di Carlo Magno (742-814), esalta l’arte della milizia, di grande interesse per la delineazione di uno degli aspetti dell’iconografia micaelica. Contemporaneo di Chrétien de Troyes (1135-1190), intellettuale di grande cultura, il cavaliere Hugues de Berzé scrive nella sua “Bible au Seigneur de Barzil”: «Riso e canto, tornei, avventure e corti d’amore, tale era la consuetudine. Tuttavia queste cose non ci facevano perdere il paradiso, perché chi è sdegnato, triste e melanconico può perdere il paradiso e colui che è pieno di gioia e di giocondità può guadagnarlo, fin tanto che si guarda dal peccato». ... |
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Stabilito oramai in maniera definitiva alla sua parrocchia di Ars, Don Vianney non poteva che rifugiarsi sempre più di giorno in giorno nel suo fervore mariano. Ben presto, d’altronde, egli stava per veder realizzarsi uno dei suoi più ardenti voti. Da lunga data, la sua devozione alla Vergine aveva messo l’accento sull’Immacolata Concezione. Questo privilegio di Maria “era ben caro al suo cuore, nota Caterina Lassagne; egli era contento ed onorava, faceva onorare per quanto poteva la Santa Vergine sotto il titolo di Immacolata Concezione”. A questo riguardo già nel 1959 il papa Giovanni XXIII nella sua lettera enciclica “Sacerdotii nostri primordia” aveva osservato: “Poco prima che il Curato d’Ars concludesse la sua lunga carriera piena di meriti, la Vergine immacolata era apparsa, in un’altra regione della francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l’immensa risonanza spirituale. ... |
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Albert Bessiéres scriveva nel 1943 a riguardo di san Giovanni Maria Vianney: “Questo curato che non lasciò la sua parrocchia d’Ars fu uno dei più grandi missionari dei tempi moderni”. In cosa Giovanni Maria Vianney (1786-1859), curato del piccolo villaggio di Ars per 41 anni fu quello straordinario missionario? Un cuore da pastore, preoccupato dalla salvezza.Il Curato d’Ars aveva un vero cuore da pastore, cosciente di essere configurato a Cristo, inviato dal Padre nel soffio dello Spirito. Quest’amore delle anime si manifestò fin dalla sua infanzia; egli precisava a sua madre il giorno in cui manifestò il suo desiderio di diventare sacerdote: “Voglio guadagnare delle anime al Buon Dio”. La sua formazione sacerdotale, sotto la vigilanza dell’Abate Balley, curato d’Ecully, forgiò la sua anima di pastore, quella di un uomo tutto dato a Dio e zelante per l’annuncio della Buona Novella. “Essere missionario è lasciar fuoriuscire il proprio cuore”, preciserà un giorno. Il santo Curato fece ... |
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