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SARDEGNA E ANGELI BUONI PDF Stampa E-mail

SARDEGNA E ANGELI BUONI

Da molti anni durante l’estate mi reco nel mese di agosto in Sardegna e precisamente a Palau nel nord dell’isola, poco prima dell’inizio della splendida Costa Smeralda per aiutare pastoralmente il parroco don Salvatore Matta che in questo periodo dell’anno grazie alla presenza massiccia di turisti necessità di un coadiutore. Ovviamente interessandomi da oltre vent’anni di diffondere la devozione cattolica agli angeli mi sono interessato pure di raccogliere un po’ di materiale sulle leggende sarde che riguardano gli angeli e sul loro culto liturgico in questa meravigliosa isola.   Il golfo di Cagliari è chiamato anche “Golfo degli Angeli”, a motivo di una famosa leggenda che ha origine con la formazione dell’isola della Sardegna. Infatti si narra che quando quest’isola stava emergendo dal mare, gli angeli la guardavano dal cielo, e rimasero entusiasti nel vederla così bella e incantevole, come una perla preziosa nella sua conchiglia. ...
...  Gli angeli notarono anche che nella parte meridionale dell’isola si era formato un grande golfo, dove le onde spumeggianti del mare si smorzavano e  trovavano la loro quiete naturale. Essi pensarono che un luogo così stupendo dovesse essere protetto da ogni eventuale sciagura proveniente dal cielo o dagli abissi del mare, e chiesero a Dio creatore di fare da sorveglianti a questo golfo per tenerlo lontano da qualsiasi insidia e vegliare anche sugli uomini che avrebbero popolato quella terra. Avuto il benestare da Dio, a stormi gli angeli scesero dal cielo per presidiarlo. Tutti sapevano che il golfo era protetto dagli angeli celesti e gli abitanti della zona vivevano beatamente. Ma il demonio con le sue schiere di angeli decaduti aveva invidia di tanta pace e benessere in quel golfo, così tentò una battaglia con gli angeli buoni e si scatenò un furioso scontro tra le forze del bene e quelle del male. Il combattimento perdurava già da molto tempo, e le sorti non sembravano favorevoli né all’uno né all’altro schieramento. Quando un angioletto ebbe una santa ispirazione, e tracciò nel cielo il segno della croce. I demoni di fronte a quel segno sembravano aver perso ogni vigore, così tutti gli altri angeli tracciarono nel cielo miriadi di croci, e i demoni, ormai impotenti e privi di forza, sprofondarono nell’abisso del mare, dal quale emerse un enorme scoglio nero a forma di  sella, che dalla spiaggia s’inoltra verso il largo e sembra ancora puntare verso il cielo. Quello scoglio ancora oggi è chiamato La Sella del Diavolo, ed i naviganti quando passano accanto ad esso, si fanno il segno della croce, come fecero gli angeli a difesa del golfo.
Sempre a Cagliari si tramanda la leggenda che riguarda sant’Efisio († inizio IV sec.), cui è dedicata una chiesa, e viene festeggiato con grande onore. Questi era un ufficiale dell’esercito imperiale romano e, quando si trovava in viaggio sulla strada di Utticania (nei pressi di Napoli), ebbe in visione Gesù Cristo in persona (come l’apparizione a san Paolo sulla strada di Damasco), che lo nominò capitano della sua milizia celeste, ossia fu rivestito del rango di angelo e fu messo a capo di tutte le schiere angeliche, con lo scopo di diffondere nella parte occidentale del mondo fino ad allora conosciuto il Vangelo e far trionfare il Cristianesimo. Quando la visione scomparve Efisio si accorse di avere una croce impressa miracolosamente nel palmo della mano, come segno lasciato dalla presenza di Cristo. Dopo alcuni anni Efisio arrivò a Gaeta e si recò da un orafo a cui chiese di preparargli una croce  d’oro come quella che aveva impressa nella mano, senza alcuna paura di essere additato come cristiano e di esporsi alla persecuzione che in quel tempo imperversavano. Appena l’orafo realizzò la croce, su di essa apparvero