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Madre Serafina Micheli ed il demonio PDF Stampa E-mail

Madre Serafina Micheli ed il demonioIl 28 maggio 2011 a Faicchio in provincia di Benevento e diocesi di Cerreto Sannita sarà beatificata la venerabile Madre Serafina del Sacro Cuore (al secolo Clotilde Micheli) che è la Fondatrice dell’ Istituto “  Suore degli Angeli”. La futura beata nasce ad Imer in provincia di Trento, allora Impero Austro-Ungarico, l’11 settembre 1849, secondogenita di Domenico e Anna Maria Domenica Carmelitana Orsingher. Fino a 18 anni vive in famiglia, in ambiente cristiano; i genitori la educano all’amore per Dio e per il prossimo. A pochi passi dalla casa paterna è la pieve di Imèr (Trento), ove la piccola è battezzata il 12 settembre 1849 da don Venanzio Facchini. In queste comunità montane il ruolo della parrocchia è fondamentale, perché vi si organizza il vissuto religioso e sociale del paese; viene curata e alimentata quotidianamente la pietà popolare intessuta di S. Messa, di adorazioni eucaristiche, di rosari, di pellegrinaggi.  La Micheli partecipa attivamente di questo universo religioso, ...

...   espressione di una pratica cristiana domestica. Il 30 luglio 1852 Clotilde riceve il sacramento della confermazione all’età di tre anni dalle mani del vescovo mons. Giovanni  Nepomuceno a fiera di Primiero Tra il 1855 e il 1861 frequenta con profitto le classi elementari del tempo sotto la giurisdizione scolastica austriaca. Il 24 aprile 1859 all’età di 10 anni riceve la prima comunione.   Ella si fa promotrice di diverse iniziative in parrocchia, fra cui, in seguito, la fondazione dell’Unione delle Figlie di Maria. Le pratiche di pietà trasmesse all’Istituto affondano le loro radici in questo ambiente religioso delle montagne trentine.

La ragazza vive in questo ambiente ben ancorato alle tradizioni, dove sembrava che nessuna novità avesse il potere di sconvolgere quel ritmo.

Questa tranquillità quotidiana,  però, viene scossa il 2 agosto del 1867, quando la giovane Clotilde, diciottenne, insieme a sua sorella Fortunata che poi diventerà religiosa con il nome di suor Maria degli angeli, ha il suo impatto forte con Dio che ne sconvolge la vita. In un impeto di spirito che trabocca in preghiera, riceve e accoglie un messaggio, che sembra documentare più una relazione esclusivamente familiare con Dio, in Cristo, che non la logica di una mente magisteriale che indica un cammino, un progetto di vita.

“Era il giorno del perdono di Assisi o Porziuncola e Clotilde travasasi intenta alla più fervorosa preghiera nella chiesa curaziale di Imèr, quando le appare innanzi la Vergine Immacolata, circonfusa di luce e circondata di Angeli. La Santa Vergine manifesta la volontà del Suo Divin Figliuolo e Sua, che sorretta dalla grazia divina, doveva dar principio a un nuovo Istituto. Mio Figlio ed io vogliamo che fondi un nuovo Istituto che si chiamerà delle Suore degli Angeli perché si proporrà di imitare gli Angeli nell’adorare la Santissima Trinità, servendo il prossimo” (TABACCHI Suor Natività, Biografia, pp. 56-57).

Negli anni che seguono emerge nell’animo di Clotilde, in maniera incancellabile l’assolutezza di una ascesi esigente e coraggiosa, del primato della volontà di Dio come continuo presente che la interpella e la muove. Man mano  va dispiegandosi in lei il piano di Dio. A questo fa riscontro un nuovo atteggiamento: la disponibilità all’iniziativa di Dio, non con la logica dotta, ma con la ricchezza di un cuore traboccante di amore per la Trinità Santissima. Nel 1870 Clotilde si trova a Padova presso mons. Angelo Piacentini ed in una apparizione la Madonna le rinnova l’invito a seguire Gesù nella fondazione del nuovo Istituto. A novembre del 1876 Clotilde alla morte di mons. Piacentini lascia Padova ed insieme alle sue sorelle Fortunata e Oliva Agnese si trasferisce a Castellavazzo in provincia di Biella presso l’arciprete don Girolamo Barpi, su invito della signorina Giulia Andrich, nipote del sacerdote.

