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SAN PAOLO E L’ESALTAZIONE DI CRISTO SUGLI ANGELI Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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lunedì 01 luglio 2024

SAN PAOLO E L’ESALTAZIONE DI CRISTO SUGLI ANGELINella lettera agli Efesini san Paolo scrive che Cristo è al di sopra del mondo delle potestà: “Lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi...” (Efesini 1, 20-22). La lettera descrive le gerarchie delle creature celesti. Le potestà possono essere buone (cfr. Efesini 3, 10) che cattive (cfr. Efesini 4, 7; 6, 12).  ...

 
Quando la lettera descrive la maestà di Cristo e la dignità inferiore degli angeli, probabilmente può intendersi come un rifiuto alle dottrine gnostiche, che promuovevano un culto esagerato degli angeli (cfr. Colossesi 2, 16-20). Si enumerano in modo particolare i cori degli angeli sui quali Cristo si trova "al di sopra", in modo simile a come avviene in altri passaggi delle sue epistole (cfr. Efesini 3, 1; Colossesi 1, 16).

Poiché gli angeli sono uniti a Cristo, San Paolo aggiunge una indicazione e cioè che essi compariranno con Lui nella Parusia:  E a voi, che ora siete afflitti, sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza in fuoco ardente, a far vendetta di quanti non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. Costoro saranno castigati con una rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza, quando egli verrà per esser glorificato nei suoi santi ed esser riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto (2 Tessalonicesi 1, 7-10).

Però non solo nella Parusia arriveranno gli angeli con il Signore, essi già sono presenti fra di noi, principalmente nel servizio liturgico a Dio.

Colui che presiede ogni comunità è ammonito per un compimento perfetto dei suoi doveri ministeriali, fra le altre formule, con questa indicazione ai santi angeli: " Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non far mai nulla per favoritismo”. (1 Timoteo 5, 21).

Allo stesso modo nella lettera agli Ebrei si elevano in maniera molto speciale le affermazioni di san Paolo sulla dignità di Cristo, il figlio di Dio incarnato: E a quale degli angeli dico: Siediti alla mia destra mentre pongo i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi? La lettera riflette sulla relazione tra Cristo e gli angeli: "Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli, di gloria e di onore l'hai coronato" (2, 7). Il Figlio, al contrario: è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato” (Ebrei 1, 4) "Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo… e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi" (Ebrei 2, 5.8) L'Antico Testamento è "la parola trasmessa per mezzo degli angeli" (Ebrei 2, 2). "Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza? (1, 14)

Noi, umani, siamo stati distinti, per integrare la comunità della Chiesa celeste alla quale appartengono anche i santi angeli; perciò dobbiamo camminare con rispetto davanti a Dio, come esorta d'autore della lettera agli Ebrei, secondo lo spirito di san Paolo: "Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli […]Guardatevi perciò di non rifiutare" (Ebrei 12, 22-25). Il servizio divino nella Chiesa è celebrato in relazione con il servizio divino che si svolge nella comunità degli angeli (cfr. Ebrei 7, 24; 8, 1; 9, 4).

La lettera scritta da un profondo conoscitore dell'Antico Testamento, esprime anche questo avvertimento: "Non si dimentichino di praticare l'ospitalità, perché grazie ad essa, alcuni senza saperlo hanno ospitato degli angeli" (13, 2). L'autore vuole evidentemente ricordare la visita dei tre "uomini" (angeli) ad Abramo (cfr. Genesi 18) e degli altri due con Lot (cfr. Genesi 19).

 

Gli angeli sono al servizio di Cristo

L'importanza della subordinazione degli angeli a Cristo, senza sminuire la loro alta dignità e perfezione, si mostra in due punti della prima lettera a Timoteo: 1 Tim 3, 16: Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà: Egli si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito, apparve agli angeli, fu annunziato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria.

L'apostolo vuole rendere consapevoli i suoi lettori della grandezza e della sublimità della verità salvifica cristiana. A tal fine indica tre momenti della vita e glorificazione di Cristo dai quali dipende la verità cristiana. Queste sei frasi conviene considerarle connesse fra loro. 1) Il Figlio di Dio si fece uomo. 2) Nello spirito, cioè nella forza dello Spirito Divino che abita in Lui, fu confermato come Figlio di Dio. Queste conferme furono i suoi miracoli, specialmente la risurrezione. 3) In seguito fu visto dagli angeli, 4) gli apostoli cominciarono a diffondere la sua dottrina fra i popoli e 5) diede inizio alla fede nel mondo. 6) Cristo è salito al cielo ed è seduto alla destra del Padre in gloria.

Gli angeli qui non sono messaggeri umani, che potevano vedere il Risorto. La loro menzione si inserisce molto bene per esprimere la sublimità del mistero della pietà. Per quanto riguarda la parola angeli, qui manca l'articolo, il che indica oltre a esseri tanto perfetti come gli angeli, li allieta la contemplazione del Figlio dell'Uomo trasfigurato ed esaltato. Non è una visione percepita dai sensi ma intellettuale, come Paolo la intende, come penetrare più profondamente nei misteri di Cristo (cfr. Pietro 1, 12).

Queste parole non dicono che l'incarnazione del Figlio dell'Uomo originariamente era stata nascosta agli angeli. Qui si presuppone solamente ciò: che la conoscenza degli spiriti è imperfetta (cfr. Marco 13, 32), tuttavia capace di perfezionarsi, e che la sua conoscenza avviene in maniera successiva, simile a quella degli uomini. Precedentemente, essi conobbero il Figlio dell'Uomo solo nella sua umiliazione. Con la sua resurrezione cominciò a rivelarsi anche a loro, come "Colui che fu innalzato sopra tutte le creature", e così si mostra loro come tale in futuro. Infine non esclude la forma del passato, come anche l'annuncio e il credere  continueranno fino alla fine del mondo.

 

1 Timoteo 5, 21: Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non far mai nulla per favoritismo.

Qui san Paolo dà al suo discepolo Timoteo direttive su come comportarsi di fronte a certi presbiteri accusati. Per dimostrare la serietà della sua istruzione, pone Dio, Cristo e gli angeli come testimoni. Così come nella 1 Corinti 4,9; 11,10, anche qui si accetta l’idea che gli angeli stanno osservando l’azione degli uomini e che essi, prima di tutto, hanno interesse per il loro comportamento morale. Si eleveranno come vendicatori, contro Timoteo, se egli non osserva l’esortazione del suo maestro. Cristo lo giudicherà e in questo collaboreranno gli angeli.

Il pensiero del giudizio finale sembra essere presente in fondo. (Cfr. 2 Timoteo 4,1), dove Paolo chiama espressamente come testimone colui che verrà a giudicare i vivi e i morti. Sono angeli privilegiati quelli che l'apostolo sta chiamando. Perché evidentemente si deve tradurre: "davanti agli angeli prescelti", e non "davanti agli angeli dei prescelti". La parola "prescelti" non è solamente un ornamento a causa della solennità e per sottolineare l'espressione. Certamente non si deve pensare in un antagonismo fra gli angeli buoni e cattivi, bensì fra angeli superiori e inferiori.

 

 
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