incisi tre nomi: Emmanuele, Gabriele e Michele. L’orafo davanti a questo prodigio, rimase stupefatto e cercò di distruggere la croce, ma non vi riuscì e si affrettò a consegnarla ad Efisio che gliela aveva commissionata, fornendogli spiegazioni sulla presenza dei tre nomi, non certamente opera sua. Efisio si fece battezzare a Gaeta e si trasferì in Sardegna, prendendo dimora a Cagliari dove trascorse il resto della sua vita. Qui però il prefetto romano Giulsio della città, avvisato che Efisio era un cristiano, fece di tutto per farlo abiurare, utilizzando ogni strumento di tortura, ma non vi riuscì per cui lo fece mettere in prigione. Efisio per grazia divina in carcere fu risanato miracolosamente da ogni segno di tortura. Davanti a questo miracolo, il viceprefetto Flaiano lo fece gettare in una fornace ardente, dalla quale Efisio uscì indenne, mentre le fiamme divorarono i sui carnefici. Efisio allora fu decapitato a Nora, sul capo di Pula e la fama del suo martirio si diffuse in tutta la Sardegna, dove è considerato uno dei santi protettori.  La dottrina della Chiesa segue riguardo agli Angeli quanto dice la Sacra Scrittura, e insegna che Dio, oltre al mondo visibile, ha creato gli spiriti celesti che servono Dio e l’uomo. Anche la dottrina dell’angelo custode, che ha il suo fondamento nella Bibbia, è accettata dalla Chiesa fin dall’antichità, benché non sia stata mai formalmente definita. Nell’Oriente il culto degli Angeli si sviluppò presto, e si ha conoscenza di gruppi cristiani che li veneravano già nel secolo III. In Occidente, nelle zone non dominate dall’Impero bizantino, si diffuse invece tardi. Vi si opposero infatti vescovi illustri, come S. Agostino di Ippona.  Nel 476 il Concilio Lateranense riconobbe il culto dei tre arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele, che così poté diffondersi più agevolmente. Nel secolo X il culto degli Angeli divenne generale per l’influsso dei monaci greco – bizantini. Poiché i culti dell’Africa romana influenzarono la religiosità dei sardi è bene ricordare che il nome degli arcangeli appare attestato in ritrovamenti epigrafici di quella Provincia, benché non numerosi, già del secolo VI. In Sardegna il culto venne introdotto durante la dominazione bizantina e abbastanza presto. Sugli altri prevalse quello di S. Michele.
Il culto degli Arcangeli quindi è stato introdotto in Sardegna nell’alto Medioevo, ma quello degli Angeli Custodi risale al secolo XVII – XVIII. Nel Traité des études, che il Fleury pubblicò nel 1686 e venne conosciuto in Sardegna , l’autore fa proteggere i bambini dagli angeli custodi. A Cagliari nel 1797 venne pubblicata la Novena degli Angeli Custodi  composta in lingua spagnola da un devoto religioso dei PP. Delle Scuole  Pie di Sassari e tradotta in lingua toscana da uno dello stesso ordine. L’iconografia sarda dell’Ottocento ha rappresentato con frequenza un angelo che impedisce la pericolosa caduta di un bambino. Pio VII approvò la Confraternita cagliaritana in onore degli Angeli Custodi. Essa ha sede nella chiesa di S. Giorgio vescovo. I confratelli vestono un abito bianco con cappetta violacea, cordone bianco e placa con l’immagine dell’Angelo Custode, e portano in processione il simulacro della Vergine Addolorata nel giorno della festa. V. G. Berchialla, futuro arcivescovo di Cagliari, nel 1870 pubblicò a Torino un libretto dal titolo  L’angelo custode. Racconti, descrizioni ed affetti,  che venne diffuso anche nell’arcidiocesi. Il Concilio Plenario Sardo, celebrato ad Oristano dal 18 al 25 maggio 1924 raccomandò ai fedeli di praticare , tra le altre devozioni, quella degli Angeli Custodi. Le chiese dedicate agli Angeli Custodi sono in Sardegna tre, ma quella di Fluminimaggiore in origine era forse dedicata ad un arcangelo.
Festa: 2 ottobre.
Chiese: 3
Diocesi di Cagliari: Serramanna, Ussana.
Diocesi di Iglesiasi: Fluminimaggiore.