Nel 1878 Clotilde lascia Castellavazzo e raggiunge i suoi genitori a Eppendorf, in Germania dove inizia a lavorare presso l’ospedale delle suore Elisabettiane. Il 6 gennaio la mamma muore in Germania ed il papà ritorna ad Imèr dove muore il 30 marzo 1885. Clotilde rientra al suo paese ed il 25 marzo fonda l’Unione delle figlie di Maria. Clotilde nel maggio 1887 intraprende un pellegrinaggio a piedi verso Roma insieme alla nipote Giuditta. A Roma nell’agosto di quell’anno le due donne trovano ospitalità presso le suore Immacolatine, dette Turchine, fondate dalla Madre Fabiano, la quale chiede a Clotilde di vestire il loro abito religioso. Tra il 1888 ed il 1890 Clotilde diventa suora Immacolatina e prende il nome di Suor Annunziata. Viene mandata a Sgurgola d’Anagni dove nel settembre 1890 riceve una lettera di padre Francesco Fusco da Trani che la invita a raggiungerlo in Piedimonte Matese, ove il vescovo del Luogo, mons. Scotti aveva in mente di dare inizio ad una nuova fondazione.

La suora però non accetta  il progetto del vescovo, perché non corrisponde al progetto che Dio le aveva rivelato attraverso la Madonna. Abbandonata da tutti, si trasferisce a Caserta, insieme a Suor Scolastica, la consorella che l’aveva seguita quando aveva lasciato le Immacolatine. Per interessamento di padre Fusco e di don Giovanni zimbella, parroco di Santa Filomena in Caserta, si reca a Casella in provincia di Caserta. In seguito, a loro due si uniscono altre tre ragazze del posto. Finalmente il 28 giugno 1891 ella fonda l’istituto delle Suore degli angeli in Briano con il permesso di mons. Enrico De’ Rossi, vescovo di Caserta. La fondatrice assume il nome di Suor Maria serafina del Sacro Cuore. Nei venti anni seguenti la suora fonda una quindicina di case in tutta Italia. Il 24 marzo 1911 Madre Serafina Micheli muore a Faicchio in provincia di Benevento nella casa madre delle Suore degli Angeli. E’ vissuta 61 anni, 6 mesi e 13 giorni. I funerali si celebrarono in modo solenne il 27 marzo 1911.

Madre Serafina ebbe a che fare diverse volre con il demonio. A questo riguardo voglio citare un caso di liberazione dal demonio operato dalla serva di Dio, Madre Maria Serafina Micheli, fondatrice delle Suore degli Angeli, adoratrici della Santa Trinità. Negli atti del processo della sua beatificazione si legge: “Trovavasi la Madre a Sommana per ragioni di salute per cui passava spesso qualche ora in giardino, all’ombra di folte piante. Andava lassù di tanto in tanto un giovane Seminarista invasato dal demonio. E perché da parte delle suore si cercava di evitare alla Madre tutto quanto potesse affaticarla, fu detto a codesto giovane che la Madre non c’era. Cedettero le suore che egli fosse andato via, ma prima che avessero potuto avvertire la Madre, costui prese a picchiare ad una porta che dal giardino menava su di un viottolo di campagna, che peraltro non privasi mai, e di là cominciò a gridare alla bugia delle suore, ma con voce orribile che sembrava uscisse dalla gola di una bestia. La Madre gli ordinò di tacere e salire dall’altra parte, perché lei lo avrebbe presto raggiunto.

Andò, infatti, la buona Madre e, fatto entrare il seminarista, mandò fuori la altre suore, trattenendo con sé la scrivente, alla quale ingiunse di ritirarsi in un canto e di rispondere alle preghiere. Quindi, prese ad ascoltare quanto quel giovane le diceva, a volte serenamente, a volte fra contorcimenti, bave e parolacce; poi gli ordinò di inginocchiarsi e di ripetere il Credo e le Litanie alla Madonna, che alternava con invocazioni alla SS.ma Trinità e con segni di croce, fatti con l’acqua benedetta. Il povero giovane si contorceva e non riusciva a pronunziare che monosillabi o ad emettere voci inarticolate, mentre, come se una seconda voce uscisse dalla gola di lui, emetteva ruggiti e guaiti, e spesso delle bestemmie. La Madre, intanto, come trasfigurata con una forza sovrumana ordinava al demonio per virtù di santa obbedienza e in nome della Santissima Trinità e di Maria Santissima Immacolata di uscire da quel misero. Maledetta tu, rispondeva quella seconda voce: Maledetta tu, e aggiungeva bestemmie e parolacce. Finalmente la Madre domanda:

Quanti siete? Sette, rispose quella voce orribile. Allora la venerata Madre prese a sgridare i demoni e nuovamente a pregare recitando la Corona degli Angeli. Finalmente il povero giovane, rimasto come annichilito, riprese a parlare e a narrare molto stentatamente gli strazi che il demonio gli faceva. La Madre chiamò allora le suore perché portassero un cordiale al disgraziato e indi lo accomiatò. Divenne poi sacerdote e si mantenne sempre in corrispondenza epistolare con la Madre. Nel 1904 venne a Faicchio in provincia di Benevento per ringraziarla perché, come egli stesso affermò, aveva ottenuto la liberazione “ da uno di quei sette demoni”.

Don Marcello Stanzione

 
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