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Il culto cattolico a San Raffaele Arcangelo PDF Stampa E-mail

Il culto cattolico a San Raffaele ArcangeloPresento brevemente come, nel corso dei secoli, si sia sviluppato il culto verso l’arcangelo “Medicina di Dio”. E’ interessante sottolineare che né i cristiani ortodossi né ovviamente le chiese nate dalla Riforma protestante di Lutero hanno alcuna forma di culto verso san Raffaele. La devozione verso l’arcangelo Raffaele è quindi una prerogativa angelologica specifica della Chiesa romana. 1. IL CULTO RAFFAELITA IN SENSO AMPIO - Prima di definire il culto arcangelico in un modo specifico, consideriamo quello che può essere classificato come “culto” in senso largo, cioè quella devozione che in tanti modi si rivolse verso san Raffaele fin dai primi secoli della Chiesa. Nella Valle del Lico, in Frigia (Asia Minore) è stata rinvenuta un’antica iscrizione chiamata “Kodja-Genzlar”, datata dagli esperti ai primi del III secolo, in essa sono riportati diversi nomi di spiriti celesti, fra i quali anche quello di san Raffaele.

Ad Arkesiné, in uno scavo archeologico è stata rinvenuta una lamina di piombo, che è sempre datata al III secolo, in essa sono riportati i nomi dei 4 angeli “maggiori”: Michele, Gabriele, Raffaele e Uriel che sono invocati affinché allontanino il tumore maligno. Verso la metà del 1600 il famoso archeologo padre Atanasio Kircher (1601-1680) rinvenì una pietra, lavorata come un gioiello, sulla quale tra i vari nomi di angeli è riportato anche quello di san Raffaele, e anch’essa è all’incirca del medesimo periodo storico. In Francia, a Poitiers, sul coperchio di un sarcofago vennero raffigurati gli arcangeli Raffaele e Raguele con i loro specifici nomi. A Palermo, nel 1516, sul muro di un’antica cappella nella Cattedrale di Palermo venne scoperto a causa di un crollo un antico dipinto che raffigurava l’Eterno Padre sul suo trono di gloria con intorno parecchi angeli dei quali erano specificati sia il nome che le funzioni; in esso Raffaele era indicato come “Medicus”.

Nel Museo Civico della cittadina di Saint-Raphaël, sulla Costa Azzurra francese, viene conservato un bassorilievo datato al 1261 che raffigura san Raffaele con accanto il vescovo dell’epoca della diocesi di Fréjus. A Venezia, nel 1300, sull’angolo del famoso Palazzo dei Dogi, si pose un bassorilievo in cui si vede il giovane Tobia inginocchiato e l’Angelo Raffaele che impugna un cartiglio, sul quale è scritto: “Efficie fretum quietum” (Mantieni calmo il golfo). Gli antichi marinai credevano che le tempeste di mare fossero suscitate dai demoni. San Raffaele, nella Bibbia, è chiamato vincitore del demonio Asmodeo perché lo vinse e relegò nei deserti del Basso Egitto. Dal Medio Evo in poi era uso a Firenze che i figli dei mercanti, prima di intraprendere i loro viaggi di affari, si mettessero sotto la protezione di san Raffaele. Era infatti in uso la tavoletta a forma di “voto” sulla quale si dipingeva l’arcangelo e al posto della figura di Tobia era messa l’immagine del viaggiatore affinché il santo Arcangelo lo tenesse sotto le sue ali protettive. Oltre che in Toscana, anche in molti altri luoghi della cristianità, ogni adolescente che per la prima volta, si allontanava da casa per mettersi in cammino, veniva posto sotto la custodia raffaelita.