Anche in Sardegna nel Medioevo vennero elevate numerose chiesette col titolo di S. Michele. Nel secolo IX ne esisteva una a Cagliari. In essa  l’arcivescovo Arsenio aveva eretto un altare, del quale il papa Leone IV, scrivendo al vescovo Giovanni nell’850 circa, ordinò la demolizione, come si è già detto, perché era stato elevato da un pastore considerato eretico. A modelli bizantini del secolo IX si rifaceva sicuramente l’alzato di una chiesetta dedicata a S. Michele a is Mortorius, località denominata comunemente  Santu Miali  dai pastori della zona. Diverse sono le chiese monumentali ancora oggi dedicate a S. Michele. Quella di Plaiano, nota come  S. Miali de li Plani, sorge non lontano da Sassari, e fu donata nel 1082 a S. Maria di Pisa dal giudice di Torres mariano I e dal figlio Costantino. Sotto il controllo dell’Opera di S. Maria si provvide a costruire ex novo l’impianto della chiesa, la cui aula fu prolungata quando l’abbazia venne affidata dalla stessa Opera ai Camaldolesi di S. Zenone di Pisa (6 novembre 1116) in cambio di un tributo annuo di cento soldi lucchesi. Di quel periodo è anche la facciata, che però è stata molto rimaneggiata nell’ultimo restauro. Quindi il Capitolo pisano la cedette il 3 settembre 1127 ai Vallombrosani. Nel 1144 i beni della chiesa e dell’abbazia furono incorporati nella mensa dell’Arcivescovo di Torres. S. Michele di Salvenero, nelle campagne di ploaghe, venne costruita sul luogo di una precedente chiesetta ad iniziare dal 1110 circa, dai Benedettini di Vallombrosa. Vicino sorgeva il paese oggi scomparso di Salvenor o San Venero. La chiesa, che sarebbe stata costruita, stando al Fara, dal giudice Mariano I tra il 1065 e il 1082, è ricordata in una bolla pontificia del 1138 come sede abbaziale dipendente da Vallombrosa. Il monastero non esiste più e la chiesa è stata molto rimaneggiata nel corso dei secoli perdendo gran parte del suo aspetto originario romanico arcaico e toscano. Ricordo ancora la romanica S. Michele di Murusas,  tra Sassari e Porto Torres presso Li Punti, che era la parrocchiale del villaggio oggi scomparso di Murusas ricordato nel condaghe di S. Pietro di Silki.  S. Michele di Siddi,  costruita nel XIII secolo in stile romanico, è la più piccola chiesa a due navate della Sardegna e si ispira alla vicina chiesa di S. Pietro di Villamar. All’inizio del II Millennio esisteva la chiesa di S. Michele di Banari  che nel secolo XII fu donata ai Camaldolesi. Tra le chiese a noi più vicine nel tempo, sono quelle di Cagliari, di Alghero e di Sassari. La prima è stata costruita sul finire del secolo XVII con i mezzi lasciati in eredità da Francescangelo Dessì, morto a Cagliari nel 1674 e tumulato nella stessa chiesa. Contiguo all’edificio sacro c’è l’Ospedale militare che in origine e fino al 1848 anno in cui furono cacciati i gesuiti, era la Casa del Noviziato dei figli di S. Ignazio di Loyola. La prima pietra di quella di Alghero e, insieme, del Collegio dei Gesuiti fu benedetta nel 1589, ma i lavori ebbero termine nel 1675 sotto la direzione di Domenico Spotorno. Sul luogo esisteva prima un’altra chiesa. Secondo Renata Serra, il S. Michele di Alghero corrisponde bene ai dettami che l’Ordine impartiva da Roma. La chiesa di S. Michele di Sassari venne eretta durante il dominio austriaco, tra il 1708 e il 1717, ed era origine intitolata a S. Gavino. Sorge nella piazza della cattedrale di S. Nicola. Il nome dell’Arcangelo viene ripetuto in numerosissimi toponimi ed è stato dato alla Grotta di S. Michele  in territorio di Ozieri, una delle grotte sepolcrali sarde più importanti e forse chiesa nell’età paleocristiana. Le varie forme medioevali del nome si ritrovano nei condaghi. Miale  è presente nel Condaghe di S. Maria di Bonarcado ai nn. 73, 89, 124, 157 ecc.; Micael  nel CSNT ai nn. 23, 31, 66, ecc.; Micali  nel CSNT ai nn. 9,216, 248; Migali  nel CSPS ai nn. 35, 43,92,147,245,298,4000.
Festa:
29 settembre. Festa nello stesso giorno ad Alghero, Aritzo, Banari, Barisardo, Bitti, Collinas, Esterzili, Gonnostramatza, Irgoli, Milis, Nurri, Ollolai, Posada, San Vero Milis, Siddi, Silì, Sorradile, Tadasuni, Talana, Villasalto.
A Sagama il 24 marzo e l’ultima domenica di settembre;
a Luogosanto il primo maggio;
a Silì il 6 maggio;
a Ghilarza, Luras e Monti la seconda domenica di maggio; a Padru di Buddusò e a S. Teresa di Gallura il secondo lunedì di maggiuo;
ad Arzachena l’11 maggio;
a Berchidda nella seconda quindicina di maggio;
a Irgoli il 24 maggio e la seconda domenica di ottobre;
ad Aritzo l’8 maggio;
a Dolianova la prima domenica di settembre.

Chiese oggi: 46.
Diocesi di Ales: Collinas (patrono) , Gonnostramatza (patrono), Siddi;
Diocesi di Alghero – Bosa : Alghero, Lei, Sagama, Sedilo m(ruderi), Tadasuni;
Diocesi di Iglesias: Iglesias;
Diocesi di Lanusei: Esterzili, Talana, Villanova, Strisaili;
Diocesi di Nuoro: Bitti, Irgoli Ollolai, Orgosolo, Posada, Sarule;
Diocesi di Oristano: Aritzo (patrono), Ghilarza, Milis, Neoneli, San Vero Milis, Sorradile;
Diocesi di Ozieri: Berchidda, Bono (patrono), Monti, Padru (frazione di Buddusò), Pattada;
Diocesi di Sassari: Banari, Ploaghe (Salvenero), Sassari (quattro chiede: la prima nel territorio della parr. Della Cattedrale, l seconda in quello del Cuore Immacolato, la terza è S. Michele di Plaiano, la quarta a Li Punti , Musuras);
Diocesi di Tempio – Ampurias: Arzachena, Luogosanto, Olbia (S. Angelo), San Pantaleo (Bucchitoltu), San Pasquale (Liscia),Terrapaledda (fraz. Di Trinità d’Agultu).


Dell’Arcangelo Raffaele si parla ampiamente nel libro di Tobia. Due ebrei della diaspora, Tobi e Sara, vissuti nel secolo VIII – VII a. C., incorsero in una sorta dolorosa e furono colpiti da gravi tribolazioni. Dio mandò in loro aiuto l’angelo Raffaele che liberò il vecchio Tobi dalla cecità e la giovane Sara dall’influsso demoniaco. Alla d fine Sara poté sposare Tobia, figlio di Tobi. Nel racconto abbondano i tratti meravigliosi e la presenza di Raffaele è come una visione. Per mezzo di lui Dio comunica con gli uomini che gli sono fedeli. L’angelo sik mette al servizio di un’intera famiglia assumendo forma umana, e diventa accompagnatore di viaggio, guaritore, mediatore di matrimonio, intercessore. Quando la felicità ritorna nella famiglia di Tobi, Raffaele sparisce in modo improvviso. San Gregorio magno scrisse: “Raffaele significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobi, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato Medicina di Dio  colui che venne inviato a operare guarigioni”.la pietà cristiana si rivolge a Raffaele per ottenere la protezione nei viaggi e nei pericoli e la guarigione in certe malattie. Interessante tra le chiese dedicate al’arcangelo Raffaele è quella che sorge a qualche chilometro da Ghilarza, presso il fiume Tirso, ed è detta di S. Serafino. Appartiene agli inizi del secolo XIV, ma di quell’antica costruzione restano solo avanzi del prospetto e dei fianchi.  In una cappella della chiesa di S. Mauro a Cagliari è esposto alla venerazione il simulacro di S. Raffaele scolpito da G. A. Lonis con altre quattro statuette che raffigurano gli arcangeli nominati nei libri apocrifi del Vecchio Testamento, cioè Uriele, Barachiele, Sealtiele e Iehudiele.

Festa: liturgica con Michele e Gabriele il 29 settembre. Festa popolare il 24 ottobre, ma a Sindia la terza domenica di pasqua.
Chiese oggi: 5.
Diocesi di Cagliari: Villasimius (patrono);
Diocesi di Iglesias: Is Urigus frazione di S. Giovanni Suergiu (patrono, Fluminimaggiore  (detta dell’Amgelo Custode);
Diocesi di Oristano: Ghilarza, Tonara (patrono).

 Riguardo invece al terzo arcangelo notiamo che la solennità di San Gabriele, separata dalla celebrazione dell’Annunciazione, ha avuto inizio soltanto nel secolo X. Nel 1921 il papa Benedetto XV ne ha esteso la festa a tutta la Chiesa. I Greci lo chiamavano propilaios , che significa “posto davanti alla porta” per custodirla. Insieme con San Michele è venerato come guardiano delle chiese. E’ patrono dei corrieri e dei portalettere. Tra le chiese sarde, quella di Sagama è ricca di tele di grande valore e di una bellissima statua dell’Arcangelo nell’atto di salutare la Vergine, attribuita a Nino Pisano. Di un certo interesse artistico è la parrocchiale di Cheremule.
Festa:
24 marzo.
A Sagama anche il 28 ottobre (festa della consacrazione della chiesa).
Festa popolare a Neoneli il primo lunedì di agosto; il 2 – 3 agosto a Tonara; il primo settembre a Villanova Strisaili.
Nel nuovo calendario liturgico della Chiesa latina i tre Arcangeli sono ricordati insieme il 29 settembre.
Chiesa oggi: 6.
Diocesi di Alghero – Bosa: Sagama (patrono);
Diocesi di Lanusei: Villagrande Strisaili (patrono);
Diocesi di Nuoto: Olzai;
Diocesi di Oristano: Neoneli, Tonara (patrono);
Diocesi di Sassari: Cheremule (patrono).
 
Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)
 
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