L’arcangelo era definito “Adolescentium pudicitiae defensor” affinché tutelasse la virtù e l’incolumità del suo protetto. Un culto veramente particolare fu tributato all’Arcangelo dalla Città di Cordova, come ha rilevato la relazione della dott.ssa Tonia Figliolia, infatti nella città iberica sono molte le piazze e le statue a lui dedicate. Nell’antichità, oltre sant’Ambrogio, anche il Venerabile Beda (672-735) descrive san Raffaele come “scudo” contro gli assalti del demonio che tenta di portare i giovani sulle strade della corruzione. Guglielmo Durand (1237-1296) fu uno dei più rinomati canonisti del medioevo, nel suo capolavoro “Rationale Divinorum Officiorum” è scritto: “Raffaele significa cura o medicina di Dio, ovunque è necessario curare o medicare viene mandato Raffaele arcangelo. Perciò fu mandato a Tobia, perché lo guarisse dalla sua cecità”. Specialmente in Germania il culto raffaelita si estese velocemente, fu invocato come protettore particolare dei farmacisti e la sua immagine alata fu posta come insegna delle farmacie tanto è vero che tra il popolo tedesco del medioevo era in uso l’espressione: “Andare all’Angelo d’oro”, per indicare che si andava in farmacia a prendere le medicine. Le farmacie dell’epoca preparavano direttamente i medicamenti nei loro laboratori. Raffaele fu anche invocato come protettore dei minatori e degli operai che esercitavano mestieri particolarmente pericolosi proprio perché aveva difeso Tobiolo da gravi pericoli.

2. IL CULTO LITURGICO RAFFAELITA VERO E PROPRIO - Secondo numerosi studiosi le celebrazioni liturgiche in onore di san Raffaele sono posteriori rispetto a quelle relative a san Michele o ad altri santi; fino ai secoli X e XI tali celebrazioni mancano nei sacramentari e nei martirologi. Sembra che la testimonianza più antica del culto liturgico reso a san Raffaele sia quello di un Sacramentario scritto ad Ivrea, in Piemonte, fra il 1075 ed il 1090, dove viene indicata la data del 3 gennaio per onorare la memoria liturgica propria. Di poco posteriore è il Sacramentarlo edito a Verona dove la festa viene fissata al 20 settembre. Nella Diocesi francese di Fréjus, da cui dipendeva ecclesiasticamente la cittadina di Saint-Raphaël, fu ritrovato un Messale dei primi del XIII secolo che riporta una “Missa s. raphaelis” da celebrarsi al 6 ottobre. Tale festa era dedicata all’Arcangelo ma, non esistendo una liturgia specifica, si utilizzava la liturgia degli angeli che già avevano un loro culto.

Nel 1400 un Messale di Bordeaux elencava ben due feste in onore di san Raffaele: una all’8 luglio e l’altra al 13 ottobre. All’inizio del 1500, specialmente per merito di mons. Francesco D’Estaing, vescovo di Rodez, si diffuse il culto verso l’Angelo custode, che allora veniva identificato iconograficamente con le sembianze di san Raffaele. Il papa Innocenzo X, nel 1651, concesse alla città di Cordova, di cui san Raffaele era patrono, la facoltà di celebrare la festa “dell’Apparizione di san Raffaele” ogni anno al 7 maggio, giorno in cui l’Arcangelo si era rivelato come il celeste custode di quella Città. Nel 1671, la Congregazione dei Riti diede alla Città di Venezia e all’Ordine dei Mercedari la facoltà di celebrare la festa con una propria liturgia. Nel 1740, i Fatebenefratelli ottennero l’autorizzazione a celebrare la festa dell’Arcangelo con una liturgia solennissima, con la possibilità di ricordare la festa ancora per otto giorni seguenti, prerogativa questa riservata solo alle festività di maggiore importanza (Ottava di Natale, Ottava di Pasqua).

Anche alla Città di Torino, all’inizio del 1700, fu concesso il privilegio di celebrare la festa di san Raffaele con ufficio proprio. Nel 1797, venne proclamato patrono minore della città di Napoli. In parecchi luoghi, specie in Spagna, la festa veniva celebrata il 24 ottobre, data che fu accettata anche dal papa Benedetto XV che, nel 1921, la estese a tutta la Chiesa universale. Con il Concilio Vaticano II la festa di san Raffaele fu inglobata con Michele e Gabriele e fu riunita in un’unica celebrazione al 29 settembre. In seguito a ripetute proteste ed in via del tutto eccezionale, alla sola città di Cordova, fu concessa, dal Vaticano, di continuare a celebrare la festa al 24 ottobre e di poter fare uso dell’ufficio liturgico proprio dell’Arcangelo.

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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